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Venerdì, 26 Aprile 2024
Il provvedimento

Caregiver, la Lombardia ha la prima legge: “Figura riconosciuta”

Il Consiglio ha approvato all'unanimità il provvedimento: definite le competenze di Regione e Comuni. Mammì (5Stelle): “Ma le risorse sono scarse”

La Lombardia fa un primo passo verso i caregiver. “Sostenere e valorizzare la figura” famigliare, la persona che per scelta volontaria assiste e si prende cura di un parente infermo o disabile. È l’obiettivo della legge approvata martedì all’unanimità in Consiglio regionale. “Con questo provvedimento - ha sottolineato la relatrice e vicepresidente della Commissione Sanità Simona Tironi (Forza Italia) - Regione Lombardia compie un primo, importante passo per valorizzare una figura diffusa e sempre più indispensabile. Una figura che nel 90% dei casi è donna e vive annullando le proprie ambizioni per sostenere e migliorare la qualità di vita dell’assistito. Finalmente ora questa figura potrà contare su un riconoscimento istituzionale: un tassello normativo importante su cui nei prossimi mesi continueremo a lavorare per migliorare le condizioni di vita del caregiver, potenziare la sua formazione, favorire sempre di più la conciliazione vita-lavoro e l’eventuale reinserimento lavorativo”.

“La legge è un primo tassello importante e ora bisogna dare concretezza a quanto scritto nella norma -ha evidenziato Samuele Astuti (PD), proponente del progetto di legge abbinato -. Prima di tutto serve una legge nazionale perché la Regione non ha le competenze per legiferare su tutta la materia e anche attraverso i nostri parlamentari ci attiveremo per sollecitare il Governo in tal senso”.

“La famiglia è da sempre il punto di riferimento primario della società lombarda, e questa è una legge pensata e voluta proprio per la famiglia e per chi in famiglia si sacrifica per garantire amore e vicinanza ai propri cari in difficoltà e bisognosi di assistenza. Sostenere e supportare la figura del caregiver, pertanto vuole dire innanzitutto tutelare le famiglie”, ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi.

Caregiver: il lavoro in Commissione

Il testo della legge è il frutto del lavoro di oltre tre mesi di sedute del gruppo di lavoro della Commissione Sanità coordinato dalla Vice Presidente Tironi, che ha preso in considerazione i tre progetti di legge depositati da PD, FI e Lega, poi abbinati, l’iniziativa popolare #iosonocargiver e le due proposte di legge al Parlamento promosse dal Partito Democratico e da Luigi Piccirillo, Consigliere del Gruppo Misto. Per quanto riguarda la definizione di caregiver si fa riferimento alla legge nazionale n°205 del 2017: è “la persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto, di un familiare o di un affine entro il secondo grado o di un familiare entro il terzo grado che a causa di infermità, disabilità non sia autosufficiente, sia riconosciuto invalido o sia titolare di indennità di accompagnamento”.

La nuova legge lombarda, riprendendo la definizione dettata dalla legge nazionale, precisa che per caregiver familiare, si intende quel “soggetto volontario che integrandosi con i servizi sociali, sociosanitari e sanitari, contribuisce al benessere psico-fisico della persona assistita e opera, in relazione alla situazione di bisogno, nell’ambito del piano assistenziale individualizzato (PAI)”. Il tema è stato affrontato già in alcune Regioni (Emilia-Romagna, Campania, Umbria e Provincia autonoma di Trento) con disposizioni diverse.

Caregiver famigliare: le competenze di Regione e Comuni

Nello specifico il documento, composto di nove articoli, definisce ambiti e competenze del caregiver all’interno del sistema dei servizi pubblici e privati; stabilisce le funzioni della Regione e dei Comuni per assicurare sostegno e affiancamento al caregiver nello svolgere assistenza qualificata, sulla base di un attestato di competenza, anche avvalendosi di specifici percorsi formativi. Attenzione viene, inoltre, rivolta all’inserimento lavorativo del caregiver, una volta terminata la propria attività di cura.

Per quanto riguarda gli interventi a favore dei prestatori di cure, la Regione, nei limiti delle risorse disponibili, prevede forme di sostegno economico per l’adattamento domestico, l’abbattimento delle barriere architettoniche, la fornitura di ausili e presidi, la stipula di polizze calmierate a favore dei caregiver e percorsi di supporto psicologico, promuovendo forme di collaborazione con tutti i soggetti istituzionali e il Terzo Settore. Lo stanziamento iniziale per il prossimo triennio è di circa 900 mila euro. 

L’Assemblea ha infine approvato alcuni emendamenti a firma del consigliere Luigi Piccirillo e della consigliera Elisabetta Strada (Lombardi civici europeisti) in merito ai temi della formazione, della politica attiva del lavoro e del riconoscimento della qualifica per genitori con figli minori.

“Scarse risorse”

“Abbiamo votato a favore di questa legge, arrivata al termine di un lungo e complesso percorso politico portato avanti da maggioranza e opposizioni. Di fronte alle legittime richieste, al grido d’aiuto di 450mila caregivers le distanze politiche non esistono, esistono solo le risposte che le istituzioni sono in grado o non sono in grado di dare. Oggi abbiamo mosso un primo passo, ma abbiamo dato risposte insufficienti. 300mila euro da destinare ai caregivers, mentre il presidente Fontana ne spende 400mila solo per l’evento d’avvio della propria campagna elettorale, sono una scelta che rischia di degradare l’intero lavoro che abbiamo portato avanti in commissione”, ha analizzato il consigliere regionale, e segretario della Commissione Sanità, Gregorio Mammì (M5S) dopo la votazione del progetto di legge.

“Oggi credo sia importante dire la verità. Regione Lombardia non può garantire una pensione a tutti i caregivers, né mai li potrà inquadrare come operatori sanitari: serve una legge statale, serve un impegno del Governo che al momento non è arrivato. Tuttavia, dobbiamo dire che è un dovere di questa istituzione quello di riuscire ad aiutare chi ha più bisogno e farlo non con contributi a pioggia, ma attraverso un aumento delle risorse e risposte in termini di organizzazione, diritti e cure: interventi urgenti che sappiano prevedere una rete di servizi organica attraverso la quale rivolgersi non ai singoli individui, ma a tutta la famiglia”.

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