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Acqua pubblica, M5S presenta tre emendamenti allo statuto di Lario Reti contro il "risiko" delle multiutility

"Chiediamo che il patrimonio dei lecchesi venga messo al riparo delle speculazioni e dei giochi societari"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccoToday

Il Movimento 5 Stelle, per mezzo del suo portavoce Massimo Riva, ha depositato tre emendamenti al nuovo statuto di Lario Reti Holding Spa che andrà in discussione e delibera nella seduta del Consiglio Comunale di Lunedi 12 ottobre.

Ciascuno dei tre emendamenti ha una finalità ben precisa e si pone come obiettivo quello di migliorare la versione in proposta.

Con il primo emendamento si vuole scongiurare la possibilità che, nella gestione del servizio idrico integrato della provincia di Lecco, possano subentrare soggetti a capitale privato o misto pubblico/privato, in modo da evitare qualsiasi possibile speculazione. Per espressione del referendum, che viene continuamente disatteso, devono essere impedite politiche di lucro sui servizi pubblici essenziali a discapito dei cittadini.

Si propone pertanto il divieto di trasferimento delle azioni a soggetti che nel loro capitale vedono la presenza di soci privati, in qualsiasi dimensione, precludendo di fatto l’ingresso nel capitale di LRH alle multiutility quotate in borsa o comunque ai soggetti nel cui capitale vi è la presenza di comuni e soci privati.

Il “Risiko” delle aziende multiutility lombarde è iniziato da mesi, pertanto chiediamo che il patrimonio dei lecchesi investito in LRH venga messo al riparo delle speculazioni borsistiche e dei giochi societari della finanza.

Con il secondo emendamento si propone che qualsiasi modifica statutaria, che porterebbe ad un cambio di connotati della società, debba avvenire con un largo consenso, pari ai quattro quinti del capitale anziché dei soli due terzi proposti, riducendo quindi al massimo eventuali tentavi di stravolgimento statutario.

Con il terzo emendamento si decide di destinare l’utile conseguito, al netto degli accantonamenti a riserva legale e dell’imposizione fiscale, all’abbattimento delle tariffe dei cittadini per l’anno successivo.

Questo poiché l’attuale normativa prevede che la tariffa annua segua il principio del “full recovery cost” e quindi copra i costi fissi ed operativi, gli investimenti e gli oneri finanziari. Pertanto un eventuale utile conseguito dalla società significherebbe aver applicato ai cittadini una tariffa troppo elevata. Gli utili devono invece consentire o una riduzione delle tariffe (visto che le tariffe lecchesi sono tra le più alte in Lombardia) o investimenti a miglioramento degli attuali acquedotti con conseguente riduzione delle perdite.

Noi chiediamo che l’utile concorra in primis all’abbattimento delle tariffe dell’anno successivo.

Confidiamo che tutte le forze politiche che a parole si dicono sostenitrici dell’esito referendario e dell’acqua pubblica fuori dalle logiche privatistiche e di mercato, possano votare a favore di questi emendamenti, per un reale beneficio della collettività.

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