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Anpi e sindacati lecchesi: «Facciamo sempre memoria del 25 Aprile e dei suoi valori»

«Per la prima volta non possiamo celebrare questa ricorrenza per strada e nelle piazze. Nondimeno è fondamentale ricordare le conquiste di libertà, uguaglianza e democrazia legate a questa festa»

«Per la prima volta non possiamo celebrare il 25 aprile per strada e nelle piazze. Stiamo combattendo un’altra difficile battaglia, fronteggiando la grave emergenza sanitaria con tanti sacrifici da parte di tutti. Nondimeno è obbligo per noi fare memoria. Fare memoria significa battersi ancora una volta per costruire una reale uguaglianza e una democrazia partecipativa, sul fondamento dei principi e dei valori della Resistenza, delle tante battaglie condotte per l’attuazione della Costituzione».

Inizia con queste parole l'intervento unitario dell'Anpi e dei sindacati lecchesi pronunciato in occasione della ricorrenza di oggi, sabato 25 Aprile. Il Presidente dell' Anpi provinciale Enrico Avagnina, il Segretario Generale della Cgil Lecco Diego Riva, il Segretario della Cisl Monza Brianza Lecco Mirco Scaccabarozzi e il Segretario Generale della Uil del Lario Salvatore Monteduro sottolineano i valori sempre attuali della Resistenza, della libertà e della democrazia. Valori da ricordare con forza anche oggi, pur nelle restrizioni dettate dall'impegno comune contro il Coronavirus.

Anche Lecco celebra il XXV Aprile a porte chiuse e con i tricolori alle finestre, il discorso del sindaco

«Dobbiamo ricordare cosa rappresenta il 25 Aprile per il nostro Paese e quest’anno ricorre il 75esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista - ricordano Avagnina, Riva, Scaccabarozzi e Monteduro - Sarà impossibile sfilare seguendo la banda mentre cantiamo l’Inno di Mameli e Bella Ciao per le vie di Lecco, con orgoglio città Medaglia d’argento per la Lotta di Liberazione. Saremo chiusi in casa, ma non per questo dovrà venir meno la consapevolezza che il sacrificio di moltissimi, giovani e meno giovani, ha consentito al nostro Paese di raggiungere mete ardue e insperate. Innanzitutto la fine della guerra. Una guerra terribile e sanguinosa, accompagnata dall’abominio della Shoah. Sono passati oltre settant'anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dalla Liberazione dal nazifascismo e mai come oggi la pace, bene prezioso donatoci dalla Resistenza italiana ed europea, è in serio pericolo».

Da qui il richiamo alla Costituzione, la condanna delle guerre e la citazione di Pietro Calamandrei, giurista anti fascista e membro dell'Assemblea Costituente. «Occorre perciò riaffermare con maggiore forza il valore ideale e culturale dell’articolo 11 della Costituzione che recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Non c’è una data che stabilisca quando la resistenza iniziò. Come scrisse Piero Calamandrei, “Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini”. La Costituzione è nata dalla Resistenza, fondamento etico e storico dello Stato nel quale viviamo, della Repubblica, della democrazia in Italia. Ricordiamo la resistenza armata sulle nostre montagne, ma anche gli scioperi, come quelli del 7 marzo 1944, che coinvolsero migliaia di operai nel lecchese come in tutto il Nord Italia».

«Dal mondo del lavoro partì la protesta contro l'occupazione»

Anche il territorio lecchese si mobilitò per la libertà e la democrazia. «Ricordiamo la figura di Pino Galbani, che, poco più che ragazzo, pagò con la deportazione il suo impegno politico e civile. Ricordiamo che proprio dal mondo del lavoro partì la protesta che nel giro di un anno portò alla fine dell’occupazione. Ricordiamo le conquiste di civiltà rese possibili dalla Resistenza, quali ad esempio l’inclusione a pieno titolo delle donne nella vita politica e sociale del Paese, manifestatasi già nell’Assemblea costituente».

Una festa che vuole essere unitaria

Anpi e sindacati lecchesi ricordano inoltre come il 25 Aprile sia e debba essere una festa unitaria, proprio in virtù dei valori che rappresenta. «Il 25 Aprile è la festa di tutte le italiane e tutti gli italiani. Nessuno escluso. Troppo spesso sentiamo dichiarazioni di propaganda politica che parlano della Festa di Liberazione come ricorrenza divisiva. Non c’è nulla di più sbagliato. La Costituzione è nata dalla Resistenza, fondamento etico e storico dello Stato nel quale viviamo, della Repubblica, della democrazia in Italia. Il 25 Aprile deve rinsaldare in ciascuno di noi gli ideali di democrazia e libertà, nonché un profondo antifascismo, contro i sentimenti di odio, violenza, razzismo e intolleranza che per un ventennio contaminarono l’Italia e che ora non solo riaffiorano ma si manifestano apertamente con protervia e arroganza. Sentimenti anticostituzionali, divisivi, contro i quali lottiamo quotidianamente, perché sia eliminato ogni rigurgito fascista. Come disse Vittorio Foa, partigiano e padre fondatore della Repubblica Italiana, a un ex repubblichino, che voleva stringergli la mano in aula, “Abbiamo vinto noi e tu sei potuto diventare senatore. Se avessi vinto tu io sarei ancora in carcere”. Il 25 aprile 1945 è tornata la libertà in Italia e oggi dobbiamo continuare a difenderla con ogni mezzo. Anche rimanendo nelle nostre case».

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