Scuola, lavoro e famiglia, Gianola: «Il centrodestra ha il programma giusto». Ciresa: «Alla mia schiena tante coltellate dagli amici»
L'ex dirigente della Compagnia Delle Opere si schiera apertamente a fianco del candidato della coalizione: «Voglio bene alla città, non si può ridurre tutto a una questione di colore politico»
Di Dionigi Gianola si è parlato tanto tra la fine del 2019 e febbraio 2020. Di lui, infatti, è stato detto e ripetuto che fosse il candidato preferito da Matteo Salvini, segretario federale della Lega, in vista delle elezioni comunali di Lecco che stanno per dare il loro verdetto inappellabile. Direttore Generale della Compagnia delle Opere da giugno 2015 a dicembre 2019, da marzo 2020 è Strategic Selling Director della Gi Group, ma soprattutto è «interessato alla vita civica e politica della città»: di fatto, potrebbe entrare a far parte di quella squadra allargata descritta da Peppino Ciresa che già vede la presenza di Giulia Torregrossa, assessore designato alla smart city, Antonello Formenti, Antonio Rossi, Mauro Piazza, Fabio Dadati e Daniele Nava. Scuola, famiglia e lavoro i suoi "cavalli di battaglia", di cui ha parlato mettendosi a fianco proprio del candidato sindaco della coalizione di centrodestra.
«Mi arrivano notizie di membri del centrosinistra che prendono sottobraccio le altre persone in viale Turati e parlano della mia età in senso quasi dispregiativo - esordisce Ciresa, con una sorta di nota a margine -. Non voglio scendere al loro livello e sto tenendo i nervi saldi, ma sicuramente non fa piacere sentire determinate cose». Poi, passa al tema dell'incontro: «Gigi si è offerto di aiutarmi in questa esperienza, mettendo a disposizione il suo bagaglio di conoscenza e conoscenze, che l’hanno portato a essere a capo della Compagnia delle Opere. Non saranno gli altri i sindaci, ma lui e le altre persone di cui sapere, cui aggiungi i professori Signorelli e Gulisano, mi aiuteranno con dei consigli. In questi mesi di campagna elettorale mi sono state suggerite tante cose, ma l’ultima parola è sempre spettata a me».
«Cosa non va nel programma del centrosinistra»
«La scelta di mettermi in gioco è arrivata strada facendo, fino a pochi mesi fa non l’avrei presa in considerazione - spiega "Gigi" Gianola -. Ho cinque figli e solo da tre anni sono residente in città: ho visto e tastato con mano, via via, un leggero e costante impoverimento, di conseguenza il tema del lavoro è sempre più importante, anzi fondamentale. A dicembre 2019 - svela - mi ero visto e avevo parlato con Mauro Gattinoni, ma non me l'ero sentita di scendere in politica» a causa dell'evoluzione professionale di cui abbiamo detto poco prima. «Ho lasciato maturare nel tempo questa decisione, facendo da osservatre durante tutta la campagna elettorale. Sono stati toccati tanti punti che mi hanno fatto pensare, da appassionato della politica che stima entrambi i candidati, apprezzandone in toto le intenzioni, ma...».
A Gianola non sono piaciuti determinati modi di affrontare temi cardine come scuola e lavoro: «Della coalizione di centrosinistra non condivido il concetto secondo cui il sindaco deve creare la comunità, come detto durante una serata sul tema del "patto della comunità educante"; deve, invece, soprattutto servirla. Il programma di Peppino Ciresa guarda alla realtà per quello che è, mettendosi al servizio dell’Amministrazione», muove la prima obiezione Gianola.
Scuola, lavoro, famiglia
Sul tema scuole Gianola approfondisce: «All'interno del libro di Mauro Gattinoni, che ho letto e apprezzato, si parla della scuola dell’infanzia in un modo che mi vede schierato in senso opposto. Bisogna capire che tipi d’investimenti pubblici vanno fatti, certo, ma parallelamente non vedo la volontà di un reale sostegno alle scuole paritarie, che in tanti casi rappresentano delle eccellenze riconosciute. Peppino, invece, ha detto chiaramente che il tema scuole paritarie, con relativo rinnovo della convenzione, sarà prioritario: i cittadini devono essere messi nelle condizioni di scegliere liberamente la scuola da frequentare, obiettivo raggiungibile venendo meno all’avversione storica del pubblico verso il privato».
Switch sul tema del lavoro: «Si parla, in entrambi i programmi, delle aree dismesse in città. A mio parere, negli ultimi dieci anni non è stato fatto nulla in queste zone per via di una mancata sensibilità verso il lavoro: non è l’assistenzialismo a generare ricchezza, ma solo l'operare. Pensate a un bambino che vede il padre steso sul divano perché prende il reddito di cittadinanza: che esempio ha davanti a sé? Inoltre, occorre certamente trovare delle persone che investano economicamente, ma serve anche un cambio di paradigma: la sinistra, storicamente, si trova un progetto calato dall’alto al posto di costruirselo passo dopo passo. Non mi stupisce, quindi, che per dieci anni non sia accaduto nulla di concreto: l’approccio all’amministrazione è completamente diverso tra le due coalizioni».
