rotate-mobile
Cronaca Valmadrera

Silea e le ecoballe campane: "Non siamo indagati, procederemo per vie legali"

L'amministratore delegato Mauro Colombo sconfessa quanto riportato da testate locali e da "Il Fatto Quotidiano" in merito all'inchiesta bresciana

L'indiscrezione non ha lasciato indifferenti; anzi, avrà degli strascichi con quotidiani locali e "Il Fatto Quotidiano". E' dura la reazione di Mauro Colombo, Amministratore di Silea Spa, dopo la notizia in cui si paventata un coinvolgimento dell'azienda valmadrerese nell'inchiesta della Procura di Brescia sulle ecoballe provenienti dalla Campania. Un'inchiesta che, stando a quanto riportato da BresciaToday, fa tremare il bresciano e non solo: 26 persone indagate (tra cui un tecnico di A2A e un sindaco) e due arresti, 80 automezzi sequestrati (valore 6 milioni), un giro d'affari presunto di oltre 10 milioni di euro. Lo sgradito ritorno delle “ecoballe”, rifiuti solidi urbani che possono essere smaltiti in termovalorizzatore ma solo dopo specifico trattamento. Ecco, questi rifiuti venivano smaltiti anche all'inceneritore di Brescia, senza essere trattati. Le indagini sono coordinate dal Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente e della Procura di Brescia, Direzione distrettuale antimafia.

Le origini delle indagini risalgono al 2014, quando un incendio divampò nei capannoni della Trailer di Rezzato. Qui gli inquirenti vi trovarono migliaia di tonnellate di rifiuti stoccati irregolarmente, provenienti dalla Campania, rifiuti solidi urbani in difformità con le autorizzazioni in possesso dell'azienda. Le ecoballe e i rifiuti (speciali, ma non pericolosi) arrivavano da tutta Italia, in particolare dalla Campania: venivano in prima battuta stoccati a Napoli (alla Sapna), a Roma (Co.la.ri) e a La Spezia (Acam), e poi trasferiti nel resto del Paese. Si parla di almeno 100mila tonnellate entrate nel “giro”: un affare da 10 milioni di euro.

Questi rifiuti non venivano trattati come dovuto (per quanto riguarda il secco, deve essere frantumato, per quanto riguarda l'umido, dev'essere ripulito e stabilizzato) ma nonostante ciò le bolle recitavano che lo fossero.

E tutto questo con la complicità degli autotrasportatori (ci sono anche loro tra gli indagati: sono accusati di sapere, e di non aver mai fatto comunque nulla) e di alcuni dipendenti delle aziende coinvolte, società non solo private ma anche a partecipazione pubblica.

L'inchiesta ha portato, nei giorni scorsi, all'arresto del titolare della BPS di un imprenditore di Abbadia Lariana; non oltre, però: "Siamo pronti a qualsiasi azione a tutela dell’immagine della nostra società, incluso querelare chi diffonda notizie inesatte o infondate", ha dichiarato Colombo a "La Provincia di Lecco". Parole cui ha fatto eco Marco Peverelli, DG dell'azienda di Valmadrera: "Silea non ha avuto ad oggi alcuna segnalazione o richiesta di informazioni da parte dell’autorità giudiziaria; non ha mai ritirato ecoballe da Napoli né rifiuti urbani da Roma o Salerno. Nel 2016, Silea ha avuto rapporti commerciali per un importo di 60mila euro con la società “Bps” di Torre Pallavicina in Bergamasca", si legge sulle colonne del quotidiano, , ma "I trasporti dalla “Bps” a Silea sono stati effettuati da un’azienda della provincia di Lecco». Quindi, non sarebbero stati conferiti a Valmadrera già confezionati. Ribadisce, Peverelli: «Silea adotta procedure rigide, chiare e definite per il ritiro dei rifiuti".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Silea e le ecoballe campane: "Non siamo indagati, procederemo per vie legali"

LeccoToday è in caricamento