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L'incontro / Premana

Premana: Gimap e Sanelli faccia a faccia “per difendere il Made in Italy”

Confronto tra le due aziende valsassinesi dopo il caso che ha visto coinvolta proprio la Gimap

Un faccia a faccia “per difendere il Made in Italy”. È quello tenutosi nei giorni scorsi a Premana, sede delle storiche aziende Gimap e Coltelleria Sanelli. “La nota trasmessa nei giorni scorsi dalla Camera di Commercio di Como Lecco, che chiude la vicenda che ha coinvolto l’azienda Gimap, rappresenta un contributo positivo alla tutela del made in Italy, oltre che del marchio collettivo di qualità Premana”: l'hanno affermato Antonio Sanelli, presidente della Coltelleria Sanelli Srl, e Vittorino Gianola, presidente della Gimap Srl, al termine dell'incontro svoltosi in Valsassina.

“Da imprenditori siamo felici di questo esito positivo - hanno spiegato attraverso una nota congiunta -. Condividiamo infatti la preoccupazione che la serietà delle nostre due aziende e l’impegno che ci porta ad investire nella qualità del nostro prodotto possa essere tutelato e possa così continuare a rappresentare un elemento distintivo e un fattore competitivo. Il made in Italy è un valore che ci appartiene e che vogliamo difendere da chi dovesse cercare di abusarne in modo improprio. Ce lo chiedono i nostri dipendenti, i nostri fornitori e i nostri clienti, che ne riconoscono l’importanza”.

“Allo stesso modo crediamo che anche il nome di Premana debba essere tutelato, perché possa continuare a essere un simbolo della produzione di articoli da taglio di qualità - concludono i due imprenditori -. E imprese come le nostre hanno l’orgoglio di saperlo efficacemente rappresentare”.

Il caso Gimap

Giusto lo scorso 10 febbraio si era chiuso la spiacevole caso riguardante la Gimap. A mettervi la parola fine era stata la sopracitata nota diffusa dalla Camera di commercio Como-Lecco che ha trattato della presunta contraffazione da parte della di Premana del ‘Made in Italy’ e del ‘Marchio collettivo di qualità Premana’, legata al sequestro cautelativo di 126mila forbici importate. “Una notizia che, dunque, alla prova dei fatti, si è dimostrata una vera e propria ‘fake news’. Nessuna contraffazione” dei due marchi da parte dell'azienda valsassinese, che ha risposto piccata alle precedenti accuse.

“Siamo felici della chiara presa di posizione da parte del Comitato Tecnico Scientifico Camerale - ha aggiunto l'azienda -, che sgombra così ogni residuo dubbio dal campo. Del resto, chi conosce la nostra impresa sa bene quanto siano forti e radicate sia la nostra vocazione manifatturiera, sia la ricerca della qualità produttiva, sia infine il legame con Premana e con la tradizione di eccellenza che l’industria metalmeccanica qui esprime”.

“Siamo profondamente dispiaciuti che l’assenza di un documento doganale abbia determinato un’attenzione mediatica del tutto impropria verso Gimap e verso il Made in Premana, creando confusione e arrecando un danno di immagine per la nostra azienda e per tutti coloro che, come Gimap, sono impegnati ogni giorno nel proprio lavoro”. Prosegue ancora l'azienda: “Da imprenditori che sanno guardare sempre avanti, vogliamo rassicurare tutti la nostra famiglia aziendale, la comunità permanesse, i nostri clienti e fornitori che questa pur spiacevole vicenda anziché deprimerci, ha confermato in noi la determinazione e l’impegno verso i nuovi importanti investimenti che abbiamo già progettato e a cui daremo attuazione nel breve periodo: dall’ampliamento della sede produttiva all’introduzione di ulteriori macchinari all’insegna dei parametri dell’Industria 4.0”.

I prodotti fermati

I controlli eseguiti dai doganieri avevano fatto emergere delle irregolarità sia in materia di tutela del Made in Italy, per quanto riguarda l'indicazione di origine, sia in materia di Codice del Consumo, perchè mancavano indicazioni precise su nome, sede e indirizzo del soggetto importatore. I militari e i funzionari doganali, hanno notato che il marchio aziendale italiano, quello dell'azienda valsassinese, era messo sui prodotti senza alcun riferimento all’origine ed alla provenienza estera delle merci e hanno constatato l’assenza di attestazioni del titolare o del licenziatario del marchio per quanto riguarda le informazioni relative alla tracciabilità degli utensili.

Hanno quindi sequestrato, amministrativamente, le 126mila forbici professionali potenzialmente pericolose e hanno segnalato alla Camera di Commercio di Como-Lecco il titolare della società di capitali, un italiano, per la violazione della normativa sul Made in Italy e del Codice del Consumo, che prevedono sanzioni amministrative che vanno rispettivamente, da 10.000 euro a 250.000 euro e da 516 euro a 25.823 euro.

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