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Cronaca

Governo e riforme, i sindacati difendono il Jobs act

La Cisl di Lecco: "Affossarlo significherebbe fare un cattivo servizio alla causa dei lavoratori"

Nel lecchese sono aumentati gli avviamenti e qualche giovane lavoratore è un po’ meno precario di prima. Questo nonostante nel 2014, la crisi economica abbia penalizzato il mercato del lavoro e, quindi, il contesto occupazionale del nostro territorio. A riferirlo in una nota diffusa oggi, 25 aprile, è la Cisl di Lecco. Si fa inoltre notare che i tassi di occupazione restano inferiori al 70% della popolazione attiva e la disoccupazione supera il 7%, ben lontano dai tassi fisiologici che rappresentavano l’andamento occupazionale in passato.

“È la prima volta che si registra uno spostamento dai contratti precari a contratti a tempo indeterminato - scrivono i sindacati - In Lombardia, nel primo bimestre 2015, i contratti a tempo indeterminato sono aumentati del 18% rispetto al medesimo periodo del 2014, quelli a termine sono calati dello 0,6%”. “Il saldo tra lavoratori avviati e cessati a tempo indeterminato è cresciuto del 113% - osservano alla Cisl - occorrerebbe un’analisi più dettagliata, ma si può fin da ora dire che ciò è legato da un lato a un aumento in valori assoluti delle assunzioni con contratto a tempo indeterminato e, dall’altro, a una diminuzione dei contratti a tempo indeterminato che cessano o vanno in pensione”.

In Provincia di Lecco, a febbraio 2015 rispetto allo stesso mese del 2014, la crescita dei contratti è stata del 53% con 589 contratti stipulati rispetto ai 384 dell’anno scorso, informano dalla Cisl. Nel 2014 per il terzo anno consecutivo però si è ridotto il numero di lavoratori avviati al lavoro (di poco superiori alle 30mila unità ) ma soprattutto è rimasto negativo il saldo tra avviamenti e cessazioni dei rapporti di lavoro (oltre 2.700 unità), segno di un’ulteriore riduzione dei posti di lavoro nelle imprese del territorio, in particolare nel settore manifatturiero con -1.400, nell'edilizia -450, nei servizi -850.

“Non sappiamo se questo spostamento sarà seguito da un altrettanto dato positivo sul lato dell’incremento occupazionale in termine di tassi di attività permanenti, - commenta Francesco Di Gaetano della segreteria Cisl - lo verificheremo nei prossimi mesi. Di certo, per ora, quelli che abbiamo definito timidi segnali di ripresa anche nel nostro territorio si sono concretizzati in due fatti: sono aumentati gli avviamenti e qualche giovane lavoratore è un po’ meno precario di prima”.

È poi evidente che, insieme ai timidi segnali di miglioramento dell’economia, si registri una forte attenzione delle imprese alla decontribuzione del costo del lavoro. Sono mille in Brianza, le aziende che hanno chiesto all’Inps l’utilizzo di questi sgravi. Premesso tutto questo, non mancano gli elementi di preoccupazione secondo la Cisl.

"I neet, cioè quei giovani che non studiano né lavorano, continuano a rappresentare una sfida a cui dedicare molta attenzione. A essi, il legislatore ha dedicato il programma “garanzia giovani”, che ha dimostrato qualche problema e, ancora oggi, scarsi risultati in termini numerici” spiegano i responsabili della Cisl territoriale.

Recentemente, una ricerca della Fondazione Toniolo per la Camera di commercio ha dimostrato come i giovani, considerati da molti come “bamboccioni”, in realtà dimostrino di avere un atteggiamento proattivo al lavoro, ed è evidente il rischio che questo valore aggiunto possa essere frustrato da una mancanza di luoghi dove realizzarlo.

“Altri decreti del Jobs act, oltre a quelli già varati, sono attesi per capire come il Governo intenda promuovere una governance del lavoro più efficace. A noi – commenta Marco Viganò, segretario generale della Cisl Monza Brianza Lecco - sembra di dover ricordare a questo esecutivo che è importante non abbandonare le buone prassi che i territori hanno fino a oggi espresso in ordine sia alla gestione della domanda e offerta di lavoro, ma anche per tutto il lavoro che si è realizzato per far diventare reali ed esigibili quelle politiche attive che devono consentire una mobilità programmata a garanzia dei lavoratori e lavoratrici che perdono un posto di lavoro. Per questa ragione intendiamo vigilare sulle prossime decisioni in merito all'agenzia unica nazionale e alla partita della formazione professionale”.

“Chi sta costruendo una coalizione sociale e sindacale basando la sua coesione interna nel fare del Jobs act un obiettivo da affossare, rischia di fare un cattivo servizio alla causa dei lavoratori e del sindacato in questo Paese - è il commento finale dei responsabili Cisl - Delle norme fissate dal governo ce ne sono alcune che consideriamo sbagliate, come quelle relative ai licenziamenti collettivi, al mantenimento di una distinzione tra aziende sotto i 15 e sopra tale soglia per la remunerazione in caso di licenziamento; siamo altresì consapevoli della necessità che la contrattazione debba assumere un diverso peso per garantire migliori condizioni, sapendo che la normativa preesistente non è stata abolita e continua ad essere una possibilità per continuare ad assumere".

"Da questo punto di vista - conclude la Cisl - sarebbe opportuno costruire una strategia contrattuale, e non solo legale, che renda possibile questa opzione per non lasciarla nelle sole mani delle imprese. Storicamente abbiamo dimostrato che la causa dei lavoratori e lavoratrici si tutela con le relazioni industriali e, solo se non ci sono altri sbocchi, con le aule di tribunale. Un buon mercato del lavoro è un terreno fertile per accompagnare maggiore occupazione e politiche di crescita economica”.

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