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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Ivano Donato: "Per i 40 profughi il Comune di Lecco non darà un euro"

"Non c'è nessun impegno di spesa economica da parte del Comune nell'ospitare i 40 profughi che sono arrivati da Lampedusa, se non l'aspetto di solidarietà nell'indicare percorsi d'inserimento".

L'assessore ai servizi sociali del comune Ivano Donato ha voluto così rispondere all'osservazione da parte del consigliere di opposizione della Lega Nord Giulio De capitani contro la  decisione di ospitare i profughi. 

Anche la provincia di Lecco ha fatto la sua parte per far fronte all’ultima emergenza immigrazione a seguito degli sbarchi che si sono registrati nei giorni scorsi a Lampedusa: quaranta persone sono state destinate alla nostra provincia e di queste ben 18 sono state ospitate tra Barzio e Crandola Valsassina.

"In merito a questa località - ha voluto sottolineare Donato - sette palestinesi hanno già lasciato il luogo con destinazione in un altro Paese europeo. Un’emergenza immigrati, di ben altre proporzioni, si era già verificata tre anni fa e la macchina dei soccorsi si è messa in moto velocemente e l'assessore Donato, sempre nello scorso consiglio comunale ha sottolineato il "progetto Lecco" di cui fa parte anche l'opera San Vincenzo. A Bellano c'è l'accoglienza di 20 rifugiati (16 uomini e 2 coppie) provenienti da Lampedusa, testimoni di atti di violenza nei loro paesi d’origine, e poi durante il percorso per la liberazione, e con pericolo di emarginazione – per disistima – anche in terra lombarda. Anche situazioni meno eccezionali di quelle dei rifugiati da Lampedusa destano preoccupazione e hanno bisogno di cura: non solo stranieri ma anche italiani oggi soffrono sempre più problemi di perdita o di precarietà del lavoro, con conseguenze di sradicamento o di esclusione sociale, anche a causa di debiti che vengono contratti in situazione di disagio; insomma le povertà sono sì spesso economiche, ma forse ben più gravi sono le povertà psicologiche".

Bisogna in ogni caso evitare l’approccio assistenzialistico, per dare a chi ha bisogno soprattutto “vincoli di appartenenza”; sarebbe bello pensare ad una società complessiva “a solidarietà diffusa”, dove l’aiuto non sia sforzo eccezionale o episodico ma normalità istituzionale, in una rete stabile di servizi. In questa ottica stanno nascendo, come attività della S. Vincenzo, i doposcuola e i gruppi sportivi per i giovani, il servizio “mobili usati”, le gite e le cene di socializzazione per l’accoglienza degli anziani.

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