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Sabato, 20 Aprile 2024
Guerra in Ucraina / Barzio

Vittorio, lecchese in Donbass. La previsione poche ore prima: “Andiamo verso la guerra”

Vittorio Rangeloni, partito da Barzio nel 2015, si trova nelle zone del conflitto da sette anni. L'abbiamo intervistato nel pomeriggio di mercoledì, poche ore prima che iniziasse il conflitto armato

Il Donbass è diventato il centro del mondo. A maggior ragione dopo l'inizio delle operazioni militari avvenuta nella notte tra mercoledì 23 e giovedì 24 febbraio. A raccontarla direttamente dal fronte vi è da tempo Vittorio Rangeloni, lecchese che dal 2015, quando lo intervistammo, risiede stabilmente i quei territori. Da anni, con cadenza praticamente quotidiana, mostra la realtà di quella zona dell'est Europa attraverso il suo canale Telegram, ma in queste settimane è comparso più volte sulla televisione italiana ed estera, con richieste arrivate anche dalla Cina e dalla Danimarca. Del resto “qui non riesce a entrare nessuno”, spiega brevemente a LeccoToday.

E alle 4.44 è arrivato, puntuale, l'aggiornamento: “Iniziata operazione militare in Ucraina”, ha scritto Vittorio, con cui ci eravamo messi in contatto giusto poche ore prima per chiedergli quale fosse la situazione. E non erano mancate delle parole che, analizzate stamattina, sanno tanto di profezia: “Siamo sull'orlo del baratro ed è difficile prevedere con precisione cosa accadrà. Sicuramente nelle prossime ore si potrebbe giungere a qualcosa di veramente grande, come degli scontri importanti”, cosa effettivamente avvenuta otto ore dopo l'invio del messaggio vocale attraverso il quale ci aveva aggiornato sulla situazione.

Vittorio, reporter lecchese in Donbass

Vittorio aveva così ricostruito la situazione: “Oggi (mercoledì, ndr) il presidente ucraino ha disposto la mobilitazione della Riserva dell'Esercito, i civili che hanno avuto una precedente esperienza militare, di leva. Si tratta di uomini tra i 18 e i 60 anni, sono circa 900mila persone. La stessa cosa ha annunciato un paio di giorni fa la Repubblica di Donetsk e Lugansk, mobilitando la popolazione maschile tra i 18 e i 55 anni. Purtroppo tutti i passi che si vedono attualmente sembrano andare nella direzione di un conflitto. Si parla sempre meno di pace e possibilità di dialogo, nonostante in conferenza stampa Pušilin abbia visto la possibilità di risolvere la questione in modo pacifico; questo anche se è mancata, in otto anni, la voglia di farlo da parte di Kiev, che effettivamente si è sempre rifiutata di parlare direttamente con i leader delle repubbliche e con i concittadini, nonostante fosse previsto dagli Accordi di Minsk” siglati nel 2015 per risolvere la questione ma mai veramente applicati.

Sul tema degli Accordi, Vittorio aveva aggiungo che “la loro attuazione è venuta a mancare dopo il riconoscimento delle due Repubbliche da parte di Vladimir Putin, perchè sono riconosciute entro i confini delle due regioni e, quindi, la Russia e le Repubbliche stesse alzano l'asticella per trovare nuovi equilibri. Non sembrano esserci punti d'incontro a livello diplomatico”. Mercoledì la Russia aveva disposto l'evacuazione di tutto il personale in Ucraina, “chiudendo l'ambasciata di Kiev e il consolato di Odessa dopo la denuncia di minacce di morte per il personale alla quale l'Ucraina non ha reagito”.

“Ci guadagna solo Washington”

Poche ore prima la Germania aveva invece “bloccato la certificazione del” gasdotto russo-tedesco “Nord Stream 2, che gli esperti di geopolitica ritenevano un fattore vincolante per la Russia. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui il confronto sia ancora più possibile. In tutto ciò vengono colpiti gli interessi di tutto il territorio europeo e a guadagnarci è solo Washington, che frammentano il continente e ne traggono beneficio. La situazione è instabile, il prezzo pagato è, appunto, dalla popolazione europea”.

La speranza, in quei momenti, era ancora possibile: “Difficile fare previsioni fino all'ultimo. Tutti sanno cosa sia la guerra e si spera ancora nella pace, ma si è parlato a lungo per mesi delle condizioni e delle garanzie di sicurezza richieste dall'Occidente e da Mosca, perchè si tratta di una zona interessata da un conflitto proprio sui confini russi. Penso che le prossime 2-3 giornate possano essere cruciali per il conflitto e le sorti della regione”. Purtroppo, la risposta peggiore è arrivata sole 8 ore dopo.

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