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La generosità per il Soccorso Alpino: alla Stazione Valsassina nuove attrezzature

Bcc Valsassina, Fondazione Comunitaria del Lecchese e Camp hanno supportato in maniera rilevante l'attività dei tecnici. Spada: “Ma il 30% dei soccorsi è per persone illese”

Correre su e giù dalle montagne per salvare vite, a centinaia ogni anno, sui monti della Valsassina. È la missione portata avanti ogni giorno dalla Stazione del Soccorso Alpino e Speleologico della Valsassina – Valvarrone, sempre sul chi va là per i tanti interventi da compiere sulle montagne di competenza. Un'attività intensa che Bcc Valsassina, messasi a disposizione per ospitare la conferenza stampa a Cremeno, e Fondazione Comunitaria del Lecchese hanno sostenuto con un contributo di 12mila euro per l'acquisto di attrezzatura Camp. “Abbiamo un record positivo che è quello del numero di volontari, si tratta della Stazione più grossa a livello lombardo e ha in seno anche tre medici - ha presentato i dati del 2021 Alessandro Spada, capo stazione -; nove persone si stanno avvicinando all’associazione e questo dato è importante, perché trovare i giovani è un segnale importante per il futuro della stessa”.

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“Il 30% è illeso”

Secondo i dati aggiornati al 30 settembre, serve focalizzarsi “sulle 83 persone illese che abbiamo recuperato, si tratta del 30%. Non sono soccorsi di Serie B, ma c’è stato un picco nei primi 18 giorni di agosto (circa 1 al giorno), mese che si è concluso fortunatamente senza decessi”. Nel 2020 “abbiamo avuto il record d’interventi, nonostante il divieto di andare in montagna durato mesi, con tanto di record negativo di 15 persone decedute; secondo i dati di Polis Lombardia, ci sono stati più morti sulle montagne valsassinesi che in tutta la provincia di Lecco per gli omicidi stradali. Cosa vuol dire? Guardando ai luoghi d’intervento, per lo più in luoghi non pericolosi, certifica un certo grado d'impreparazione generalizzato”.

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L’uso dell’elicottero “è fondamentale e serve per la metà degli interventi (45%): “Si dice spesso che venga usato anche per interventi banali, ma non è sempre facile coprire le distanze via terra”. La maggior parte dei soccorsi è “un non socio Cai e non mi risulta che ci sia un calo drastico nelle iscrizioni. Evidentemente manca quel tipo di scuola”.

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Interventi in aumento

Marco Anemoli, Delegato della XIX Delegazione Alpina e presidente del Cai Ballabio, ha specificato che “la cultura è importante e noi, come Cai, cerchiamo d’infonderla già ai bambini attraverso la giusta informazione. I nostri dati sulle iscrizioni sono in crescita”. Il lavoro del Soccorso Alpino nel 2020 “ha visto un incremento negli interventi, nonostante i mesi di fermo. Paradossalmente c’è stato un ritorno alle origini, personalmente ho trovato tanti alpeggi riaperti. In giro per le montagne c’è tanta gente inesperta, senza competenze anche a livello di attrezzature; sono aumentati anche gli interventi che hanno visto il decesso delle persone”.

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La macchina del volontario “è sempre piena per essere pronti a intervenire. Per questo voglio ringraziare Camp, la BCC e la Fondazione Comunitaria perché con la loro donazione, molto apprezzata, fanno capire che anche gli enti riconoscono il lavoro che viene fatto. Non è tanto una questione di economia, ma di vicinanza alla Stazione“.

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Le nuove attrezzature del Soccorso Alpino

Come dicevamo in apertura, la collaborazione tra Soccorso Alpino, Bcc, Fondazione e Camp ha permesso di dotare la Stazione di nuove attrezzature. Giovanni Combi, a capo della Bcc Valsassina, ha spiegato che “queste realtà vanno supportate da noi. Siamo noi a doverli ringraziare per tutto quello che fanno: lasciano famiglie e lavoro per andare a recuperare persone a volte imprudenti, come quel signore trovato in Grigna con le ciabatte e le calze; noi magari sorridiamo, ma loro lo fanno meno perchè sono interventi che richiedono l’uso di tempo e risorse per atti d’incoscienza. Grazie anche alla Fondazione per averci permesso di contribuire”.

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Maria Grazia Nasazzi, presidente della Fondazione Comunitaria del Lecchese, ha aggiunto che “il nostro compito è quello di trovare compagni di viaggio per sostenere e condividere chi sa fare bene quello che fa. Vanno individuati i bisogni comuni e questo diventa un servizio che si fa in favore della nostra comunità, un termine presente anche nel nome della nostra Fondazione e ci fa sentire a casa ovunque andiamo”. La montagna “è esigente e richiede serietà, riconoscendo i limiti. Numero due: essendo una scuola, deve formare anche i giovani attraverso il proprio linguaggio; s’insegna a riconoscere le possibilità e si lavora sull’autocontrollo. Infine, è bello vedere un ricambio generazionale in seno alla Sezione, perchè dietro alla montagna c’è il senso della vita”.

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Giovanni Codega, responsabile commerciale Italia per Camp, ha un legame forte con la realtà valsassinese: “Il punto più importante è da appassionato di montagna, poi parlo da rappresentante Camp. Gli enti che hanno sostenuto una bella Stazione di volontari, competente e sempre formata. Quando siamo in giro e sentiamo l’elicottero guardiamo al cielo e guardiamo il colore, cercando di capire se è quello giallo; in quel caso ci sentiamo prima preoccupati e poi sollevati, perché sappiamo che in volo ci sono medici e persone competenti, in grado di fare il meglio per il malcapitato”.

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I numeri dei frequentatori “stanno aumentando sempre più e questa attività va sostenuta. Come Camp abbiamo fatto ben poco, quello che vogliamo fare è mostrare il nostro sostegno al Soccorso Alpino a livello locale e anche nazionale, come avvenuto in passato; apriamo le nostre porte ai loro tecnici perché è necessario sviluppare prodotti specifici per la loro attività”.

Il pensiero va “a chi fa parte della Stazione, in particolare Spada e Codega. Gli auguro di riuscire a non mollare, perchè il sacrificio a livello di tempo libero è veramente importante. Si va in giro con la giacca sopra e la camicia del Soccorso Alpino sotto, in pratica; riuscirete a formarne ancora tanti, siete parte del bel volto dell’Italia”.

Andrea Gianola, vice capo stazione, ha spiegato nei dettagli che “con le donazioni abbiamo acquistato una piccozza da alpinismo, ma che, con alcuni inserti, può essere usata per il ghiaccio. Inoltre, sono stati acquistati dei ramponi per l’alpinismo tecnico, che può essere modificato inserendo il puntale monopunta per le cascate di ghiaccio. Infine, abbiamo preso dei moschettoni d’alluminio che permette di sostenere carichi di 40 KN (chilo newton, ndr); con uno, ne possiamo lasciare a casa due d’acciaio”.

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