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Quel prezioso calice liturgico esposto al museo di Rossino

Sabato 15 aprile l'inaugurazione della mostra al "Don Carlo Villa". Un team di esperti guidati dal direttore scientifico Eugenio Guglielmi guiderà il pubblico alla scoperta di una collezione di grande interesse religioso e culturale

Nell’ambito del progetto "Nella città di Tutti" all’interno della Settimana diocesana della cultura, il museo parrocchiale Don Carlo Villa - che fa parte dei 5 musei del Sistema museale della diocesi bergamasca - propone una rassegna espositiva dedicata al calice liturgico nella sua interpretazione popolare e antropologica. L'inaugurazione della mostra è in programma per oggi, sabato 15 aprile alle ore 15, nel museo di Rossino, frazione di Calolziocorte.

"Attraverso una serie di materiali esposti, ampiamente diffusi in passato come Santini, carte di preghiera, oggetti e libri devozionali, si dà testimonianza come l’immagine di soggetti e oggetti sacri, fossero un tempo legati al culto e alla genuina fede comunitaria" - spiega l'architetto Eugenio Guglielmi, direttore scientifico dell'iniziativa. Il tema verrà sviluppato contemporaneamente anche dagli altri musei del sistema: Bernareggi di Bergamo, Alzano Lombardo, Gandino, Romano di Lombardia e Vertova con interpretazioni diverse con l'obiettivo di dare un senso compiuto a questo percorso ideale voluto dall’ufficio pastorale della cultura nell’ambito di Bergamo/Brescia, Capitale italiana della cultura.

Una proposta completata dalla visita alla collezione museale

"La nostra proposta sarà completata dalla visita alla collezione museale, dove eccezionalmente si potranno ammirare i quattro calice conservati risalenti ai secoli XVII e XIX, considerati di gran pregio artistico - spiegano gli organizzatori della mostra al museo di Rossino - All’interno del tragitto si troveranno inoltre altri riferimenti iconografici sull’argomento raffigurati nei dipinti della volta della parrocchiale e negli splendidi affreschi quattrocenteschi di San Lorenzo vecchio, vera e propria teologia della raffigurazione sul significato salvifico del sangue di Cristo. Il più vivo ringraziamento a tutti i collaboratori della seguente iniziativa, con particolare riferimento ai prestatori dei materiali esposti e a tutto il gruppo parrocchiale di Rossino e i volontari del museo Don Carlo Villa".

La mostra proseguirà poi fino al 23 aprile con vari interventi e approfondimenti. Tra questi, quelli dello stesso architetto Eugenio Guglielmi, del parroco di Rossino don Marco Tasca, presidente del comitato organizzatore, dello storico dell'arte liturgica Silvio Tomasini, della dottoressa Laura Biasutti della 
Fondazione Bernareggi. E poi ancora, l'architetto Silvana Scaramelli, il project design ed esecutore operativo Luca Marchesi, Maddalena Medici (presidente sezione Fai di Lecco), Paolo Valsecchi (custode della collezione museale Don Carlo Villa) e altri esperti.

Temi e simboli legati al calice

Le immagini esposte confermano l’uso tradizionale del calice nella Chiesa Cattolica, come un “vasello” consacrato e destinato al sacrificio della santa messa. I Santini di produzione diversa risalgono ai primi anni del Novecento e sono supportati da scritte e simboli come la colomba o l’ostia. In altri casi troviamo le pecore che si abbeverano alla “Fonte di Vita” che scaturisce proprio dalla base della coppa posta sullo sfondo. Il calice viene messo anche il relazione al Cuore di Cristo come contenitore del sangue che stilla dallo stesso, contornato da fasci di luce. Diffuso è anche il tema del “Banchetto mistico” dove il Calice posto al centro è benedetto da Cristo insieme al pane in preparazione del mistero eucaristico da distribuire ai fedeli oranti. Anche l’Angelo, come richiamo alla purezza viene accostato al calice, con sfondi elaborati in oro e tinte pastello segno dell’importanza e della preziosità del gesto. "È da notare - spiega il curatore scientifico della mostra - che figure come San Giuseppe, la Vergine e i Santi il cui culto è precedente al Concilio di Trento, non vengono raffigurati col Calice fatta eccezione per San Benedetto da Norcia in rapporto alla sua vicenda agiografica e a Santa Lucia come contenitore degli occhi in sostituzione del più tradizionale piattino".

Il percorso e i materiali esposti

La mostra in gran parte inedita, racconta per immagini la storia del Calice nelle sue diverse interpretazioni, attraverso l’utilizzo di materiali molto diffusi fino ai primi anni Novanta del secolo scorso: Santini, carte di preghiera, stampe, libri edificanti e di formazione del Clero, oggettistica personale come medaglie e medagliette di devozione. La loro datazione è compresa principalmente tra i secoli XVII e XIX, ma vi sono anche interessanti esempi che risalgono alla prima metà del Novecento.

I pannelli della prima parte trattano l’argomento inserendolo insieme ad altre tematiche per metterlo in relazione alla più vasta produzione che a tutti gli effetti fa parte delle stampe popolari, rappresentazione della vita e della cultura di un popolo, nel nostro caso occidentale. Nel secondo settore sono raccolti i Santini che trattano specificatamente la rappresentazione e il culto del Calice. Nel terzo settore libri ed oggetti ordinati per argomento nelle bacheche.

"Soprattutto la Chiesa Cattolica, dopo il Concilio di Trento del 1545 promosse una massiccia diffusione iconografica dei Santi riformati, insieme a quella della Madonna di San Giuseppe e della Sacra Famiglia - spiega inoltre Eugenio Guglielmi - L’immagine del calice si diffuse più tardi in epoca barocca fino ai primi anni cinquanta del novecento. Tra le diverse tecniche di riproduzione ricordiamo la xilografia (matrice su sopporto ligneo), l’acquaforte e la puntasecca (incisione su lastra di rame), la litografia (stampa su base di pietra), la siderografia (incisione su lastra di acciaio e disegno eseguito a pantografo), la cromolitografia (matrice colorata ritoccata). I più importanti stampatori erano italiani e francesi. Tra i primi ricordiamo i Remondini di Bassano del Grappa, i Sogliano di Modena, le stamperie milanesi del Beato Angelico e della Lega Eucaristica, quella del Pavilione di Bologna, oltre alle migliaia di piccoli artigiani presenti anche nel lecchese e nel bergamasco".

Il manifesto dell'inaugurazione nel museo di Rossino.

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