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Le "pagelle verdi" di Ecosistema urbano: Lecco è sopra la media, ma c'è ancora molto da fare

Legambiente e Ambiente Italia hanno diffuso la classifica "eco" delle città italiane: Verbania al primo posto, Mantova guida le lombarde. Lecco è in buona posizione, ma alcuni indici sono troppo bassi.

Legambiente e Ambiente Italia hanno diffuso i dati della ventunesima edizione di Escosistema Urbano, l'indagine che ogni anno valuta e classifica i capoluoghi italiani in base a qualità dell'aria, rete idrica, gestione dei rifiuti, consumi elettrici, piste ciclabili ed produzione di energia rinnovabile.
Le "pagelle" di Legambiente e Ambiente Italia vedono Lecco classificarsi al 29simo posto: al capoluogo lariano vengono assegnati 55 punti, ben 30 in meno rispetto alla città più "eco", Verbania, e 3 in meno rispetto a Mantova, la più "verde" delle città lombarde.


Pur essendo al 29simo posto nella classifica generale, i dati cambiano quando vengono analizzati nel dettaglio.


La città si piazza in vetta solo nella classifica della capacità di depurazione delle acque urbane, che risulta essere al 100% come in molte altre città della Lombardia e del Nord del Paese. Lo stesso, però, non si può dire dei consumi idrici domestici, né della dispersione della rete idrica: nel primo caso, infatti, un lecchese consuma 169 litri di acqua, un pessimo risultato se confrontato con Sassari, la città che ne consuma meno (solo 107 litri per abitante). Nel secondo caso, invece, la città del Manzoni è 42sima su 104: la dispersione idrica, ovvero la differenza tra quanta acqua viene immessa nella rete e quanta ne viene consumata, è del 34%. La città che ne disperde meno è Foggia, con solo l'8%.


Analizzando la qualità dell'aria, Lecco è al 34simo posto per la quantità di pm10, con un valore medio annuo di 25. Il valore più basso si riscontra a Nuoro (16), mentre quello più elevato, 47, è la media di Benevento. Maglia nera lecchese, invece, per i giorni in cui nell'aria si supera il livello massimo di ozono consentito (120 μg/mc sulle 8 ore): in città i giorni sono 83, peggior risultato d'Italia.


Sul piano dei rifiuti urbani, Lecco è la 23esima città d'Italia per produzione, con 472 chili di immondizia pro capite prodotti all'anno: poco più della metà di quelli prodotti da Rimini, ben 815 chili per abitante. Nonostante le molte campagne per il riciclo, però, il nostro capoluogo è solo 27sima nella raccolta differenziata: solo il 55% dei rifiuti prodotti dai cittadini viene separato adeguatamente. L'obiettivo da raggiungere è quello di Pordenone, la città più "riciclona" del Paese che differenzia l'81% dell'immondizia prodotta.


Nel trasporto pubblico le cose sembrano migliorare, ma solo a un primo sguardo: Lecco è in nona posizione, ma il numero dei passeggeri trasportati annualmente per abitante è 57, poco più di un quarto rispetto ai 219 di Siena, città al primo posto fra quelle di medie dimensioni, categoria cui Lecco appartiene (fra le grandi città il primato è di Venezia, con 592, seguita da Roma con 512 e da Milano con 474).


E se vanno bene le cose dal punto di vista degli incidenti stradali, con un indice inferiore allo 0% di vittime ogni 10mila abitanti, non si può dire lo stesso per l'indice di ciclabilità: Lecco è 76esima su 104, con 1,49metri di pista ciclabile per abitante: un abisso rispetto a Reggio Emilia e ai suoi 39,03 metri.


L'ultima categoria, l'elettricità, vede Lecco a metà classifica nei consumi elettrici domestici e una tremenda bocciatura sulla produzione elettrica da solare: il primo indice è di 1.151 kW pro capite l'anno (al primo posto Trento, che ne consuma 896); il secondo che indica la produzione di energia da fotovoltaico o termico installato sugli edifici comunali, è pari a zero, come molte città siciliane oltre Taranto, Teramo, Latina e Lucca. Domina quest'ultima classifica la città di Salerno, con 186,18 kW ogni mille abitanti.


«C'è bisogno di una strategia positiva di trasformazione delle città. Quello che davvero manca è la capacità di immaginare il traguardo, il punto d’arrivo verso cui tendere, sia nel breve che nel lungo o lunghissimo periodo - afferma Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente - in assenza di obiettivi chiari e ambiziosi le nostre città non andranno da nessuna parte, schiacciate come sono da logiche parziali e settoriali, a compartimenti stagni».


 «Eppure è proprio la crisi economica in edilizia, la pessima qualità della mobilità urbana e periurbana, le opportunità offerte dalla digitalizzazione e dalle nuove tecnologie energetiche che rendono possibile e necessario avviare concreti percorsi di rigenerazione urbana - prosegue Cogliati Dezza - Serve un piano nazionale che assegni alle città un posto di primo piano nell’agenda politica che superi la frammentazione dei singoli provvedimenti e mostri una capacità politica di pensare un modo nuovo di usare e vivere le città. Purtroppo, il decreto SbloccaItalia rappresenta solo l'ennesima occasione persa. E le città pagheranno anche questo».

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