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Cronaca

Al Manzoni e al Mandic l'esposizione "Mettere al mondo"

Zanini: "Quest'esposizione è voluta per dare visibilità alla continuitá di cura tra ostetriche e pediatri che rappresenta un elemento importante della sicurezza delle cure offerte e che negli ospedali della nostra azienda ospedaliera è concretamente vissuta"

L’esposizione è il risultato della collaborazione tra azienda ospedaliera della provincia di Lecco e museo Etnografico dell’Alta Brianza di Galbiate – MEAB , con il contributo e il sostegno del Gruppo Artsana: i pannelli riproducono, infatti , materiali (testi e iconografia), allestiti nell’ambito della mostra “Mettere al mondo. Pratiche e credenze popolari sulla nascita in Brianza” , presso il Museo di Galbiate. L’evento espositivo , che si è giovato delle ricerche di Rosalba Negri, pubblicate nel volume omonimo della collana Quaderni di Etnografia del MEAB , con il patrocinio dall’Azienda Ospedaliera di Lecco , è stata prorogata al museo sino al 24 agosto 2014.

“Questa esposizione in Ospedale, è stata pensata – spiega Rinaldo Zanini, direttore del dipartimentomaterno infantile - per dare una traccia evidente della nostra storia, della storia del partorire e del nascere nella nostra terra. Oggi in un ambiente , come quello ospedaliero , di alta tecnologia, di alta sicurezza e di grande attenzione alla centralità della diade donna/ bambino, recuperare la storia e le radici aiuta a trovare motivazioni a sostenere sempre di più il legame tra un ospedale e il suo territorio, aiuta a dare risposte più vicine alle reali esigenze delle persone. 

La posizione ( il corridoio che funge da punto di unione tra l' ostetricia e la neonatologia a Manzoni; la sala di attesa fra ostetricia e pediatria al Mandic) in cui sono stati posti i pannelli - aggiunge Zanini - è voluta per dare visibilità alla continuitá di cura tra ostetriche e pediatri che rappresenta un elemento importante della sicurezza delle cure offerte e che negli ospedali della nostra azienda ospedaliera è concretamente vissuta”.

La ricerca, condotta per diversi anni con la raccolta di numerosissime testimonianze orali, il vaglio di molte collezioni familiari di fotografie, la individuazione di significativi documenti di archivio e la lettura delle opere di antropologi, folkloristi, storici, teologi, evidenzia un rigore ed un’accortezza metodologica notevoli. Lo studio, ampio e approfondito, è importante perché considera una tematica che, nel territorio scandagliato, non era mai stata affrontata da un punto di vistacomplessivo. 

La prima fase del ciclo della vita, infatti, è stata studiata con un’attenzione particolare per le consuetudini diffuse ma anche per le innovazioni e le scelte personali, sempre legate alla trama dei rapporti familiari e delle relazioni sociali. 

Il concepimento, l’attesa, la nascita, il puerperio, con i loro riti, le conoscenze, le credenze e gli atti associati a questi momenti della vita della madre e del bambino, vengono documentati con una specifica attenzione per la cultura delle classi popolari, in cui, ben prima dell’affermarsi della medicina, hanno avuto un ruolo fondamentale la teologia e le prescrizioni della chiesa cattolica, spesso reinterpretate alla luce delle condizioni e delle necessità materiali immediate di chi viveva con pochi mezzi e con molti problemi, sulla base di convinzioni e abitudini tramandate oralmente e mutuate da usanze più antiche.

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