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Il caso / Valsassina / Via Giuseppe Mazzini

Caso Combi Arialdo: assemblea pubblica, finalmente c'è la data

Il Comune, nel pieno della crisi politica, ha fissato il momento al quale potranno partecipare i cittadini

Il caso Combi Arialdo è stato messo in stand by, ma sicuramente tornerà a far discutere. A Ballabio, infatti, l'amministrazione dovrà passare prima di tutto dall'approvazione del bilancio fissata per il prossimo 30 giugno, con tutto il carico di veleni, e il rischio del commissariamento allegato, che sta contraddistinguendo il rapporto tra il sindaco Giovanni Bruno Bussola e l'assessore, oltre che già primo cittadino, Alessandra Consonni. Veleni che nascono dal protocollo d'intesa firmato da azienda, Comune, Regione e Provincia per l'ampliamento della stessa realtà imprenditoriale sul pratone del Barech.

Caso Combi-Barech: ecco l'assemblea pubblica

Richiesta a gran voce dai "ribelli" della minoranza, giovedi 28 luglio, alle ore 20.30, si terrà un'assemblea pubblica “relativa alle ipotesi progettuali per lo sviluppo dell'area industriale e relativo Bando Arest”. Il confronto si terrà all'interno della sala consiliare di via Mazzini.

Il progetto della Combi

A inizio maggio era stata ufficializzata la sottoscrizione del protocollo, per il sindaco Bussola “un esempio di collaborazione tra pubblico e privato per l'interesse della collettività”. Nel 2021 l’Azienda Combi ha ufficializzato la necessità di ampliare la propria produzione ed il conseguente rischio di delocalizzazione e abbandono della sede di Ballabio, che al momento contava 65 lavoratori. A ottobre 2021 il Consiglio Comunale, senza nessun voto contrario, aveva incaricato Sindaco e Giunta di attivarsi per evitare la delocalizzazione dell’azienda, coinvolgendo enti superiori come Provincia e Regione.

“Dopo mesi di trattativa è stata individuata la possibilità di avviare l’iter di un accordo di programma partendo da alcuni punti fermi - aveva sottolineato Bussola a suo tempo -, ovvero l'impegno ad assumere nuovi lavoratori, ecosostenibilità della nuova struttura, riqualificazione dell’intera zona industriale, standard qualitativi per 400mila euro da destinare ad opere pubbliche”. Per quanto concerne le nuove assunzioni l’azienda, per raggiungere i propri obiettivi di mercato, si è impegnata ad aggiungere 40 nuove posizioni lavorative all’attuale organico e le modalità di attuazione verranno specificate in sede di sottoscrizione dell’accordo di programma e prevederanno una sorta di priorità per i residenti di Ballabio.

“Il concept progettuale della nuova struttura, presentato dalla Combi, è altamente ecosostenibile, legato alle aziende green 4.0, con un manto erboso come copertura al fine di integrarsi al meglio con l’ambiente circostante con un limitato impatto ambientale - aveva aggiunto il primo cittadino -. Anche l’attuale sede, che resterà operativa, sarà oggetto di riqualificazione".

Azienda 1-2

Il protocollo d’intesa con l’Azienda Combi, sottoscritto da Comune, Provincia e presentato alla Regione prevede il totale rifacimento della sede stradale di via per Morterone con un allargamento della carreggiata atto a favorire il doppio senso di circolazione, ora in alcuni punti pressoché impossibile, e, soprattutto, con la realizzazione di un marciapiede per tutelare la sicurezza dei tanti cittadini che utilizzano questa via per correre e passeggiare. Come già accennato, l’azienda erogherà inoltre standard qualitativi per 400.000 euro da utilizzare in opere pubbliche sul territorio, ancora da definirsi con precisione, ma che l’Amministrazione Comunale intende utilizzare, in via primaria, per la realizzazione di nuovi parcheggi per Ballabio Superiore.

“La decisione dell’Amministrazione Comunale di appoggiare il progetto è frutto di un’attenta valutazione delle varie esigenze - aveva concluso Bussola -. In primis la tutela dell’ambiente e dei residenti della zona, richiedendo un progetto ad alta ecosostenibilità. Inoltre, gli interessi dell’intero tessuto economico ballabiese ed evitare le eventuali ripercussioni negative su tutto l’indotto causate da una delocalizzazione, nonché il possibile degrado per l’abbandono di una grossa fetta dell’area industriale, esperienza già vissuta in paese con la chiusura dell’ex colonia”. Fu il primo atto di una guerra aperta all'interno della maggioranza.

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