Lecco: gli appellativi degli abitanti dei rioni, tra storia e leggenda
I "soprannomi" come riportati nel volume "Dialetto da salvare" di Bassani e Aondio (1977)
Negli anni '20 del Novecento, quando al borgo di Lecco si unirono i comuni adiacenti, ai "futuri" rioni non solo rimasero usi e costumi, ma - ad ognuno - anche un appellativo, talvolta legato alla storia, talora alla leggenda, spesso attribuito dai "vicini".
I soprannomi, di seguito, stando a quanto riportato nel volume "Dialetto da salvare" di Bassani e Aondio, edito nel 1977.
Acquate - Scigalott: cicaloni, grosse cicale. «L'appellativo è legato a un fatto storico. Il 6 giugno 1859 a Lecco affluì gran folla per acclamare il generale Giuseppe Garibaldi, ivi giunto da Como. Gli Acquatesi scesero dal loro paese in folto corteo, con passo marziale e sfilarono per le vie del Borgo cantando inni patriottici. Poichè accompagnavano la marcia e i canti con un suono stridulo, simile al frinire delle cicale, che prodecevano azionando con le mani un aggeggio di latta, il loro passaggio causò un fracasso assordante; sicchè parve a molti che su Lecco fosse calato non un gruppo di persone ma un enorme sciame di grosse cicale. Pertanto, da quel giorno, furono chiamati scigalott de Quâ».
Belledo - Cascia sass: tira sassi; «così detti, forse, per le cave di pietra da tempo ivi esistenti (anche "tira scióch" secondo alcuni).
Bonacina - Merli, «così detti perchè quella della Bonacina è chiamata la val di merli».
Castello - Scarpascés: letteralmente strappa-siepi, quindi: monelli, scapestrati.
Chiuso - Büs, «l'appellativo si riferisce alla posizione infelice della località».
Germanedo - Grata sass, «anche "sgarìa sass" ("sgarìa" = raschiare, grattar via), come li chiamano quelli di Maggianico. Appellativo scherzoso per indicare che, scavando in territorio di Germanedo, si ricavano solo sassi».