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Il Lecchese in mostra sulla città con le splendide foto di Mauro Lanfranchi: «Sono soddisfatto»

Scatti d'autore sul vallo delle mura medievali e presso il Palazzo comunale. Il curatore Negri: «Abbiamo voluto mostrare le nostre montagne in modo ricercato»

Tra tutte le critiche che abbiamo sentito (e mosso, talvolta) a Lecco, di certo non è mai capitato di leggere o udire un qualcosa che ne mettesse in dubbio le qualità estetiche di città e territorio circostante. Plurifografata da lecchesi e turisti, la catena montuosa che ci circonda è stata immortalata da un nome su tutti, quello di Mauro Lanfranchi. Fotografo laorchese, recentemente vincitore di un premio messo in palio dal Touring Club Italiano, ha "portato in giro" il nome di Lecco attraverso i suoi scatti: dalla mattinata di giovedì 21 (e fino al prossimo 20 agosto) trenta di essi, che fanno parte di un vasto archivio fatto di diecimila momenti catturati, sono esposti sulle mura medievali della città e sulle pareti interne ed esterne di Palazzo Bovara, sede dell'Amministrazione comunale, per la mostra "Solstizio Lecchese".

Festa del lago e della montagna: il programma

Stampati dalla Lithoservice e installati con l'ausilio di Silvano Locatelli del Soccorso Alpino, sono stati scelti dall'archittetto Maurizio Negri e dalla dottoressa Edi D'Agnese, Direttore del servizio Cultura e Teatro del Comune di Lecco, tra quelli forniti da Lanfranchi. «Già questa mattina sono stato fermato e chiamato a casa da centinaia di persone, e non per modo di dire - ci racconta Mauro al telefono, non senza una punta di stupore -. Questo progetto è iniziato a maturare con l'esposizione iconografica fatta per raccontare Casa Museo Villa Gerosa, voluta dalla Comunità Montana Lario Orientale e tenutasi a Palazzo delle Paure: in quell'occasione ho conosciuto la signora D'Agnese, che successivamente mi ha chiesto delle foto per realizzare la mostra che si è aperta oggi. Ho raggruppato circa 150 foto dal mio archivio, toccando la zona che arriva al Legnone; tra quelle ne sono state selezionate e stampate trenta. C'è molto Resegone in questa mostra, del resto è La Montagna di Lecco, ma bisognava fare delle scelte dolorose e la Grigna è stata, per forza di cose, un po' sacrificata. Le decisioni prese, però, sono giuste».

La stampa delle foto rappresenta lo snodo cruciale per un espositore, ciò che può valorizzare o rovinare una mostra intera: «Ero molto interessato a capire lo sviluppo fisico delle immagini, perchè la tipologia delle mie fotografie è di difficile stampa, visto che mi muovo in orari insoliti e le sfumature catturate sono veramente molteplici; non sono, in parole povere, le classiche foto "da cartolina". Devo dire che sono pienamente soddisfatto del lavoro che n'è uscito». La durata, due mesi pieni, non è consueta: «E questo è stato l'aspetto più piacevole e stupefacente, visto quanto poco diffuso è avere un'esposizione così lunga», conclude Mauro.

Lanfranchi, che meraviglia! Lo scatto della Grignetta premiato dal Cai 

La mostra raffigura la celebre vetta del Resegone, ovviamente, del Pizzo dei Tre Signori, la Grignetta, i Piani di Artavaggio, il Grignone, il Monte Due Mani, il Monte Barro, il Moregallo e, ancora, il San Martino, "prese" in veste estiva e invernale. Sul sfondo c'è sempre Lecco, raffigurata di giorno, al crepuscolo e di notte. Non mancano anche alcuni scatti a flora e fauna, collocati all'interno del Palazzo comunale sulle stampe "double face".

«Abbiamo cercato di mostrare, tra tutti gli scatti proposti da Lanfranchi, quelli che rappresentano tutti i luoghi riferiti alle montagne del nostro territorio, partendo da luoghi simbolo come Pescarenico e il ponte Azzone Visconti - racconta l'architetto Massimo Negri -. Il Resegone la fa da protagonista, ma sono presenti anche le altre cime più conosciute dai lecchesi. Non ci siamo dimenticati di mostrare qualche chicca sugli animali e sui fiori: segnalo, a questo proposito, il bello scatto del giglio martagone, un fiore molto particolare e raro. Abbiamo basato le nostre scelte su delle immagini che regalassero un punto di vista un po' particolare di punti ben conosciuti del nostro territorio, in condizioni atmosferiche molto particolari». 

Un'iniziativa, questa, apprezzata dai visitatori: «Abbiamo voluto attirare l'attenzione sulla città e, per quanto riguarda gli scatti posizionati all'esterno di Palazzo Bovara, sulla riqualificazione di un luogo dato per scontato. Abbiamo visto molte persone fermarsi, tanti soggetti che hanno colto il senso dell'opera esposta». Una "chicca" è rappresentata anche dal sistema di montaggio sul vallo delle mura antiche: «Abbiamo volutamente usato una modalità molto spartana, utilizzando funi e morsetti da montagna lasciati in bella vista. E', a nostro parere, scenografico e s'innesta alla perfezione sul concept della mostra», chiude Negri.

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