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il grido d'allarme / Centro storico / Piazza Giuseppe Garibaldi, 4

I panificatori lecchesi lanciano l'allarme: "Il pane artigianale a rischio"

Assipan Confcommercio chiede al Governo un adeguato e tempestivo credito d'imposta che compensi l'incremento del costo energetico: "Il settore rischia una brutta fine"

"Il pane artigianale a rischio". Assipan Confcommercio lancia il grido di allarme e chiede al Governo un adeguato e tempestivo credito d'imposta che compensi l'incremento del costo energetico, nonché un tetto massimo a questi costi, già applicato con successo in altri Paesi europei. Altrimenti, il pane artigianale, bene primario per eccellenza, potrebbe presto mancare sulle tavole degli italiani.

"Siamo molto preoccupati: l'aumento esponenziale delle utenze del gas e dell'energia elettrica pongono a serio rischio la tenuta delle imprese della panificazione - evidenzia il presidente del Gruppo Panificatori di Confcommercio Lecco, Gianpiero Nucera - Senza un intervento tempestivo ed efficace il nostro settore rischia davvero di fare una brutta fine". Anche Peppino Ciresa, componente del Consiglio dei Panificatori ed ex presidente di Confcommercio Lecco, esprime i suoi timori: "Stiamo vivendo un danno economico più pesante di quello causato dalla pandemia. Come evidenziato dal presidente nazionale Assipan Confcommercio, Antonio Tassone, non c'è tempo da perdere: abbiamo non più di sessanta giorni davanti. Il rischio è che tra un paio di mesi il pane artigianale possa sparire dalle tavole degli italiani: le piccole e medie imprese di questo passo scompariranno lasciando spazio ai grandi operatori industriali". 

Fino a 1.350 imprese in pericolo

Assipan ha voluto prendere posizione con un intervento coordinato in tutta Italia proprio per segnalare una situazione sempre più insostenibile. L'analisi dei bilanci delle imprese del settore della panificazione relativamente al periodo pre-crisi evidenziava un impatto dei costi riconducibili alle materie prime energetiche (bollette della luce, bollette del gas...) pari mediamente al 5% circa del fatturato complessivo aziendale. La situazione attuale disegna uno scenario che configura un balzo eclatante delle stesse voci di costo, mediamente quadruplicate per gli operatori del settore della panificazione. Il quadro che ne consegue rischia di produrre effetti devastanti sul comparto, prevalentemente per coloro che si appoggiano su un numero di addetti più corposo. Le prime stime prudenziali degli effetti della crisi sul settore della panificazione evidenziano che da qui alla metà del 2023, in assenza di aiuti concreti alle imprese e/o di interventi lineari e strutturali finalizzati a limitare l'impatto negativo della crisi energetica, si rischia di perdere fino a 1.350 imprese dell'intero settore della panificazione che potrebbero chiudere senza essere sostituite da nuove imprese, con una perdita di circa 5.300 posti di lavoro.

"Prezzi del gas da rivedere"

Nella nota diffusa a livello nazionale, Assipan Confcommercio ha evidenziato di ritenere "indispensabile l'immediato inserimento delle imprese della panificazione fra quelle energivore, alla luce soprattutto dell'impatto che tale voce di costo ha sul valore della produzione e, in linea generale, chiede di procedere alla revisione della fissazione dei prezzi del gas sul mercato TTF, ossia l'indice di borsa del gas sul mercato dei Paesi Bassi, dal quale sarebbe opportuno sganciarsi, e di valutare la possibilità di praticare prezzi del gas legati ai contratti di fornitura, cioè sulla base dei prezzi all'importazione che sono notevolmente più bassi di quelli del mercato TTF. Inoltre, il contesto economico attuale richiede di riconsiderare l’attivazione della moratoria sui finanziamenti in essere per un periodo di almeno 12 mesi, cosi come avvenuto in piena emergenza pandemica".

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