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Giovedì, 28 Marzo 2024
La protesta / Centro storico / Piazza Giuseppe Garibaldi, 4

I panificatori sono infuriati: “Bollette impossibili, rincari fino al 600%”

L'aumento esponenziale dei costi dell'energia si somma a quello per le materie prime: “Pane a 16 euro al chilo come nei supermercati? Impossibile”

A Lecco scoppia la protesta dei panificatori. Locali, comaschi e non solo, riuniti sotto il tetto di Palazzo Falck per confrontarsi nel corso di una partecipata e animata assemblea interamente incentrata sulle proposte da portare avanti per far fronte al caro bollette. Il messaggio più importante “è che il prezzo del pane è destinato a salire, ma come conseguenza obbligata per riuscire a non chiudere. La gente deve continuare ad avere fiducia in noi e deve capire che le misure messe in campo dal governo sono assolutamente insufficienti”: la voce che riporta queste parole è quella di Paolo Sala, portavoce dei panificatori seduto di fianco a Peppino "Giuseppe" Ciresa, storico imprenditore locale che da cinquant'anni è attivo nel rione di Santo Stefano. Sono 40 gli associati a Confcommercio Lecco con 2-3 dipendenti per attività, cui vanno sommati gli iscritti a Confartigianato e i non iscritti. La stima è di 160-170 panificatori tra Lecco e Como tout court.

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“Questi momenti penso che mi faranno chiudere qui, al termine della mia esperienza lavorativa - ha spiegato Ciresa in apertura -. Ho pensato tutta la vita ai giovani e oggi sono particolarmente commosso perché vedo la fatica che si sta facendo. I panificatori artigiani stanno morendo: dal 5 settembre, giorno dell’assemblea nazionale, stiamo dandoci da fare per muovere qualcosa”.

protesta panificatori lecco 5 ottobre 20221 Peppino Ciresa-2

“Ho sette dipendenti e qualcuno è lì con me da quant’anni, praticamente sono fratelli. Secondo i dati dell’associazione dei panificatori, in Italia ci sono oltre 123mila occupati nel settore: 1.350 attività potrebbero chiudere il 31 dicembre, 5.300 addetti e 6.500 famiglie sono a rischio perdita del lavoro. Ricordo quando si andava a Como per protestare con la Prefettura contro il prezzo politico del pane: un chilo ormai non lo compra più nessuno, rispetto ad altri generi di consumo siamo distanti anni luce”. Ciresa ha assicurato: “L’attenzione del presidente nazionale Sangalli è alta, ha portato le nostre difficoltà sul tavolo dei ministeri coinvolti. Inoltre le varie associazioni di categoria stanno dialogando per capire se e come mettere in piedi una protesta che arrivi a Roma”. Possibile mettere in piedi un faccia a faccia con i vertici associativi e istituzionali? “Prendiamo l‘impegno per l’organizzazione di un faccia a faccia con i politici lecchesi e comaschi”.

“Bollette più care fino al 600%”

“Stiamo lavorando praticamente in perdita e fino alla fine dell’anno la situazione è destinata a non migliorare - ha spiegato l'allarmismo Sala -. Siamo abituati a guardare agli obiettivi e se qualcuno non ci dà una mano non possiamo farcela a raggiungerci”. Lui fa parte della quarta generazione di panettieri: due anni fa, il 3 febbraio del 2020, ha aperto “il posto dei miei sogni” dopo aver gareggiato a livello nazionale e mondiale, ma dopo tre settimane è iniziata la stretta delle zone. Nel 2021 “il lavoro è stato a singhiozzo”, mentre nel 2022 “le bollette sono passate da 3mila a 18mila euro a luglio, ho dovuto rinunciare a un’assunzione verbale perdendo un’opportunità per espandermi nel settore dei vini”.

