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Paolo Tomelleri Quartet a Villa Lario: ed è subito swing

Il grande jazz protagonista a Mandello grazie alla serata promossa dall'associazione Scanagatta Zucchi. L'iniziativa servirà per ristrutturare il prezioso organo del '600 della chiesa della Madonna del Fiume

Complici anche la location mozzafiato mandellese - adagiata generosamente sulle sponde del lago - ed una rara distesa di stelle, la serata musicale in jazz di ieri sera, martedì, del Paolo Tomelleri Quartet è da incorniciare. Lodevole l'obiettivo alla base dell'iniziativa, da parte dell'associazione Scanagatta Zucchi, vale a dire il restauro del prezioso organo del '600 del santuario della Beata Vergine del Fiume a Mandello. Altissimo il livello musicale del concerto.

Il maestro, puntuale, sornione e piacevole sin dalle prime battute introduttive, incarna perfettamente l'umiltà del talento dei grandi: scusandosi in anticipo col sorriso per l'aver stravolto degli evergreen che dal jazz mainstream degli anni Trenta si spostano attraverso i generi musicali, i Paesi e le influenze più diverse - Tomelleri ci accompagna, col suo fedele clarinetto, in una sorta di viaggio sapientemente cinematografico, abile nell'offrire immagini musicali forti, legate a ricordi che, in fondo, ognuno custodisce dentro di sé. 

Tutto pronto a Mandello per il grande raduno della Moto Guzzi

«D'altra parte, il Jazz non è un tipo di musica - ci ricorda Tomelleri - è un modo di suonarla»... ed è, quindi, in quel suadente mood che veniamo trascinati sempre più intensamente nel corso della serata. Si parte da Spaghetti a Detroit di Fred Bongusto, passando (non le citiamo in ordine rigoroso) per le atmosfere della pellicola Fumo di Londra o di brani come Tea for two e Someday my prince will come; e ancora, una sorprendente versione che riesce a dare nuova linfa ad un classico brano d'operetta come Tu che mi hai preso il cuor. Tomelleri & band ci regalano anche un'interpretazione eccelsa sia di Estate che de Les feuilles mortes - due degli standard più eseguiti e rivisitati al mondo.

Nel corso della serata c'è spazio, tra le altre cose, anche per la musica brasiliana, nonché irlandese, per approdare, infine, al Sidney Bechet di Si tu vois ma mère - brano riportato in auge da Woody Allen con la colonna sonora di Midnight in Paris e, arricchito, in quest'occasione, da un'introduzione composta ad hoc dall'ottimo pianista Fabrizio Bernasconi. Ed è con Moulin à café, brano spiritoso e veloce, sempre di Bechet, che si conclude l'indovinata scaletta. Dopo il finale frizzantino, c'è spazio solo per un bis...un grande immancabile classico: Polvere di stelle. 

Non resta che ringraziare persone come Paolo Tomelleri, un ragazzino di ottant'anni, che ancora riesce ad offire con acuta ironia serate di una qualità e di una freschezza commovente. Con lui, tre musicisti davvero degni di nota: Fabrizio Bernasconi al pianoforte, Marco Mistrangelo al contrabbasso e Tony Arco alla batteria.

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