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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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"La giustizia degli uomini secondo Alessandro Manzoni" fa il tutto esaurito

Incontro sulla Storia della colonna infame e quei temi complessi che segnano il rapporto tra persona e diritto, tra humanitas e legge. In cattedra magistrati, avvocati e istituzioni

In tanti hanno voluto essere presenti ieri sera a Villa Manzoni al convegno di studi “La giustizia degli uomini secondo Alessandro Manzoni: la storia della Colonna Infame”, promosso dai Rotary Club Manzoni, Lecco e le Grigne in collaborazione con l’assessorato alla cultura nell’ambito del ricco programma di celebrazioni “Una città per Manzoni” proposto dal comune di Lecco in occasione dei 150 anni dalla scomparsa del Grande Lombardo.

Oltre 160 persone hanno infatti preso parte all’evento, a testimonianza dell’interesse suscitato dal tema - per il quale il consiglio dell’ordine degli avvocati ha predisposto anche l’erogazione di crediti formativi - e della sua straordinaria attualità, richiamata da tutti i relatori ospiti. Lo hanno sottolineato, in apertura, tutti i rappresentanti delle istituzioni presenti al convegno moderato dall'avvocato Giovanni Priore: dal presidente del tribunale di Lecco Ersilio Secchi al procuratore Ezio Domenico Basso, dal sindaco di Lecco Mauro Gattinoni al presidente dell’ordine degli avvocati di Lecco Elia Campanielli e altri ancora.

"L'attualità della giustizia riparativa"

E se il primo cittadino ha sottolineato "l’attualità della giustizia riparativa", citando i numerosi spazi di dialogo e confronto che a partire dal 2021 sono stati aperti in città, il presidente Campanielli ha invece richiamato la "funzione sociale dell’ordine nel diffondere una cultura del garantismo, basata sul diritto di difesa e la presunzione di innocenza".

Stefano Artese si quindi è soffermato sul valore del convegno per il mondo rotariano quale "occasione concreta di collaborazione con le istituzioni e momento di apertura alla città sui temi della giustizia”, auspicando l’avvio di un service con il Tribunale di Lecco, mentre la vicesindaco Simona Piazza ha ribadito lo spirito della rassegna: "Sei mesi di eventi, e non una sola giornata, attraverso i quali l’intera città, nelle sue diverse espressioni, promuove la cultura immateriale del territorio, di cui Manzoni è fattore centrale. L’esito di un percorso di tanti anni di lavoro per valorizzare la cultura manzoniana sottolineandone l’attualità".

L'intervento del sindaco di Lecco.

Il convegno si è aperto con l’intervento del professor Alberto Barzanò dell’università Cattolica dal titolo "L'humanitas come fondamento della giustizia degli uomini dalla Roma repubblicana ai nostri giorni”. Un excursus storico, il suo, che ha evidenziato come l’humanitas in ogni epoca sia stato il carattere che ha definito l’uomo in termini morali e culturali, individuando al tempo stesso l’insieme degli uomini e un comportamento all’insegna di equità, giustizia e mitezza. Barzanò non ha poi mancato di sottolineare alcuni difetti della nostra stessa legislazione, a cominciare dall’eccessiva quantità di leggi, che impedisce ai singoli di conoscere tutti i testi, tra i quali per altro in molti casi emergono incoerenze.

L'intervento di Manzi, presidente della corte d'appello di Milano

La relazione centrale è stata svolta da Enrico Manzi (presidente della Corte d’appello di Milano, seconda sezione penale) con una lettura approfondita de La colonna infame, che “è anche un’opera di storia del diritto, basata sullo studio accurato delle fonti”, ripercorrendo tutte le tappe dell’iniquo processo a Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Mora che portò alla loro condanna e alla loro barbara esecuzione.

"Manzoni è un grande realista, un maestro che ci guida attraverso la cronaca di questo processo con una dovizia di particolari, facendo intendere con chiarezza al lettore che se solo questi particolari fossero stati considerati nella loro oggettività dai giudici, la storia avrebbe avuto un ben altro esito. Il vero messaggio, infatti, che Manzoni ci lascia è questo: prima ancora che la condanna della tortura o della giurisprudenza che nel 1600 la consentiva, a esser condannato è il comportamento dei giudici, a cui va imputato il crimine di non aver assicurato al Piazza e al Mora un giusto processo”.

Il pubblico all'ascolto.

Un processo dunque che “non è figlio della legge ma dell’atteggiamento di chi deve applicarla e non lo fa, perché spinto dal prevalere della passione rispetto all’analisi razionale dei fatti". Successivamente Mauro Rossetto (direttore scientifico del Museo Manzoniano di Lecco) si è soffermato sulla genesi de La Colonna Infame all’interno de I Promessi Sposi, sottolineando come si sia trattato di una “vittoria della storia sull’invenzione”.

Rossetto e lo stretto legame tra il saggio e i Promessi sposi

Rossetto ha dimostrato, infatti, la stretta interdipendenza del saggio manzoniano con I Promessi Sposi, a partire dall’iniziale ideazione come capitolo del grande romanzo storico. La dimensione e l’importanza a cui assunse si rivelò tuttavia incompatibile con l’economia del romanzo, al punto da indurre Manzoni ad accantonarlo. Sebbene non sia chiaro quando e perché, la redazione finale coincise con la decisione di editare questo capolavoro solo nel 1840/42, a 17 anni dal suo parto iniziale, non in una pubblicazione a sé, ma come vero finale de I Promessi Sposi, solo dopo il quale, infatti, compare stampata nel volume la parola “Fine”. Secondo Rossetto si tratta di un’opera letteraria, non solo molto attuale e universale, ma anche originale come tipologia nel panorama europeo. 

Infine, nella sua relazione, Gian Luigi Daccò (già direttore del Simul e profondo studioso di Alessandro Manzoni) ha evidenziato come “nella riflessione sugli errori delle epoche e sul male nel mondo non ci si può limitare al piano puramente umano, perché entra in gioco la Provvidenza. L’argomento è presentato subito da Manzoni nella introduzione della Colonna Infame: "l’orrore scompare e rimane la colpa; e, cercando un colpevole contro cui sdegnarsi a ragione, il pensiero si trova con raccapriccio condotto a esitare tra due bestemmie, che son due deliri: negar la Provvidenza, o accusarla". È questo il punto sostanziale del saggio, per il cristiano Manzoni. Come conciliare la provvidenza di un Dio buono con l'esistenza, certa , della ingiustizia nel mondo? Del dolore degli innocenti, in questo nostro mondo senza giustizia?”. Temi complessi e di valore, che hanno saputo catturare l'attenzione dei presenti.

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