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Accorpamenti, Tentori (Pd): "Riorganizzare non vuol dire impoverire"

Per la deputata lecchese occorre "lavorare uniti affinché il nostro territorio non ne esca impoverito"

«Riorganizzare e accorpare enti e istituzioni non è automaticamente sinonimo di impoverimento della specificità territoriale o di peggioramento dei servizi: dipende da come si fa e come si gestisce»: è questa la riflessione che la deputata lecchese Veronica Tentori, eletta in quota al Partito democratico, esprime in merito alla questione degli accorpamenti che sta creando ampio dibattito fra l'opinione pubblica come nel mondo politico.

«Ci troviamo senza dubbio in un momento di profonda transizione, non solo per il territorio lecchese, ma per l'intero Paese - scrive sul suo profilo social la parlamentare - Va precisato che il percorso organico di riforma che stiamo mettendo in campo si muove parallelamente su due binari: il rilancio economico e occupazionale (che sta cominciando a dare i primi tangibili risultati) e la creazione di strutture e strumenti che permettano di amministrare meglio, spendere meglio e fornire ai cittadini servizi efficienti. Aggiungo che negli ultimi decenni sono intervenute significative trasformazioni macro-urbanistiche, culturali ed economiche, anche sul nostro territorio, tanto che in molti casi non ha più senso ragionare in termini di confini amministrativi, ma vanno fatte valutazioni secondo aree omogenee e sistemi più ampi e complessi».

Per questo, secondo la riflessione di Tentori, accorpamento non significa necessariamente togliere risorse, «come sarebbe un errore affrontare un ragionamento cosí complesso pensando, a prescindere, che le istituzioni pubbliche vadano accorpate perché comportano solo sprechi, inefficienze, poltrone per i politici e costi inutili. Ogni cosa va affrontata con la giusta dose di buon senso».

L'attenzione al territorio e alle sue esigenze rimane fondamentale per la parlamentare: «Non dimentichiamo che i Comuni, i Sindaci, i nostri amministratori provinciali, sono i presidi istituzionali più vicini ai cittadini, che mantengono saldo nella collettività il valore delle istituzioni. Mi fido di loro, non li considero degli spreconi o degli sprovveduti, e sto dalla loro parte quando chiedono che eventuali accorpamenti siano gestiti garantendo autonomia e flessibilità in base ai particolari contesti e non allontanando dai cittadini servizi essenziali, come scuole, trasporti o uffici postali per esempio, perché si rischierebbe l'impoverimento e l'abbandono dei nostri territori e delle nostre comunità, come nelle zone disagiate o montane. Allo stesso modo sono convinta che gli accorpamenti di enti come la Camera di Commercio o la Prefettura, se gestiti in modo pro-attivo e lungimirante, potrebbero rappresentare l'opportunità di rafforzarsi e contare di più. Se sapremo comunque garantire ai nostri cittadini servizi e sicurezza, gli spostamenti degli uffici dirigenziali conteranno fino a un certo punto. Ma quale strategia territoriale possiamo adottare per affrontare questo passaggio che porterà il nostro territorio non a isolarsi, ma a doversi confrontare con l'intero sistema brianza e con il territorio pedemontano?».

«Dimostrarci uniti e individuare un obiettivo collettivo è indispensabile per affrontare un ragionamento che altrimenti rischia di apparire come una difesa dell'esistente - conclude Tentori - o peggio una conservazione di poteri, che non prefigura prospettive di cambiamento e che non guarda al futuro, ma continua a rimpiangere il passato. Lavorare uniti, dunque, per contare, essere più forti e credibili nei confronti del Governo nazionale, della Regione Lombardia e di tutti gli attori coinvolti da cui dobbiamo pretendere un ragionamento organico, affinchè il nostro territorio non ne esca impoverito».

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