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Notizie Calolziocorte / Viale Alcide de Gasperi

Inaugurato il cippo dedicato a Ripamonti, calolziese deportato a Mauthausen

Commuovente cerimonia al Lavello. Presenti i parenti del partigiano insieme ad autorità, studenti e associazioni. Il figlio Franco: «Non ho mai potuto dirgli papà. Ringraziamo chi oggi ci aiuta a tener viva la sua memoria e quella di altri calolziesi morti per la libertà»

«Un giorno vennero la SS e interrogarono mia madre. Poi i nazifascisti tornarono e arrestarono mio padre portandolo prima in carcere a Milano, quindi a Fossoli e a Mauthausen. Nel campo di concentramento morì per sfinimento. Io non ho mai potuto vederlo e dirgli: papà. È molto dura crescere senza un genitore».

Con queste parole e gli occhi lucidi, come molti dei presenti alla manifestazione, Franco Ripamonti ha ricordato così il padre Giovanni, partigiano calolziese deportato e ucciso nel marzo del 1945. A lui l'attuale Amministrazione comunale di Calolziocorte guidata dal sindaco Marco Ghezzi e quella precedente di Cesare Valsecchi (entrambi presenti), hanno deciso di intitolare un nomumento alla sua memoria in zona Lavello.

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Questa mattina, sabato, si è tenuta la cerimonia di intitolazione e presentazione del cippo, alla quale hanno preso parte numerosi cittadini, autorità, membri delle associazioni, bambini e studenti. Con loro i famigliari e i nipoti di Ripamonti che hanno letto alcuni passaggi toccanti delle lettere che il deportato scriveva alla moglie Piera, come questo: "Abbi tanta pazienza cara Piera, il pensiero è sempre per la mia famiglia, per i miei bambini piccoli che crescono mentre io sono in questo posto terribile senza aver fatto nulla di male". Quando venne arrestato insieme all'allora arciprete don Achille Bolis e al dottor Oscar Zanini, Ripamonti aveva quattro figli in tenera età: Franco, Fabio (in una delle foto sotto con il vicesindaco Aldo Valsecchi), Carlo ed Enrica. 

Tra gli interventi quelli del primo cittadino Marco Ghezzi, che ha ringraziato i presenti per essere intervenuti numerosi all'iniziativa. «È importante tener viva la memoria affinchè certe atrocità non si ripetano più - ha detto il sindaco di Calolzio - Una memoria che deve essere attenta e davvero sentita. Riteniamo giusto omaggiare pubblicamente la figura di questo nostro concittadino deportato a Mauthausen. In questo momento il ricordo più significativo è quello dei parenti ed è giusto che la parola passi a loro».

Insieme all'intervento di Franco Ripamonti (nella foto sotto con la medaglia data alla memoria e la foto del padre Giovanni) anche quello di Giuseppina Zanini, venuta apposta da Roma per l'intitolazione del cippo a un uomo che come suo papà ebbe il coraggio di opporsi alla brutalità nazifascista. «Ora non abito più qui, ma sono e sarò sempre orgogliosa di essere calolziese, anche per il grande coraggio che in quegli anni tanti miei concittadini dimostrarano nel portare avanti la Resistenza in Valle San Martino - ha ricordato la donna - I fascisti vennero una notte per prendere mio padre, in quel tempo medico di tanti calolziesi e amico dell'arciprete don Achille Bolis. Mia mamma non ebbe più il coraggio di parlare di quelle terribili ore. Mio papà non tornò più a casa. Quando dopo la guerra cercarono chi lo consegnò ai tedeschi per "metterlo al muro", mia mamma preferì non fare nomi chiedendo invece un processo giusto. Oggi dico a tutti di ricordarsi che la libertà è un bene preziosissimo che può svanire all'improvviso, e quindi va sempre difeso».

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La parola è quindi tornata a Franco Ripamonti, il quale ha ringraziato l'attuale e la precedente Amministrazione per avere deciso di dedicare questo cippo al padre, annunciando che la documentazione relativa alla storia del genitore verrà donata proprio al Comune.

Il sindaco Ghezzi ha quindi inaugurato il monumento coperto da un tricolore, don Matteo Bartoli ha impartito la benedizione e i volontari delle associazioni d'arma hanno posato una corona di fiori al cippo. Tra loro i Marinai, l'Associazione Nazionale Carabinieri e gli alpini. Il sindaco dei ragazzi Cecile Djo ha letto un pensiero a nome degli alunni ricordando che l'orrore e "le cattiverie umane" che si studiano nei libri di scuola non devono più ripetersi e per questo va sempre tenuta la viva la memoria. Spazio quindi a poesie, letture e ad alcuni brani musicali proposti sempre dagli studenti che hanno contribuito a creare un'atmosfera di sincera commozione e sentito ricordo. 

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