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Cronaca

Poste, i sindacati minacciano sciopero generale

Dalla Cisl denunciano: "Viste le carenze del servizio e le mancate risposte dall'azienda non escludiamo la possibilità di un'agitazione a livello regionale"

"Dopo la chiusura negativa del confronto con l’azienda e l’assoluta mancanza di risposte ai molti problemi evidenziati con l’apertura del conflitto di lavoro, siamo in presenza di una insostenibile condizione operativa". Così i sindacati Cisl postali commentano in una nota la difficile questione relative alle modifiche al piano di razionalizzazione degli uffici indetto da Poste italiane.

Le organizzazione sindacali alzano il tono della polemica, denunciando le inefficienze del comparto: "Le carenze di personale negli uffici postali con innumerevoli postazioni vuote, i distacchi e le trasferte sempre maggiori, le convocazioni per corsi di formazione e per svariati altri motivi oltre l’orario d’obbligo, l’aumento dei tempi di attesa in coda e le improvvise immotivate quotidiane chiusure di uffici, soprattutto nei piccoli Comuni, sono la evidente dimostrazione di una diffusa carenza strutturale negli organici alla quale l’azienda intende in parte sopperire con chiusure e razionalizzazioni di uffici, peraltro momentaneamente sospese in seguito alle azioni sindacali ed alle forti contestazioni dei sindaci e delle popolazione delle comunità coinvolte".

Le 600 unità fuoruscite in Lombardia per pensionamenti ed esodi incentivati negli ultimi due anni, proseguono dalla Cisl, mai sostituite, laddove nei prossimi due anni sono previste altrettante fuoruscite, ed i mancati passaggi degli attuali circa 200 part-time a full-time "hanno creato una condizione di disagio e demotivazione fra il personale che, nonostante la buona volontà ed il senso di responsabilità degli incolpevoli dipendenti, non riesce più a servire in maniera adeguata i cittadini e le imprese".

Nei primi mesi del 2015 si sono già registrate circa 70 fuoruscite di personale, riferiscono i sindacati, e delle 8mila assunzioni dichiarate nel Piano d’impresa, nel 2015 ne sarebbero previste in Lombardia solo un ventina, però nelle sole attività commerciali, mentre non sono previste assunzioni di sportellisti dove si registrano le maggiori carenze di personale con difficoltà nell’offerta dei servizi.

"A ciò vanno aggiunte le diffuse carenze nella sicurezza e tutela della salute negli ambienti di lavoro, spesso persino nemmeno tanto puliti e con scarse manutenzioni per risparmiare sui costi. Una politica così spinta di risparmio sui costi attuata con tagli di personale e perdita di qualità in tutti i servizi, chiusure di uffici ed abbandono del presidio nei piccoli Comuni e in territori già disagiati per la carenza di servizi ed infrastrutture, non è accettabile se attuata da un’azienda a totale capitale pubblico che da dodici anni produce consistenti utili di bilancio e che sta per quotarsi in Borsa".

Le organizzazioni sindacali regionali, pertanto, "di fronte al perdurare dell’insensibilità aziendale anche dopo i sit-in nelle piazze delle città ed alle assemblee nei luoghi di lavoro", non escludono la proclamazione di uno sciopero generale con chiusura di tutti gli uffici postali della regione dal 23 aprile al 23 maggio.

"In provincia di Lecco sono oltre 30 gli sportellisti che mancano all’appello - conclude la Cisl - Numerosi colleghi attendo la trasformazione in full-time del proprio contratto di lavoro ma l’azienda propone loro solo discutibili “scappatoie” legate ad applicazione a ruoli commerciali e di vendita, disinteressandosi di fatto del servizio diretto alla cittadinanza e del ruolo sociale di Poste Italiane".

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