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Caso Gilardi, Il Csm: “Danni a prestigio e indipendenza del giudice”. Aperta pratica per la sua tutela

La ricostruzione "ha ricevuto una notevole eco mediatica" e ha portato anche a "volantinaggio dinanzi alla Camera di dei deputati e a reiterate minacce e insulti sui social network"

Il Consiglio superiore della magistratura ha aperto una pratica a tutela della giudice del Tribunale di Lecco Marta Paganini che si è occupata della vicenda di Carlo Gilardi, l'anziano professore portato dai familiari in una casa di riposo la cui storia è stata resa nota dalla trasmissione 'Le Iene'. A giudizio del Csm, che ha approvato a larga maggioranza, con 2 voti contrari e una astensione, una delibera della prima commissione, nei confronti della giudice "sono state rese dichiarazioni lesive del suo prestigio e della sua indipendenza, tali da turbare il regolare svolgimento e la credibilità dell'azione giudiziaria".

La tutela era stata chiesta dai togati di Mi, Paola Braggion Loredana Micciché e Antonio D'Amato, e dal laico della Lega Emanuele Basile. "Da oltre un anno alcuni organi di informazione hanno riportato dei particolari della vicenda giudiziaria relativa all'amministrazione di sostegno di un soggetto debole non sempre rispondente ai reali accadimenti procedurali e processuali", rileva la delibera. Una ricostruzione che "ha ricevuto una notevole eco mediatica" e che ha portato anche a "volantinaggio dinanzi alla Camera di dei deputati e a reiterate minacce e insulti sui social network".

“Leso il prestigio della giurisdizione”

Tali episodi hanno determinato "la presentazione di due interrogazioni parlamentari e indotto il presidente del Tribunale di Lecco di chiedere alla Prefettura un servizio di protezione per la dottoressa Paganini". La stessa giudice "nel corso dell'audizione svolta in prima commissione ha prodotto la stampa di alcune pagine Facebook che contengono numerosi e vari commenti verbalmente violenti nonché gravemente e gratuitamente diffamatori e calunniosi spesso anche con l'utilizzo di un linguaggio triviale". Tutto ciò "è suscettibile di cagionare un grave turbamento nello svolgimento della sua attività con deleteri riflessi sulla credibilità dell'azione giudiziaria e sul rispetto delle prerogative della magistratura".

Pertanto, non volendo in alcun modo "entrare nel merito delle scelte dell'organo giudiziario o incidere sulla libertà di informazione" il Consiglio ritiene che "vi siano stati plurimi comportamenti che hanno leso il prestigio della giurisdizione e hanno turbato la credibilità della funzione giudiziaria" e dunque "di dover affermare che nel caso di specie si siano tra valicati i limiti di serena e obiettiva cronaca e critica dei provvedimenti giudiziari e si siano verificate plurime indebite interferenze volte a condizionare il percorso ordinario della vicenda giudiziaria".

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