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Economia

«Smart working per la Pubblica Amministrazione? Già ora le imprese lamentano disagi»

Daniele Riva, presidente di Confartigianato Lecco: «Non è tollerabile che, oltre alle difficoltà della crisi, gli imprenditori debbano subire anche problemi di accesso ai servizi pubblici»

«La maggior parte delle micro e piccole imprese artigiane lamenta grandi difficoltà ad accedere ai servizi pubblici. L’ipotesi di un prolungamento fino a gennaio dello smart working negli uffici della Pubblica Amministrazione, o quella di un innalzamento al 60% dei lavoratori coinvolti dal 2021 non può essere l’unica risposta alla situazione attuale». Sono queste le parole del presidente di Confartigianato Imprese Lecco, Daniele Riva.

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Il senso dell’intervento non è ovviamente quello di contestare le necessarie misure di cautela rispetto ad una possibile nuova ondata di contagi (è dell’altro ieri l’ufficializzazione del nuovo Dpcm in merito), quanto piuttosto mettere sul tavolo un tema di buon senso. Se è vero, come ha ribadito lunedì il premier Giuseppe Conte, che merita necessarie tutele anche una filiera produttiva in lenta e faticosa ripresa, allora occorre che gli strumenti per riemergere siano chiari e certi. 

«C’è tanto da migliorare sul fronte della digitalizzazione»

«Il 69% delle micro e piccole imprese lamenta grandi difficoltà per accedere ai servizi pubblici dopo il lockdown - ribadisce Riva - È il risultato di un sondaggio condotto da Confartigianato su oltre 3.000 imprenditori associati. È la conferma che la PA deve ristrutturarsi e riorganizzarsi per consentire ai dipendenti pubblici di svolgere i propri compiti in modo efficiente, pur operando in smart working. Non è tollerabile che, oltre alle difficoltà della crisi, gli imprenditori debbano subire anche questi problemi di accesso ai servizi pubblici. Così lo smart working della Pa finisce per diventare lavoro da casa, comodo per chi lo fa ma con effetti negativi per imprenditori e cittadini utenti. C’è tanto da migliorare sul fronte della digitalizzazione».

Il presidente di Confartigianato Lecco ha quindi aggiunto: «Durante i mesi più drammatici dell’emergenza Covid, la gestione dei flussi di big data da parte della Pubblica Amministrazione avrebbe consentito di rendere più efficaci e rapidi gli interventi nei confronti delle imprese. Ma così non è stato. Lo testimonia quanto avvenuto nell’erogazione dei contributi alle imprese: la Pa pur possedendo i dati degli imprenditori obbligati dal 2019 alla fatturazione elettronica, non li ha utilizzati, imponendo agli imprenditori lunghe trafile burocratiche per dimostrare requisiti di ricavi e fatturati che la Pa già conosceva».

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Un tema, quello dei servizi digitali offerti dagli uffici pubblici, che Daniele Riva aveva già sollevato al termine del lockdown. «Ricordo gli artigiani che mi confermavano di chiamare in Camera di commercio e di non trovare nessun impiegato disponibile. E poi, ancora, l’impossibilità di attivare pratiche civili, già normalmente in ritardo. Di tutto questo parlavamo tre mesi fa: non vorremmo essere stati facili profeti, anzi, voci nel deserto».

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