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Cronaca

Lecco, coppia di lecchesi spose in Portogallo

Serena e Chiara, dopo essersi iscritte al registro delle Unioni civili del Comune di Lecco, si sono ufficialmente sposate a Porto

E’ solo di qualche giorno fa la sentenza del Tribunale dei Minorenni di Roma, con cui il tribunale ha autorizzato la “stepchild adoption” a una coppia lesbica, ossia ha autorizzato l’adozione di una bambina da parte della mamma non biologica, nonostante il parere negativo del pubblico ministero.

E ieri a Porto, in Portogallo, Serena Gambin (29 anni, originaria di Ervee Chiara Cavina (43 anni, romana di nascita, bergamasca prima e lecchese dopo d’adozione) si sono sposate. Dopo essersi iscritte al registro delle Unioni civili di Lecco, Serena e Chiara hanno maturato la decisione di intraprendere un viaggio più importante e carico di responsabilità anche per gli intenti futuri (“per tutelare il diritto a veder riconosciuto il nostro amore, anche in vista del fatto che vogliamo avere e crescere un figlio”, raccontano sul sito dell’associazione Renzo e Lucio): sposarsi a tutti gli effetti, con tutti i crismi burocratici e formali. 

Galeotti furono la psicologia, il corso di formazione e chi lo organizzò. Il classico colpo di fulmine che non ti abbandona più per tutta la vita. Entrambe psicologhe, supportate dalla rete Lenford, associazione che offre assistenza legale e tutela giudiziaria alle coppie LGBT, Chiara e Serena sono così riuscite a sposarsi, il che “per una coppia significa sostanzialmente che la loro unione è riconosciuta e tutelata dallo Stato”, come spiega la dott.ssa Nora Bertolotti, del consiglio direttivo ArcilesbicaxxBergamo (di cui Chiara è una delle fondatrici).

Per lo scambio degli anelli Chiara e Serena sono volate in Portogallo, Paese che prevede il matrimonio egualitario e che permette la celebrazione del vincolo matrimoniale anche a cittadini stranieri non residenti. In questo modo “sarà sufficiente” chiedere la trascrizione dell’atto di matrimonio in Italia: “sarebbe un ulteriore passo per vedere tutelato il nostro diritto ad essere riconosciute come coppia. […] Sia chiaro, noi del matrimonio vogliamo assumerci anche i doveri […] e siamo pronte a combattere affinché vengano superate le discriminazioni basate sull’ignoranza”.

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