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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Inchiesta camici, Fontana indagato. «Abbraccio di solidarietà dalla gente»

Così il governatore in un post su Facebook. Insieme al cognato è iscritto al registro degli indagati per turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente

«Sono emotivamente coinvolto dall'abbraccio di solidarietà e di stima che mi avete manifestato per tutto il giorno. Centinaia di telefonate, migliaia di messaggi mi hanno supportato in queste ore in cui anche manifeste maldicenze hanno avuto facile vetrina. Nelle dichiarazioni richieste dalle norme sulla trasparenza sono riportati nel dettaglio i miei patrimoni, non vi è nulla di nascosto e non vi è nulla su cui basare falsi scoop mediatici. Adesso qualche ora di riposo, da domani si riprende come sempre il lavoro alla guida della Regione più bella del mondo».

È questa la reazione del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, al polverone alzato dalla notizia dell'iscrizione del governatore nel registro degli indagati nell'inchiesta sulla fornitura da mezzo milione di euro di camici e altri dispositivi di protezione da parte della società Dama spa, azienda gestita dal cognato Andrea Dini e di cui la moglie del governatore lombardo detiene una quota del 10%.

Fontana si è così difeso in un post pubblicato sulla propria pagina Facebook ufficiale nella serata di sabato 25 luglio.

L'inchiesta

Fontana, insieme a Dini, è indagato per turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente. Il fatto, secondo quanto trapelato, sarebbe avvenuto nella giornata in cui gli inquirenti hanno interrogato Filippo Bongiovanni, dg dimissionario di Aria spa: centrale acquisti della Regione.

Secondo l'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli l'affidamento diretto senza gara della fornitura, che risale allo scorso 16 aprile, sarebbe avvenuto in conflitto di interessi e l'ordine sarebbe poi stato trasformato in donazione solo il 20 maggio, dopo che la trasmissione di RaiTre Report iniziò a interessarsi alla vicenda. Dama, per la tesi accusatoria, avrebbe voluto guadagnare cercando di vendere 25mila camici (75mila i totali di cui 50mila donati) con un prezzo di 9 euro a camice invece di 6 euro come proposto ad Aria, la centrale acquisti regionale.

La tesi dell'avvocato

«Il "ruolo" di Fontana non esiste. Lui nel negozio giuridico non ha messo becco perché non ne era a conoscenza, l'ha saputo solo a cose fatte», ha detto Jacopo Pensa, difensore di Fontana. L'avvocato spiega che il governatore lombardo, una volta resosi conto del conflitto di interessi venutosi a creare, «si è posto il problema dell'opportunità della cosa e quindi ha fermato il pagamento» da Aria a Dama, con il contratto di vendita trasformato in donazione, dunque «casomai il suo è stato un intervento virtuoso, non malizioso». Per il resto, conclude il legale, «aspettiamo gli eventi per commentare ulteriormente, per il momento è una notizia giornalistica e io non ho sufficiente fantasia per capire l'ipotesi di reato».

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