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La conferma / Valsassina

Le forbici di Premana fermate in dogana non sono false

I 126mila prodotti della Gimap sono stati definitivamente “scagionati” dalla Camera di Commercio

Lo spiacevole caso è stato chiuso. Grazie alla nota diffusa dalla Camera di commercio Como-Lecco si è chiusa definitivamente la vicenda che ha trattato della presunta contraffazione da parte della Giman di Premana del ‘Made in Italy’ e del ‘Marchio collettivo di qualità Premana’, legata al sequestro cautelativo di 126mila forbici importate. “Una notizia che, dunque, alla prova dei fatti, si è dimostrata una vera e propria ‘fake news’. Nessuna contraffazione” dei due marchi da parte dell'azienda valsassinese, che ha risposto piccata alle precedenti accuse.

“Siamo felici della chiara presa di posizione da parte del Comitato Tecnico Scientifico Camerale - ha aggiunto l'azienda -, che sgombra così ogni residuo dubbio dal campo. Del resto, chi conosce la nostra impresa sa bene quanto siano forti e radicate sia la nostra vocazione manifatturiera, sia la ricerca della qualità produttiva, sia infine il legame con Premana e con la tradizione di eccellenza che l’industria metalmeccanica qui esprime”.

“Siamo profondamente dispiaciuti che l’assenza di un documento doganale abbia determinato un’attenzione mediatica del tutto impropria verso Gimap e verso il Made in Premana, creando confusione e arrecando un danno di immagine per la nostra azienda e per tutti coloro che, come Gimap, sono impegnati ogni giorno nel proprio lavoro”. Prosegue ancora l'azienda: “Da imprenditori che sanno guardare sempre avanti, vogliamo rassicurare tutti la nostra famiglia aziendale, la comunità permanesse, i nostri clienti e fornitori che questa pur spiacevole vicenda anziché deprimerci, ha confermato in noi la determinazione e l’impegno verso i nuovi importanti investimenti che abbiamo già progettato e a cui daremo attuazione nel breve periodo: dall’ampliamento della sede produttiva all’introduzione di ulteriori macchinari all’insegna dei parametri dell’Industria 4.0”.

I prodotti fermati

I controlli eseguiti dai doganieri avevano fatto emergere delle irregolarità sia in materia di tutela del Made in Italy, per quanto riguarda l'indicazione di origine, sia in materia di Codice del Consumo, perchè mancavano indicazioni precise su nome, sede e indirizzo del soggetto importatore. I militari e i funzionari doganali, hanno notato che il marchio aziendale italiano, quello dell'azienda valsassinese, era messo sui prodotti senza alcun riferimento all’origine ed alla provenienza estera delle merci e hanno constatato l’assenza di attestazioni del titolare o del licenziatario del marchio per quanto riguarda le informazioni relative alla tracciabilità degli utensili.

Hanno quindi sequestrato, amministrativamente, le 126mila forbici professionali potenzialmente pericolose e hanno segnalato alla Camera di Commercio di Como-Lecco il titolare della società di capitali, un italiano, per la violazione della normativa sul Made in Italy e del Codice del Consumo, che prevedono sanzioni amministrative che vanno rispettivamente, da 10.000 euro a 250.000 euro e da 516 euro a 25.823 euro.

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