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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Dopo la visita / Acquate - Malnago - Falghera - Deviscio / Via Privata Fabio Filzi

Salvini contestato in Polonia, Iperal: “Non l'abbiamo finanziato”

Anche l'azienda attiva nella grande distribuzione precisa la propria posizione dopo i fatti che hanno visto protagonista il senatore leghista

Prosegue il dissociamento delle aziende dalla contestata visita di Matteo Salvini in Polonia. Anche il marchio di Iperal, colosso della grande distribuzione organizzata con vari punti vendita nel Lecchese, ha fatto capolino in mondovisione. Una comparsa non voluta e derivata dal supporto all'associazione Cancro Primo Aiuto, molto attiva nel nostro territorio e che ha in Salvini uno dei testimonial più in vista. Molto semplicemente, uno dei giacconi donati al senatore leghista è stato indossato durante la visita nell'est Europa, finita malissimo.

“In merito a quanto emerso a mezzo social circa l’erronea associazione del nostro marchio - e di altri marchi di aziende italiane - all’operato di esponenti della politica, Iperal vuole precisare di essere una delle 150 aziende sostenitrici dell’associazione Cancro Primo Aiuto, organizzazione di volontariato che dalla metà degli anni '90 opera a sostegno dei malati oncologici”, spiega l'azienda con sede a Piantedo.

“Il giubbotto indossato dal senatore Salvini è uno degli strumenti pensati dall’Associazione a favore dell’operato dei tanti volontari che ne fanno parte e viene indossato da coloro che prestano la propria opera nell’associazione - si legge in una nota -, oltre che da esponenti della vita pubblica e politica che ne sostengono l’operato e che ne condividono l’impegno in ambito sociale e sanitario. Allo stesso modo siamo sempre vicini e sosteniamo l’impegno delle tante organizzazioni di volontariato che operano nei territori. Iperal precisa inoltre di non essere a conoscenza e di non aver contribuito economicamente all’iniziativa messa in atto dal senatore Salvini”.

Salvini contestato in Polonia

Accoglienza a dir poco gelida per Matteo Salvini, giunto nella stazione di Przemysl, cittadina polacca che si trova ad una decina di chilometri dal confine con l'Ucraina. Al suo arrivo il leader della Lega è stato contestato dal sindaco della città, Wojciech Bakun, che ha prima ringraziato l'Italia e poi ha mostrato a Salvini la maglietta con il volto di Putin spiegando: "Io non la ricevo, venga con me al confine a condannarlo". Un chiaro riferimento ai rapporti tra il presidente russo e il leader leghista, che fino a qualche tempo fa posava in foto proprio con la t-shirt raffigurante Putin. Poi a contestare il leader della Lega è arrivato un gruppetto di italiani, al grido di "buffone", "pagliaccio", "vergognati", con qualcuno che gli ricorda "tu dicevi 'mezzo Putin per due Mattarella'".

"Qualche italiano preferisce la guerra, mi spiace per lui. Io sono qua per la pace e condanno la guerra, condanno le bombe - ha risposto Salvini ai cronisti presenti  che gli chiedevano una condanna neiu confronti di Putin - Certo, ovvio. Condanniamo la guerra, chiunque condanna la guerra e l'aggressione tranne qualche italiano che è qua a parlare di guerra".

Ma l'intervento di Salvini è durato il tempo di due frasi, poi, sorpreso dal gesto del sindaco di Przemysl, ha preferito lasciare la conferenza stampa, sottolineando ancora la sua ferma condanna all'invasione russa in Ucraina, che sta causando la morte di persone innocenti.

Dopo la "fuga" di Salvini, Bakun ha parlato con la stampa, spiegando le motivazioni del suo gesto: "Stamattina ho scoperto che il Sig. Salvini avrebbe visitato Przemysl. L'ho ritenuto un gesto molto insolente da parte sua, così ho deciso di regalargli la maglietta con l'immagine del suo amico Putin, invitandolo a  visitare un centro profughi in cui ci sono migliaia di vittime di questa guerra". 

"Soltanto nelle ultime 24 ore - ha spiegato Bakun - la Polonia ha accettato 150mila rifugiati, di cui 43mila solo a Przemysl". Il sindaco polacco ha poi ringraziato le società statali per il loro sostegno: dalla Orlen, che sta dando gratuitamente carburante e e dispositivi di riscaldamento, alla PGNiG, che fornisce di gas i centri d'accoglienza.

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