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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

«Aggressioni, insulti, minacce: ecco com'è fare il capotreno, ora Trenord non ci abbandoni»

I capitreno chiedono aiuto all'azienda e, in una lettera aperta, raccontano le loro difficoltà

Un appello, uno sfogo rivolto a Trenord per far capire cosa prova, ogni giorno, un capotreno, ma anche una richiesta di vicinanza e solidarietà a chi, dall'altro lato della "barricata", si trova a vivere una situazione molto simile alla loro. E' il senso della lettera diffusa dal "gruppo di capitreno Trenord", questo il nome che loro stessi hanno scelto per la loro "unione", rivolta all'azienda - nelle persone dell'ad Cinzia Farisè e nel responsabile del personale, Antonio Cuccuini - e al neo presidente di regione Lombardia, Attilio Fontana, riportata integralmente da MilanoToday.it. Il tutto per richiedere una sola cosa: più sicurezza sul posto di lavoro.

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«I treni non sono un luogo sicuro»

«In soli tre giorni quattro capitreno hanno subito delle aggressioni gravi - inizia la lettera aperta dei capitreno -. Siamo stanchi di contare gli episodi di violenza che ogni giorno avvengono sui treni che circolano sulle reti Ferrovienord e Rfi ai danni del personale. Ormai, ad ogni fine giornata, è un vero e proprio bollettino di guerra tra aggressioni fisiche, insulti verbali, minacce e intimidazioni».

«Facciamo notare che tanti episodi non fanno più nemmeno notizia, molti altri non vengono nemmeno più segnalati in quanto, e lo diciamo con molta amarezza, sono considerati da tutti noi, addetti ai lavori, “fatti normali". Il personale di Trenord - l'amara constatazione dei dipendenti - è rassegnato e abbandonato. Il degrado della società è tangibile e palpabile e viaggia con noi ogni giorno, ed ogni giorno è cosa abituale vedere scene di spaccio o vedere tossicodipendenti utilizzare i bagni dei treni per drogarsi. Questa però - sottolineano i lavoratori - non deve essere una risposta di comodo per non assumersi le proprie responsabilità. I treni lombardi non sono un luogo sicuro, non lo sono - si legge nella lettera aperta - per i tanti dipendenti che lavorano e tanto meno per i cittadini lombardi che viaggiano».

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«Le guardie sui treni non sono la soluzione»

«Con la presente ci rivolgiamo in primis a Trenord, la nostra azienda, sapendo benissimo che il problema non è solo di competenza aziendale, ma sono state fatte tante promesse e solo qualche sforzo. Purtroppo - recriminano i capitreno - la situazione non solo non è migliorata, ma è paradossalmente peggiorata in modo molto sensibile e percepito benissimo da chiunque viaggia sui treni. Le poche guardie in servizio sui treni spesso le troviamo in orari non critici e quasi mai sui treni d’inizio e fine servizio, notoriamente mal frequentanti. Ricordiamo che le poche guardie non sono e non possono essere la soluzione al problema».

«Un'azienda che ha davvero a cuore la sicurezza dei lavoratori, che ricordiamo essere un obbligo di legge, e non riesce a garantirla dovrebbe - il j'accuse dei dipendenti - quantomeno smetterla di fare inutili pressioni ai capitreno e ai macchinisti sanzionandoli ad ogni occasione. In questa società che per sensibilizzare i lavoratori alla 'one company' usa slogan in inglese chiediamo di cambiare la priorità e mettere come primo obiettivo la sicurezza o security, chiamatela come volete poco importa».

«Il nuovo direttore del personale - l'invito dei capitreno - batta un colpo e faccia un giro sui treni per rendersi conto della situazione. È più importante questo tema della nuova divisa aziendale».

«Pendolari, condividiamo con voi disagi e paure»

Quindi, l'appello al secondo interlocutore: «Al presidente Fontana che durante la campagna elettorale abbiamo sentito ogni giorno parlare di sicurezza gli rivolgiamo le seguenti domande: tutto questo è accettabile? Da quale parte intende iniziare? Vuole fare qualcosa? Oppure dobbiamo aspettare che succeda ancora qualche episodio grave?». 

«In ultimo - proseguono i lavoratori - ci rivolgiamo ai pendolari. Sappiamo che in questi giorni i clienti protestano contro Trenord. Ogni giorno noi condividiamo con voi tanti disagi e tante paure.
Vogliamo ricordarvi che ogni giorno ci esponiamo per portare il treno in sicurezza a destinazione e con esso chi ci viaggia. Vi chiediamo - l'accorata richiesta di solidarietà - di non vederci come dei nemici, viviamo insieme a voi molte ore e abbiamo gli stessi desideri: dei treni puliti, puntuali e sicuri».

«Chiediamo a tutti i protagonisti menzionati in questa lettera aperta di unirci per poter migliorare la situazione, di trovare delle soluzioni concrete e non puntare solo ed esclusivamente all'immagine aziendale. Si deve garantire il servizio ferroviario ai cittadini e finirla di considerare gli utenti che utilizzano i treni come clienti. È solo una presa in giro. Vi facciamo una sola domanda che potrebbe essere uno spunto per cominciare ad emarginare lo stato di emergenza - concludono i capitreno -. È veramente necessario fare certi treni in certi orari che non sono affatto utili per i cittadini lombardi, ma solo luogo utile per la piccola criminalità?».

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