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Cronaca Merate

Merate non revoca la cittadinanza onoraria a Mussolini. Il Pd: «Memoria calpestata»

Il sindaco Massironi non vede motivi per revocarla, come invece accaduto in numerose città. Lo sdegno del circolo del Pd: «Schiaffo ai meratesi»

Benito Mussolini cittadino onorario di Merate: la continuità di questo riconoscimento fa discutere. Nei giorni scorsi il sindaco della città brianzola Andrea Massironi ha comunicato che non verrà cancellata la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, assegnata dal comune brianzolo al Duce nel lontano 1924.

Una decisione in controtendenza rispetto a quanto accaduto, per esempio, a Mantova e Treviglio (e in altre città d'Italia), dove recentemente i rispettivi Consigli comunali ne hanno disposto la revoca.

Le reazioni alla decisione di Massironi sono state molteplici, principalmente di indignazione per la motivazione addotta, ovvero non ravvisare motivi validi per giungere a una revoca.

Il circolo del Pd di Merate è intervenuta sulla questione. «Il sindaco Massironi dice di non vedere motivi sul perché Mussolini non dovrebbe essere un cittadino onorario di Merate - si legge in un comunicato apparso sulla pagina Facebook Pd Merate - Capiamo che è da tempo ormai che non vede i banchi di scuola e, per questo, ci permettiamo di rinfrescargli la memoria. Mussolini, il dittatore liberticida, con le sue scelte ha portato l'Italia a schierarsi al fianco dei peggiori mostri che la storia più recente abbia mai visto, con le sue scelte ha portato più di 900mila suoi concittadini nei campi nazisti. Con le sue scelte ha rovinato l'esistenza di milioni di Italiani e il fascismo, dopo la guerra, viene condannato come crimine, non come ideologia. Con questa presa di posizione, il sindaco, tira uno schiaffo a tutti quei meratesi che hanno lottato per la resistenza o che hanno vissuto la persecuzione sulla propria pelle o sulla pelle di parenti e amici. Chissà: anche per loro non ci saranno "motivi" per togliere un'inutile cittadinanza onoraria? Chissà se qualcuno gliel'ha loro chiesto. La memoria va rispettata, non calpestata».
 

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