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Il crollo di Banca Etruria: “L'avvocato Alberto Bonaiti non c'entrò niente”, assolto

Il professionista lecchese faceva parte del consiglio d'amministrazione

“Il fatto non sussiste”. Con questa motivazione il Tribunale di Arezzo ha assolto Alberto Bonaiti, avvocato lecchese di 58 anni finito a processo con l'accusa di bancarotta semplice nel procedimento nato a seguito del crac di Banca Etruria del 2015. Il professionista era presidente di Banca Lecchese al momento dell'acquisizione da parte di Etruria, che gli riservò un posto nel consiglio di amministrazione: per questo motivo gli era stata contestata la partecipazione alla delibera di quattro pratiche di finanziamento (2008-2011), per centinaia di milioni di euro poi non più restituiti; secondo l'accusa furono delibere fondamentali sulla strada verso il dissesto dell'Istituto, fallito dopo la messa in risoluzione con il decreto salvabanche del 22 novembre 2015.

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Il processo

Gli imputati sono stati tutti assolti con formula piena, meno l'imprenditore e finanziere trentino Alberto Rigotti che è stato condannato. Il verdetto è stato pronunciato questa mattina dal presidente del collegio, il giudice Gianni Fruganti, con a latere i giudici Ada Grignani e Claudio Lara.

A Rigotti, ex consigliere di amministrazione della Bpel, è stata inflitta la pena 6 anni di reclusione per il reato di bancarotta fraudolenta: avrebbe "distratto e dissipato" i beni della banca deliberando prestiti milionari alla Abm Merchant spa, società di cui lo stesso Rigotti era consigliere, accumulando sofferenze per circa 15 milioni di euro.

L'ex membro del Cda di Bple è stato condannato anche al pagamento delle spese legali sostenute dalle oltre 2.000 parti civili e a rifondere loro i danni morali. Tra le parti civili ammesse, Lidia Di Marcantonio, vedova di Luigino D'Angelo, il risparmiatore di Civitavecchia che si tolse la vita il 28 novembre 2015 dopo aver affidato 110 mila euro in obbligazioni alla filiale locale della Bpel, e il Comune di Arezzo.

La Procura di Arezzo aveva chiesto la condanna per tutti e 24 gli imputati (uno nel frattempo è deceduto nella scorsa estate), tra ex componenti dei consigli di amministrazione (tra cui Lorenzo Rosi, ultimo presidente di Bpel, e il vice Giovanni Inghirami), ex revisori e dirigenti dell'istituto di credito, accusati, a vario titolo, dei reati di bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice, rispetto a circa 200 milioni di euro usciti senza ritorno dalla Bpel con il risultato di condurla verso il baratro.

Nel corso della requisitoria i sostituti procuratori Julia Maggiore e Angela Masiello avevano chiesto pene che in totale assommavano a 64 anni di reclusione. Le pene richieste andavano da un massimo di 6 anni e 6 mesi (per Rigotti) a un minimo di un anno.

Le parti civili hanno già annunciato che presenteranno ricorso contro la sentenza di assoluzione, così come la Procura. "Con questa sentenza l'impianto accusatorio è completamente caduto. Aspettiamo di leggere le motivazioni ma è evidente che l'ipotesi di far ricorso in appello diventa plausibile. Del resto, questa sentenza si pone in contraddizione con quella precedente in seguito alle condanne comminate per bancarotta con il rito abbreviato", ha detto il procuratore capo Roberto Rossi. Anche la difesa di Rigotti, l'avvocato Daniela Rossi, valuterà l'appello.

L'assoluzione di Alberto Bonaiti

Gli imputati assolti dal tribunale dalle responsabilità penali contestate con formula piena sono: Giorgio Guerrini (la Procura aveva chiesto una condanna a 5 anni e 4 mesi), il cui nome era collegato all'affare dello Yacht Prestige di Civitavecchia; Federico Baiocchi De Silvestri; Giovanni Inghirami (la pena richiesta era di 4 anni), che è stato vice presidente di Banca Etruria; Augusto Federici; Lorenzo Rosi, ultimo presidente di Banca Etruria prima del commissariamento; Laura del Tongo; Andrea Orlandi; Ugo Borgheresi; Franco Arrigucci; Mario Badiali; Maurizio Bartolomei Corsi; Alberto Bonaiti; Luigi Bonollo; Piero Burzi; Paolo Cerini; Giampaolo Crenca; Paolo Fumi; Saro Lo Presti; Gianfranco Neri; Carlo Platania; Carlo Polci; Massimo Tezzon. Il 24esimo imputato era il tributarista e docente universitario Enrico Fazzini, deceduto lo scorso 31 luglio all'età di 76 anni; per lui era stata chiesta una pena di 2 anni e 8 mesi.

Nell'ambito dello stesso filone di indagine, con rito abbreviato sono stati già condannati dal tribunale di Arezzo l'ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari e l'ex direttore generale Luca Bronchi, per bancarotta fraudolenta, a 5 anni di reclusione, l'ex vice presidente Alfredo Berni a due anni per bancarotta fraudolenta e l'ex membro del cda Rossano Soldini a un anno per bancarotta semplice. Alla luce anche di questo pronunciamento dovrebbe partire a breve in secondo grado il processo d'appello.

Al tribunale di Arezzo in merito alla presunta bancarotta della Bpel resta aperto anche il filone sulle cosiddette consulenze d'oro che vede tra gli imputati per bancarotta semplice Pier Luigi Boschi, ex vice presidente della banca e padre dell'ex ministro del governo Renzi Maria Elena, insieme ad una decina di altri ex dell'istituto di via Calamandrei.

"Le sentenze si rispettano. Per alcuni capi di imputazione il mio assistito è stato assolto. Ora vedremo con attenzione come è maturata la condanna e valuteremo per l'appello. Saranno fondamentali le motivazioni". Così l'avvocato Daniela Rossi, legale del finanziere ed ex consigliere di Banca Etruria Alberto Rigotti, unico degli imputati al maxi processo ad Arezzo per il crac di Bpel a essere stato condannato.

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