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Pesa anche il rincaro delle materie prime, “ma sono nelle nostre stesse condizioni, con aumenti fino al 600% per luce e gas: nel 2020 ho spesso 80mila euro per l’energia, più del doppio rispetto al 2021 con vari mesi davanti per chiudere l’anno”. Il pane oggi costa 5 euro al chilo oggi, parlando delle semplici rosette, “ma per il lavoro che c’è dietro non è assolutamente un prezzo adeguato. Personalmente ho creato un’azienda funzionale, che fa utile e ha 24 dipendenti con voglia di fare: oggi sono tutti preoccupati, a loro devo assicurare lo stipendio mensile. Ogni panificio è speciale, ha la sua identità e rappresenta in piccolo la diversità dell’Italia”.

protesta panificatori lecco 5 ottobre 20222 Paolo Sala-2

“Un collega mi ha proposto di fare produzione da lui perché ha la fortuna di avere ancora il prezzo bloccato: ma mettersi insieme vorrebbe dire tramutarsi nella grande distribuzione organizzata, non quello che vogliamo. I panettieri artigianali pensano anche alla salute del cliente, senza la velocizzazione dei passaggi”, ha quindi rivelato Sala. Gli effetti dei rincari senza fine? “Saremo costretti a triplicare o quadruplicare il prezzo al cliente, ma se un panino tocca i prezzi delle bistecche… Vogliamo solo lavorare nelle condizioni corrette”.

Le richieste dei panificatori dove portano? “Al fatto che tutti conoscano le nostre difficoltà; che lo stato intervenga tempestivamente per abbassare il costo energetico; della possibilità di usufruire di una cassa integrazione in deroga; di ridurre il cuneo fiscale sugli stipendi dei dipendenti; che i soldi ingiustamente pagato vengano restituiti in qualche modo”.

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Il lato dei fornitori

Aumenti esponenziali che non colpiscono solo i "raffinatori", come testimoniato da Sandro Palumbo, fornitore di materie prime: “La rabbia che ho dentro è la stessa vostra, ho anche due gelaterie da mandare avanti con 12 dipendenti. Quella che accendiamo oggi è una lampadina sul settore, qui ci sono tanti Imprenditori con la “I” maiuscola: ci dobbiamo mettere in gioco, non può esistere una baguette venduta a 0.16 centesimi al chilo. Tutto possono togliervi, tranne la dignità nel fare il vostro lavoro: gli aumenti a catena non possono essere assorbiti dal rivenditore finale, neanche con l’aumento dei prezzi. Questo mese, come azienda produttrice, abbiamo pagato 101mila euro per la fornitura della corrente, da 8 a 11mila euro nelle mie gelaterie: non esiste un margine utile per assorbire questo aumento folle, con 64 e 12 dipendenti cui riconoscere gli stipendi”.

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Cosa fa lo Stato? “Ci dà trentamila a fondo perduto dietro il consumo di prodotti che arrivano da determinate tipologie di aziende, ma solo se non siamo in crisi. Poi dobbiamo munirci di strumenti informatici che segnalano se andiamo in difficoltà economica: al posto di darci una mano, ci prendono in giro”. L’altro grande assente “è il mondo sindacale. Non ho visto proteste in favore del mondo imprenditoriale: zero, assenza totale. Oggi stare aperti e un’impresa a tutti gli effetti, il pane di domani rischia di non esserci proprio”.

“Nei supermercati pane a 16,50€ al chilo”

“Tra gli argomenti più dibattuti tra noi colleghi c’è quello del prezzo del pane: un mio parente lavora in un punto vendita Esselunga del territorio, dotato del proprio laboratorio, e vende al prezzo di 3,29€ al sacchetto, ovvero 16,50€ al chilo - ha fatto presente il panificatore Marra di Cantù (Como) -. La cosa curiosa è che il pane in questione è fatto in modo semplice: loro, però, riescono a venderlo a quel prezzo, a noi non credo che sarebbe concesso. La produzione e la vendita sono notevolmente aumentate: evidentemente è uno dei pochi bene ancora veramente accessibile”.

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“Una realtà piccolissima come la nostra ha tra i clienti anche la vecchietta che paga con i centesimi, oppure siamo tornati addirittura a usare il libretto azzurro (del credito, ndr). Portare il pane a 16€ al chilo è impensabile, ma vedo che è così anche per gli altri presenti”, ha quindi spiegato l'esercente Mandelli di Imbersago. In tanti, non solo nel Lecchese, portano avanti l’idea di non pagare le bollette extra-large, ma Ciresa ha fatto presente che è “un'ipotesi difficilissima da applicare, somiglia allo sciopero della produzione che andò in scena qualche decina d’anni fa”.

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