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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Finto formaggio dop nel Lecchese: scatta il sequestro dei carabinieri

Completata l'operazione “Marchio”: nel nostro territorio fontina a toma piemontese senza rintracciabilità

Maxi operazione dei militari in tutta Italia. Nel mirino dei carabinieri del Nas ci sono prodotti alimentari per evocazione di falsi marchi protetti e carenza di rintracciabilità. In provincia di Lecco, per esempio, venivano pubblicizzati su un portale web prodotti caseari evocativi dei prodotti dop “Fontina” e “Toma Piemontese”: nel complesso sono scattati sequestri per 4,5 quintali di merce e sanzioni amministrative per 23mila euro.

L'operazione “Marchio” contro i cibi contraffatti

L’operazione “Marchio”, scattata nella scorsa settimana dai carabinieri del reparto tutela agroalimentare di Messina, Roma, Torino, Salerno e Parma, che hanno eseguito numerosi controlli presso aziende agricole, caseifici, ristoranti, pizzerie, pasticcerie, salumifici, liquorifici e frantoi. Tanti i prodotti sotto il mirino dei carabinieri.

In provincia di Reggio Calabria sono state rinvenute false bottiglie di "Liquirizia di Calabria Dop", in provincia di Roma un ristorante utilizzava finta "mozzarella di bufala campana" mentre una pasticceria vendeva gelato al pistacchio convenzionale spacciato per "Pistacchio verde di Bronte Dop".

In provincia di Terni un salumificio etichettava regolarmente 50 chili di salsiccia di suino senza l’indicazione obbligatoria del luogo di provenienza. In provincia di Torino, invece, un caseificio vendeva finte dop di “Caciocavallo Silano” e “Mozzarella di Bufala Campana”.

In provincia di Salerno sono stati sequestrati 150 chili di fichi secchi pronti a trasformarsi in “Fico bianco del Cilento Dop”, ma anche 10 chili di mozzarella di latte vaccino e 15 chili di salumi, tutti privi di rintracciabilità. In provincia di Bari sono stati sequestrati 7 chili di salumi in vendita come “Capocollo di Martina Franca Dop” pur non essendo riconosciuta la denominazione di origine; altresì, presso un frantoio veniva diffidato il proprietario a identificare correttamente le partite di olio presenti nei silos.

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