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Stress in gravidanza: lo studio Medea pubblicato sul Journal of Child Psychology and Psychiatry

La ricerca dell'Istituto lecchese per la prima volta indaga il ruolo delle cure materne nell'associazione tra livelli di stress della mamma in gravidanza e risposta allo stress del neonato

Uno studio lecchese suggerisce che la qualità della relazione che si instaura tra la mamma e il suo bambino dopo la nascita sia un fattore in grado di eliminare gli effetti negativi dell’esposizione a un alto livello di stress in gravidanza sul neonato. 

Lo studio, appena pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Journal of Child Psychology and Psychiatry (Jcpp), è stato inserito nei Research Headlines della casa editrice americana Wiley, che riportano le ricerche più innovative appena pubblicate.

Il lavoro, messo a punto dall’Irccs Eugenio Medea in collaborazione con il Research Department of Clinical Educational and Health Psychology della University College London e tuttora in corso, ha coinvolto 94 diadi mamma-bambino reclutate sin dalla gravidanza presso gli Ospedali Valduce di Como, Mandic di Merate e Fatebenefratelli di Erba e seguite nel corso dei primi anni di vita del bambino, anche attraverso la collaborazione con i centri vaccinali delle Ats Insubria e Brianza.

I risultati dello studio Medea

Precedenti lavori del gruppo di ricerca hanno mostrato come lo stress vissuto dalle future mamme in gravidanza e, in particolare, i livelli di cortisolo, il principale “ormone dello stress”, influenzino la risposta del bambino allo stress già a poche ore dalla nascita (Nazzari et al., 2019). I nuovi risultati dello studio, appena pubblicati su Jcpp, mostrano per la prima volta come la qualità della relazione che si instaura nei primi mesi di vita tra la mamma e il suo bambino sia in grado di mitigare questo effetto. In particolare, i risultati evidenziano come livelli elevati di cortisolo materno in gravidanza siano associati ad elevati livelli di cortisolo del neonato alla vaccinazione a 3 mesi solo nei figli di mamme meno disponibili emotivamente, cioè meno sensibili e responsive ai segnali del neonato. Al contrario, quest’associazione non è presente nei bambini esposti ad alto stress in gravidanza ma che avevano fatto esperienza di una mamma sensibile e disponibile emotivamente dopo la nascita.

“Da una prospettiva clinica, questi risultati suggeriscono che favorire l’instaurarsi di una buona relazione mamma-bambino dopo la nascita, soprattutto nelle donne che hanno sperimentato elevato stress durante la gravidanza, dovrebbe essere il focus degli interventi postnatali al fine di attenuare le conseguenze negative dello stress prenatale sullo sviluppo del bambino”, spiega Sarah Nazzari, ricercatrice dell’Irccs Eugenio Medea primo autore di questo lavoro.

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