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A Lecco la 'ndrangheta è di casa: “Il turismo è la nuova frontiera”

Il report dell'Osservatorio sulla criminalità organizzata dell'Università degli Studi di Milano conferma la presenza dei malintenzionati nel nostro territorio

Le inchieste sulla presenza della 'ndrangheta nel Lecchese non sono mai mancate. E gli ultimi studi confermano come la presenza malavitosa sia letteralmente di casa in Lombardia, la seconda regione in Italia per questo parametro. Milano, Monza Brianza, Como sono le province a più alta densità mafiosa; seguono Pavia, Varese, Lecco, poi l’area Bergamo-Brescia-Cremona-Mantova. È quanto emerge dalla ricerca dell'Osservatorio sulla criminalità organizzata (Cross) dell'Università degli Studi di Milano, in collaborazione con Cgil Lombardia.

“Qui stanno costruendo le loro fortune nonostante il lavoro enorme di magistrati e forze dell’ordine”: a dirlo è stato Nando dalla Chiesa, secondo figlio del generale Alberto Dalla Chiesa, che ha presentato l’avvio della ricerca al XIII Congresso della Cgil Lombardia. Da quanto emerge, la presenza mafiosa si riscontra dove c’è alta incidenza del traffico di droga, ma anche nelle località turistiche, con il lago di Garda che “è un grandissimo luogo di aggregazione mafiosa”.

La nuova frontiera della 'ndrangheta è il turismo

Secondo Dalla Chiesa “pesa l’assenza del gestore pubblico. Pesa la convivenza, l’immobilità delle istituzioni”, ha sottolineato l'ex deputato, che ha puntato il dito anche contro la sanità lombarda che, “aprendo al privato più che in altre regioni, offre spazi incontrollabili”, dato che “col massimo ribasso passano sempre le aziende illegali”. Altri punti critici sono cooperative, consorzi e cantieri.

Nello specifico la 'ndrangheta in Lombardia accresce la propria densità, tanto da presentare tre province (Monza Brianza, Milano e Como) con il livello massimo di riscontro, e altre due, Varese (dove si registra un'impennata del 58% delle estorsioni e dal 2018 al 2021 è aumentato il riciclaggio) e Lecco, sulla soglia del tetto massimo. Non sono risparmiati, anzi molto battuti, i territori piccoli a sud di Milano, come nel Pavese, mentre l'area lombarda sud orientale mostra la spinta dal basso delle 'ndrine dall'Emilia.

Questo, più nei dettagli, quanto si evince dal Rapporto Cross 2022, “Per spiegare questi dati - spiega Dalla Chiesa - occorre essere consapevoli che la Lombardia non solo è la seconda regione di 'ndrangheta in Italia, ma che il suo Pil raddoppia quello della Regione Lazio seconda in graduatoria”. Questo, per spiegare l'aumento esponenziale dei sodalizi nella regione, evidentemente attratti da investimenti di varia natura: “Questa è la loro casa: ne hanno una dove sono nati e un'altra dove stanno vivendo. A volte bisogna semplificare, perché molto spesso non lo si fa.

“La 'ndrangheta non basta per la droga a Milano”

Pare che alcune locali abbiano ridotto la propria attività sul mercato degli stupefacenti a vantaggio di attività "legali" che possano non nuocere alla credibilità dei propri esponenti. Questo tipo d'imprenditoria ovviamente non nasce dappertutto, ecco perché aree come quella del Garda, a forte vocazione turistica, godono di massima attenzione. “È evidente che il divertimento, come succede a Milano o a Madesimo, concentri presenze criminali”.

Per quanto riguarda il narcotraffico, presuntamente snobbato dalla nuova 'ndrangheta dei colletti bianchi, Dalla Chiesa è chiaro: “Dobbiamo smontare il luogo comune secondo cui il traffico di droga sia gestito a livelli alti: a livello di operatività quotidiana è sicuramente gestito da organizzazioni di rango minore, ma una parte di mercato all'ingrosso è gestito da altre organizzazioni criminali diverse dalla 'ndrangheta. Perché non si fanno la guerra? Perché, come mi ha spiegato un investigatore, nessuna organizzazione è in grado di soddisfare da sola la quantità di richiesta di droga che c'è a Milano”.

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