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Mauro Piazza: "Dote scuola è uno strumento di libertà di scelta educativa in linea con la costituzione"

In risposta ai dubbi sul dispositivo che Regione Lombardia eroga alle famiglie per assicurare la liberà di scelta per quel che riguarda l'istruzione è intervenuto Mauro Piazza (NCD)

“La Dote scuola è uno strumento di semplificazione e di sostegno alla libertà di scelta educativa decisamente in linea con il quadro costituzionale e che nessun Tar ha mai bocciato”.

Così Mauro Piazza, vice capogruppo del Nuovo Centrodestra in Consiglio regionale, risponde all’assessore all'istruzione di Mandello, Maurizio Bertoli, che aveva avanzato dubbi sul dispositivo che Regione Lombardia eroga alle famiglie per assicurare la liberà di scelta per quel che riguarda l’istruzione dei propri figli. Bertoli in particolare aveva denunciato la volontà politica di “ridurre il contributo alle famiglie iscritte alle scuole statali per aumentare il contributo a beneficio delle paritarie” tramite il bando.

 “Destinatarie della Dote sono le famiglie degli alunni iscritti a scuole paritarie e statali della Lombardia purché aventi un Isee non superiore ad una certa soglia – spiega Piazza – La Dote ha tre componenti. Il “Contributo per l’acquisto di libri di testo e dotazioni tecnologiche” - per studenti iscritti a scuole secondarie di I grado (classi I, II e III) e secondarie di secondo grado (classi I e II) statali e paritarie con un Isee pari a 15.458 euro - che sostituisce il vecchio “sostegno al reddito”, il quale non scompare ma è semplicemente chiamato in altro modo”.

 “I ragazzi portatori di un handicap certificato frequentanti le scuole paritarie di ogni ordine e grado hanno diritto a un contributo pari a 3.000 euro l’anno per spese connesse al personale di sostegno” e questa è la componente Disabilità.
Infine il Buono scuola: “E’ lo strumento attraverso cui Regione Lombardia sostiene la libertà di scelta delle famiglie che iscrivono i propri figli alle scuole paritarie, evitando loro, seppur solo in parte, la discriminazione di dover pagare due volte l’istruzione ai propri figli: una con il normale prelievo fiscale, l’altra con le rette di frequenza che questi istituti richiedono per sopravvivere”, precisa Piazza. 

“Nonostante sia riconosciuta per legge, la parità scolastica è inattuata dal punto di vista economico – evidenzia Piazza - Pur garantendo gli standard di qualità previsti dalla normativa, gli istituti paritari ricevono dallo Stato risorse largamente insufficienti a coprire i costi del servizio. Da qui, l’inevitabile scelta di far pesare tali costi sulle famiglie con le rette, che il Buono scuola rende meno gravosi”.

Quanto al Tar, citato da Bertoli, l’unico punto messo in discussione dalla sentenza riguarda l’Integrazione al reddito già modificata dall’attuale Giunta regionale prima ancora che il Tribunale si pronunciasse.

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