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Cronaca

Discriminazioni e molestie sul lavoro, «i lecchesi non denunciano»

Ogni mese due o tre casi sospetti, spesso con licenziamenti, ma non si arriva quasi mai all'azione legale. La Cisl apre un centro per fornire informazioni e supporto con avvocati

«I lecchesi non denunciano discriminazioni e molestie sessuali sul lavoro, sono condizionati». A sostenerlo è Stefano Goi, responsabile dell'ufficio legale Cisl Monza Brianza Lecco, in occasione della presentazione del centro apposito costituito dalla Cisl.

I casi sono numerosi, ma in gran parte restano "sommersi" per svariati motivi: la paura di perdere il lavoro, la triste assuefazione a certi comportamenti, la vergogna. Persino il sensibile aumento di dimissioni entro il primo anno di maternità non sembra convincere.

«Questa reticenza si manifesta soprattutto in realtà più piccole, nei paesini più isolati - prosegue Goi - Notiamo una netta differenza tra il Lecchese e la Brianza monzese, dove invece non ci si pone mai il dubbio di non denunciare».

Due o tre casi "sospetti" ogni mese

Ogni mese, all'ufficio legale della Cisl si presentano due o tre lavoratori lecchesi le cui vicende sono riconducibili a situazioni discriminatorie sul luogo di lavoro. Ma quasi mai queste sfociano in un'azione legale nei confronti dell'imprenditore o del capo.

Per questo motivo nasce il Centro per discriminazioni e molestie sul lavoro, all'interno dell'ufficio legale della Cisl, che verrà inaugurato il 1° marzo: sensibilizzare e aiutare lavoratori e lavoratrici a comprendere il fenomeno e denunciarlo.

«Il problema principale è che, nei casi molestie, le donne non denunciano - ha spiegato l'avvocato Tatiana Biagioni, intervenuta insieme all'avvocato penalista Patrizia Pancanti - Difficilmente vanno avanti, non hanno le idee chiare. È una sorta di autotutela per non perdere il lavoro. E non è semplice vincere le cause. Solo una volta, in tutti i casi affrontati, mi è capitato di assistere al licenziamento di un datore di lavoro».

L'«identikit» del molestatore

I membri dell'ufficio legale di Cisl Monza Brianza Lecco hanno illustrato l'identikit del "molestatore" sul lavoro: uomo, con inclinazione a reiterare il comportamento, coinvinto che ciò che fa sia normale. Pochissimi i casi in cui invece sia un uomo a subire, a eccezione di - un episodio solo, finora - discriminazioni per orientamento sessuale.

Come si compiono, in pratica, le molestie? Con pesanti allusioni verbali, via mail o WhatsApp, mediante invio di foto e materiale pornografico, o con approcci aggressivi.

«Il lavoro "psicologico" sulla vittima comincia quando questa arriva a raccontare quanto accaduto - ha spiegato l'avvocato Biagioni - In genere c'è un licenziamento che non convince. Da qui si può risalire alla discriminazione o addirittura alla molestia, ma non è detto che si intraprenda un'azione legale».

Addetta alle pulizie risarcita

Finora soltanto due sentenze favorevoli a lavoratori ingiustamente licenziati, a Monza. In entrambi i casi si è decretato il reintegro in azienda (ma solo in uno è realmente avvenuto).

A Lecco si è verificato un caso di discriminazione nei confronti di un'addetta alle pulizie di una Rsa utilizzata ingiustamente come operatrice sanitaria: l'azione legale ha portato a un risarcimento. Ma si sono verificate anche due sentenze vinte in Appello (in casi portati avanti dalla consigliera per le pari opportunità Adriana Ventura) per il godimento del congedo parentale.

Gli episodi finiti in Tribunale sono troppo pochi, a conferma di un fenomeno sommerso. «Per dare a queste vittime un appiglio, tutte le informazioni necessarie e il supporto legale - commenta Rita Pavan, segretario generale Cisl Monza Brianza Lecco - Abbiamo creato questo centro. Vogliamo far sì che le persone vittime di discriminazioni o molestie sul luogo di lavoro possano venire da noi e capire. C'è un problema di comprensione del fenomeno. Noi le aiuteremo a intraprendere un percorso consapevole».

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