Come risolvere il problema della disoccupazione: «Le aziende cercando competenze che sul mercato non trovano. La percentuale che cresce è un problema che va risolto attraverso la coltivazione dei talenti. Altra componente è quella dell’attrattività: in tanti mettono la qualità dell’ambiente come primo tema nella loro scelta sulla città in cui vivere, mentre gli imprenditori pensano allo stipendio da offrire. Infine, il talento coltivato non va disperso dopo breve tempo, vanficandone la formazione. Questi tre temi li trovo presenti nel programma della coalizione di centrodestra, conscio del fatto che il Comune può fare tanto lavorando per una città bella. A Lecco abbiamo delle eccellenze come la Omet, ma non solo: la singola realtà, messa in un ecosistema che non funziona, non diventa attraente. Tutti i giovani vogliono rientrare in Italia, ma non ci sono le condizioni: noi possiamo essere una perla sul panorama nazionale».
Disoccupazione e flessibilità: «Volenti o nolenti, nel futuro esisterà sempre meno il tema del posto fisso. Vista oggi, questa cosa ha un’accezione negativa: immaginate di essere un padre quarantenne che lavora in un hotel e, visti i tempi, rimane a casam oppure un giovane brillante che lavora in azienda e perde il lavoro a causa del Coronavirus, o, ancora, due giovani che vogliono sposarsi ma hanno un contratto a tempo determinato e non hanno la possibilità di accedere a un mutuo. Qui serve il cambio: Lecco si deve candidare a un progetto pilota che unisca intorno al tavolo le associazioni imprenditoriali, perchè si possa generare un nuovo modo per sostenere le famiglie, cambiando i criteri, per fare un esempio pratico e legato a quanto appena detto, di erogazione di mutuo alle famiglie. Occorre colmare il gap formativo per creare una capacità di ricollocazione personale migliore, elemento che ci ricollega al tema delle scuole. Tutti gli anni arrivano tanti studenti a Lecco per via della presenza del Politecnico, ma nessuno rimane qui a lavorare, generando così ricchezza. Il Comune può valorizzare gli attori protagonisti che già ci sono sul territorio: occorre un cambio di direzione, non di passo, su questi temi. Va creato un binomio vincente tra aziende e famiglie: sembra, oggi, che siano due mondi in contrapposizione. Il reddito di cittadinanza nella sua forma originale era una cosa intelligente, poi è stato stravolto fino a diventare puro assistenzialismo: siamo schiavi dell’ideologia, ma così facendo non si va da nessuna parte».
«Non cerco un seggiolino. Cattaneo? Un fratello»
Gianola non chiude la porta all'impegno politico: «"Non siamo qui per occupare spazio, ma per generare processi", come diceva San Francesco, ma ho pieno rispetto per chi ha lavorato negli ultimi dieci anni come consigliere comunale. Sono l’ultimo che vuole ambire a un seggiolino, ma per il bene della città ho dato la mia disponibilità. Mi ha fatto piacere che Peppino Ciresa abbia detto quali saranno le persone di cui si avvarrà, ben conscio di quello che gli sarebbe stato detto. Dobbiamo andare avanti e guardare oltre i nomi e le fazioni: siamo come l’orchestra che suona mentre il Titanic affonda, pensando a questioni di colore che non hanno importanza. Non è un momento da legare ai nomi, ma all'approccio e alle prospettive che si danno alla città. Inoltre, il periodo dell’uomo solo al comando è già bello che finito: rinnovo la mia disponibilità a Peppino, ma la mia voglia è solo quella di portare avanti il progetto, non di mettere davanti il soggetto». Ciresa chiosa: «Parleremo della Giunta dopo aver vinto il ballottaggio».
Nella squadra di Mauro Gattinoni, nelle vesti di presidente di Fattore Lecco, c'è Giovanni Cattaneo, responsabile comunicazione ed eventi come dipendente della Compagnia Delle Opere con cui Gianola ha fondato l’associazione “Impatto”: «Lo stimo tantissimo, professionalmente ha fatto la differenza in campagna elettorale vestendo un candidato politico come un candidato civile, trasformando Gattinoni in un elemento di novità messo sopra a qualcosa di vecchio. Per me è un fratello, ma ognuno prende la decisione migliore. Io penso che la sua sia sbagliata, immagino che lui direbbe lo stesso di me. Noi, come associazione, siamo tenuti insieme da altro, non dalla politica. I cattolici non sono tenuti insieme dall’appartenenza, questa spaccatura interna mi sta dando abbastanza noia».
Gianola chiude con tre considerazioni. La prima, va a chi ha scelto Appello per Lecco al primo turno: «Se fossi in loro sarei incavolato, chi ha assistito alla campagna elettorale non può trovare coerenza nella scelta finale. Si tratta di una conferma rispetto alla continuità assoluta con l’amministratore uscente»; la seconda, al MoVimento 5 Stelle: «La vera novità della campagna elettorale è Peppino Ciresa, altro che età»; l'ultima ai dissidenti del centrodestra: «Chi è di destra e ha votato centrosinistra al primo turno lo aspetto per leggere i programmi elettorali. Errare è umano, perseverare è diabolico».
«Coltellate alla schiena dagli amici»
A fine conferenza Peppino Ciresa si lascia andare a uno sfogo: «Voglio bene alla mia città e mi sto buttando dietro le spalle tante cose sbagliate, ma nel mio quartiere (Santo Stefano, ndr) una persona come Fabrizio Arrigoni, capolista di Lecco Ideale, non ha ottenuto le preferenze necessarie per entrare in Consiglio nonostante quanto di buono ha fatto nell’Aurora San Francesco. Vedo tante cose sbagliate, lo ripeto, come la spaccatura nel mondo cattolico: la Chiesa deve stare fuori dalla politica. Ho tanti amici che hanno firmato la lettera "dei cento" in favore di Gattinoni, gente che ho portato in spalla in montagna e per cui mi sono fatto in quattro: per me è stato come ricevere una coltellata dietro la schiena».