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"Al Bione", Qui Lecco Libera: "Un epilogo annunciato"

"A rischio la credibilità di chi ha gestito la questione"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccoToday

Il centro sportivo lecchese del Bione è prossimo alla chiusura. A quasi un anno e mezzo dalla scadenza del contratto di gestione stipulato nel 2007 tra il Comune di Lecco e la società Sport Management Spa di Verona (il “gestore”), i cittadini-utenti del Bione si sono ritrovati in un incubo. Il sindaco di Lecco ha scritto una lettera aperta il 20 gennaio parlando di una “matassa” che si sarebbe “aggrovigliata sempre più”. Una grana capitata all’improvviso alla quale, dice, avrebbe cercato di mettere una pezza a fine 2016 “differendo” la scadenza del contratto di Sport Management. Una sorta di “proroga” per tenere aperto il centro (“Una delle più belle strutture dell’intera Regione”, parole sue). Questa linea, però, è stata sconfessata nei primi giorni del 2017 dal segretario generale Michele Luccisano, il quale -come noto- ha preso carta e penna e scritto al “gestore” che “la prosecuzione della concessione […] dopo il 31 dicembre scorso è priva di qualsivoglia titolo giuridico legittimante”.

La solita burocrazia che rema contro il “bene comune”, hanno protestato alcuni.

Gli atti, i documenti e i riscontri, però, tracciano un quadro diverso. E forniscono le chiavi per comprendere fino in fondo il merito dell’“affare Bione”.

Partiamo dalla determina dirigenziale del 30 ottobre 2015 firmata dall’allora direttore del settore Educazione, cultura e sport, Giovanna Esposito. Nell’attesa di un “nuovo gestore”, si legge, il Comune di Lecco decide di “prorogare il contratto per la gestione degli impianti sportivi ‘Al Bione’ fino alla data del 31 dicembre 2016”.

Trascorre un anno. È il 21 ottobre 2016 e la società Sport Management scrive al Comune di Lecco. Il gestore “prorogato” del Bione esprime “disappunto”. Sul tavolo, infatti, è ancora aperta una questione relativa ad alcuni “interventi di miglioria” che la Sport Management vuol vedersi riconosciuti come “alternativi a quelli offerti in sede di gara”. Ma non è il punto che interessa. Il cuore della missiva è un altro. La struttura che secondo il sindaco di Lecco sarebbe “una delle più belle dell’intera Regione”, presenta per il suo gestore delle “problematiche relative alla sicurezza delle vetrate”. Non parrebbe una questione da poco: “Non assumiamo alcuna responsabilità per l’ipotesi in cui dovessero verificarsi danni a cose o a persone -scrive la società veronese-. […] Lo stato delle vetrate risulta addirittura peggiorato tanto che dobbiamo insistere affinché effettuiate i necessari approfondimenti e, se del caso, disponiate l’interdizione al pubblico delle aree interessate ferma restando la manleva di cui sopra da qualsivoglia responsabilità”.

Anche il sindaco è tra i destinatari della lettera.

Il 2 novembre, pochi giorni dopo la comunicazione del gestore, l’allora dirigente comunale Maria Lombardi scrive al sindaco e, tra gli altri, agli assessori Valsecchi e Gheza. Ha ricevuto la nota della società veronese e chiede lumi. “È indispensabile che vengano adottate tutte le misure volte alla definizione sia della situazione contrattuale che di sicurezza degli edifici”. Sarebbero necessari “urgenti provvedimenti”. Lombardi è chiarissima: “Non è possibile pensare ad una proroga in assenza della preventiva definizione del pregresso”.

La dirigente non riceve risposta. E così, il 20 dicembre, decide di riscrivere (ai soliti destinatari, sindaco incluso). “Si sollecitano le risposte e conseguenti provvedimenti in merito alla verifica delle condizioni di sicurezza del centro sportivo Bione”. E, se non fosse sufficientemente chiaro il concetto, aggiunte: in futuro “non è possibile legittimamente procedere” ad alcun “istituto della proroga”.

