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Sabato, 20 Aprile 2024
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Torna sul Lago per esporre le sue foto in una mostra: "Sempre legato a Mandello"

Marcello Navarrini, ora residente in Emilia, presenta l'esposizione dedicata ai suoi scatti allestita presso la sala polifunzionale del lido

Mandellese, domiciliato a Reggio Emilia, torna nella città natale per portare sul lago la sua arte fotografica, una passione che coltiva da oltre vent’anni. Stiamo parlando di Marcello Navarrini: con il suo obiettivo ha immortalato colori, persone, molteplici ambientazioni lungo le strade del mondo, trasmettendo poi con le sue immagini emozioni e riflessioni.

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La personale è ospitata dal 30 luglio all’8 agosto presso la sala polifunzionale del lido comunale di Mandello. Orario di apertura: dalle ore 10.30 alle 12 e dalle ore 18 alle 23. Abbiamo intervistato l'autore in occasione del suo ritorno nella Città della Guzzi.

Perchè la scelta di Mandello?

"Perchè Mandello è sempre nel mio cuore. Appena mi è possibile, quando sono libero da impegni, torno qui, dove ritrovo parenti, amici carissimi . Questa cittadina rimane il mio luogo di elezione.

Come ti sei avvicinato alla fotografia?

"Direi che è la fotografia ad essersi avvicinata a me. Mi sono appasionato di ciò che ci circonda cercando poi di fermare le istantanee più significative in un'immagine statica come memoria visiva".

Quali sono i tuoi soggetti?

"Sono Molteplici. Variano dai paesaggi al ritratto. In questi ultimi anni mi sono avvicinato, con grande interesse, all’astratto e ad altre forme artistiche moderne".

Cosa può trovare il visitatore qui al polifunzionale?

"Immagini e temi molto vari e interessanti. Perché il mio genere spazia in vari campi. Dai paesaggi ai personaggi che ho incontrato e visto negli innumerevoli miei viaggi nel mondo. Inoltre, il visitatore troverà foto che ritraggono espressioni visive e alternative di soggetti che io ho opportunamente modificato in maniera moderna".

Cosa porti con te nei tuoi viaggi nel mondo?

"Un arricchimento interiore, per il fatto che non mi considero un turista nella maniera più assoluta, ma bensì un viaggiatore. Una veste che mi spinge a scoprire le cose più recondite, parlando con i locali, gli indigeni, mosso dalla voglia di capire e scoprire. Questo atteggiamento mi consente di lasciare questi luoghi con una crescita interiore che i libri a tema strettamente turistico ti possono fornire solo in parte".

Quanti scatti sono raccolti nel tuo archivio fotografico?

"Tantissimi, non saprei dire un numero preciso. La raccolta abbraccia vent’anni di lavoro riutilizzato anche a livello espositivo. Un archivio immenso, custodito nel computer e su stampa".

Le tue foto, oltre all'esposizione al pubblico, hanno anche un obiettivo di tipo commerciale?

"Non sono alla ricerca di questa opzione. Nella maniera più assoluta. Io miro solo ad esternare le mie emozioni, i miei interessi, le mie passioni nei confronti del pubblico che apprezzo quando lo vedo arrivare a visitare la mostra. Dai puù esperti di fotografia e arte, ai non addetti ai lavori. La soddisfazione mia personale c'è in entrambi i casi".

Dall'analogico al digitale, cosa pensi di questi cambiamenti nella fotografia?

"Sono due mondi completamente diversi. Il primo in fase di estinzione, purtroppo. L’analogico forniva i mezzi per un accrescimento professionale del fotografo stesso. Mentre il digitale, dal punto di vista tecnico, ti garantisce invece ampi spazi di intervento lavorativo in post-produzione. Sicuramente questo nuovo sistema ti apre grandi praterie di utilizzo, se impiegato con intelligenza".

(Si ringrazia Alberto Bottani per la collaborazione)

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