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Venerdì, 26 Aprile 2024

Cameraman lecchese al corteo No Green pass: "Minacce, insulti e tentativi di spegnere la videocamera"

La testimonianza di Luca Raffaele, impegnato con una troupe del Tg5 durante la manifestazione di sabato scorso a Milano: "Accerchiati a più riprese alla testa del corteo. Noi colpevoli di voler raccontare i fatti"

Inneggiavano alla libertà e alla verità dei fatti, senza accorgersi di stare facendo esattamente l'opposto: tentare di mettere il bavaglio a un giornalista e alla telecamera che lo accompagnava per raccontare ciò che stava accadendo.

Si sono vissuti attimi di tensione nel tardo pomeriggio di sabato a Milano, durante il corteo dei "No Green pass", quando una troupe del Tg5 è stata accerchiata da alcuni manifestanti che le hanno impedito di effettuare il proprio servizio, con minacce, insulti e tentativi di danneggiare l'attrezzatura. A raccontare l'episodio è il cameraman lecchese Luca Raffaele, che in quel momento era dietro la telecamera al seguito del giornalista Enrico Fedocci con un assistente tecnico, e che tiene a precisare: "La maggior parte dei manifestanti era tranquilla e pacifica, ma tra questi c'erano molte persone incattivite che se la sono presa con noi, come purtroppo sempre più spesso accade".

"Accusati di essere corrotti"

"Con il giornalista Fedocci ci siamo portati alla testa del corteo in Piazzale Loreto per documentare quanto stava accadendo - dichiara Raffaele a Lecco Today - Durante la registrazione di uno stand-up (ripresa con il cronista in video, ndr) siamo stati continuamente interrotti da fischi e schiamazzi, fino a quando il giornalista ha dato la possibilità ad alcuni di raccontare la loro versione: siamo stati colpevolizzati e accusati di essere corrotti e non raccontare i fatti reali». A quel punto altre persone si sono avvicinate alla troupe e la tensione è salita. "Ci siamo ritrovati accerchiati e più volte minacciati, anche con strattonamenti e gente davanti alla telecamera nel tentativo di spegnerla e staccare il cavo video. Ci siamo spostati più volte, come richiesto, e nonostante questo siamo stati seguiti e nuovamente accerchiati, come riscontrabile dai filmati pubblicati da Fedocci sui social. Non c'è stato verso di raccontare quanto stava accadendo".

Una situazione specchio dei tempi, purtroppo ormai all'ordine del giorno. "Parecchi si affidano a ciò che di falso viene pubblicato sui social e su Youtube, e che non è dimostrabile - prosegue Raffaele - Noi invece siamo aggrediti verbalmente e accusati di essere servi, schiavi, corrotti: sabato ci hanno impedito di realizzare un normalissimo servizio giornalistico. Non è successo solo in quell'occasione, Fedocci mi ha confermato che appena una settimana prima aveva subito altre intimidazioni pesanti. È diventato un mestiere molto rischioso e io stesso avevo un po' il timore di trovarmi in testa al corteo. Sono uno che spesso perde la pazienza ma il buon senso in quel momento mi ha consigliato di restare calmo, ignorare tutto e non cedere alle provocazioni. Perdere le staffe poteva creare una situazione veramente grave". 

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