Il 21 dicembre, un giorno dopo, scrive di nuovo. Oggetto: “Centro Sportivo Bione. Sollecito verifiche e provvedimenti”.

Due giorni più tardi arriva un’altra lettera del gestore del Bione. Il sindaco di Lecco è in cima all’elenco destinatari. Lo scritto contiene due notizie importanti. La prima: il contratto tra il Comune di Lecco e la società sarebbe “scaduto” già il 30 aprile 2016, proroga semestrale inclusa. Dopodiché la società aggiunge il “carico”: “Per il periodo di proroga successivo a quello contrattualmente previsto (dunque dal 30 aprile in avanti, ndr), non assumiamo alcuna responsabilità neppure con riferimento agli aspetti di sicurezza legati alle carenze della struttura”.

La dirigente Lombardi e il direttore del Servizio Sport Malighetti scrivono all’amministrazione comunale (Brivio, Gheza, Valsecchi in testa), inoltrando la nota della Sport Management e sollecitando una risposta.

È allora che il sindaco di Lecco, contrariamente alle indicazioni della (ex) dirigente Lombardi, dispone il “differimento”. Di fatto si tratta di quella “proroga” che i tecnici suggerivano non essere assolutamente “pensabile”. La decisione esce sulla stampa locale, accompagnata dai cori di giubilo per il “coraggio” mostrato dall’amministrazione contro le pastoie burocratiche.

Il 2 gennaio, però, succede qualcosa. L’avvocato del Comune di Lecco, Mario Pedrazzini, scrive un parere di tre capoversi. A riceverlo, come al solito, sono i vertici dell’amministrazione comunale. L’avvocatura ribadisce pareri già espressi. E che sono macigni.

Primo: la proroga del contratto disposta dal Comune di Lecco nell’ottobre 2015 fino al 31 dicembre 2016 è “illegittima”. E “qualsiasi ulteriore ipotesi di proroga” sarebbe “manifestamente” illegittima.

Secondo: “per il periodo di gestione post 31.10.2015”, mette nero su bianco l’avvocato del Comune di Lecco, “non sussistevano garanzie di terzi”. La polizza per responsabilità civile verso terzi relativa al Bione -chiarisce infatti Pedrazzini il 2 gennaio 2017- “copriva unicamente il periodo sino al 31 ottobre 2015”.

Il giorno dopo, siamo al 3 gennaio 2017, il segretario generale Luccisano mette la sua firma in calce al provvedimento che blocca il “differimento” annunciato dal sindaco di Lecco, giudicandolo “privo di qualsivoglia titolo giuridico legittimante”.

Dai documenti, dunque, parrebbe non esserci alcuna “matassa” o groviglio di “profili giuridici, amministrativi e tecnici che non sempre guardano nella stessa direzione” (parole di Brivio): piuttosto ci sono due problemi enormi che sono stati lasciati incancrenire in attesa del fantomatico “nuovo gestore” (ragione sociale: “Godot”). Uno consiste nell’illegittimità della proroga -senza alcuna garanzia di terzi, peraltro- disposta nell’ottobre 2015. L’altro, e ancor più allarmante per utenti e lavoratori del centro, stando alle carte, riguarderebbe la sicurezza delle vetrate.

Questa è la “questione”, per citare la recente lettera aperta del Sindaco, nient’altro. Il “bene primario per la collettività” non è affatto l’apertura del Bione a tutti i costi, “senza se e senza ma”. Semmai è fornire ai cittadini-utenti la piena e corretta informazione sullo stato della struttura e su quel che sta accadendo tra il municipio e il centro sportivo. “Sono ottimista sulla soluzione del problema”, ha scritto Brivio, pronto nel caso a “protestare davanti agli impianti”. Lui.

Secondo l’enciclopedia Treccani, il “bluff” è propriamente il “soffio di vento”. Quello che rischia di spazzare via la credibilità di chi ha amministrato la “questione Bione”.

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