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Con la Sinistra cambia Lecco: «Non si può lasciare un altro cratere sul Magnodeno»

La forza di maggioranza vuole «evitare che Provincia e/o Regione concedano ulteriori permessi di escavazione»

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccoToday

Lo scorso 14 maggio con la Conferenza dei Servizi (si tratta di un organismo esclusivamente tecnico che vede la partecipazione di tutti gli enti interessati) la provincia di Lecco ha dato parere positivo al PAUR per l’approvazione del progetto dell’ambito territoriale estrattivo (ATE). Si tratta del passaggio preliminare dell’autorizzazione a cavare circa 2.800.000 metri cubi di calcare nella cava Vaiolo Alta.

Perché questa autorizzazione diventi effettiva Unicalce deve presentare un progetto attuativo che tenga conto delle prescrizioni previste dal PAUR e soprattutto deve stipulare una convenzione con la nostra Amministrazione Comunale, che, è bene chiarire fin da subito, dovrà necessariamente prevedere un congruo impegno economico da parte di Unicalce per il ripristino ambientale, infrastrutturale e la messa in sicurezza dell’intera area.

La richiesta di Unicalce è all’interno del piano cave provinciale, approvato nel 2015 da Regione Lombardia su proposta della provincia di Lecco, e per la durata ventennale prevede la possibilità di scavare fino a 8 milioni di metri cubi di calcare.

Il Comitato Salviamo il Magnodeno ha il merito di avere sollevato con forza questa tematica, e ora si tratta di vedere quali sono gli strumenti che l’Amministrazione Comunale può utilizzare per ottenere il risultato che a nostro avviso deve considerarsi di straordinaria importanza: chiudere la cava al termine di questo ciclo e valorizzare la profonda alterazione che essa ha prodotto sul territorio nei diversi decenni di attività, riqualificando il sito e restituendolo a un uso pubblico di qualità, affinché la comunità lecchese venga almeno risarcita dei disagi che ha lungamente sopportato.

La revisione del PGT che partirà nei prossimi mesi dovrà necessariamente indicare la destinazione d’uso di quelle aree e la convenzione che il Comune dovrà stipulare fino al 2034 (anno di scadenza del piano cave vigente) dovrà cominciare ad avere al suo interno indirizzi ben precisi cha vanno in quella direzione, evitando tassativamente altro consumo di suolo, quale quello di nuove strade che incentiverebbero altri insediamenti.

Siamo certi che l’Amministrazione Comunale continuerà il confronto aperto con i cittadini, le associazioni, i comitati le forze politiche e sociali per individuare insieme le scelte migliori e condivise per quelle aree.
Abbiamo il tempo necessario per farlo, studiando i casi e confrontandoci con chi, in Italia e non solo, ha già affrontato e risolto il problema del ripristino e la valorizzazione delle cave dismesse, valorizzando la trasformazione prodotta dall’escavazione. Una cosa è chiara fin da subito: non si può e non si deve lasciare un altro cratere dentro una montagna, come purtroppo è già successo nel nostro territorio.

Non sarà una battaglia semplice, dovremo evitare che Provincia e/o Regione concedano ulteriori permessi di escavazione, prorogando o rinnovando un ulteriore piano cave alla scadenza di quello vigente. Il nostro impegno va in questa direzione e auspichiamo che tutte le forze politiche e sociali si convincano che è giunto il momento di imprimere una svolta ad un ciclo di pesante sfruttamento del suolo, per dare ad una nostra montagna, profondamente trasformata, una nuova funzione generatrice di benessere per tutta la città.

Per questo pensiamo sia indispensabile un largo contributo di idee per realizzare questo obiettivo, tappa indispensabile per una città bella, solidale, sostenibile, grande, come abbiamo sostenuto nella coalizione di centrosinistra durante la campagna elettorale.

“Con La Sinistra CAMBIA LECCO”

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