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Fusione comuni, Fragomeli contro la Lega: "Da che pulpito!"

Il deputato PD risponde alle accuse: "Che guardino prima in casa loro e al 'mazzettificio' della sanità lombarda"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccoToday

«Le ennesime, incoerenti accuse degne di personaggi capaci unicamente di vedere la pagliuzza nell’occhio dell’altro ma non la trave nel proprio. E questa trave, è evidente, ha tutto il peso della enorme quantità di mazzette passate di mano in mano e che sono servite ad evidenziare il rapporto malato esistente tra governo regionale a guida leghista e sanità lombarda».

Gian Mario Fragomeli, deputato lecchese del PD, risponde a tono alle esternazioni di alcuni rappresentanti territoriali della Lega Nord, in primis il senatore Paolo Arrigoni ed il segretario provinciale Flavio Nogara, che nei giorni scorsi si sono scagliati contro i sindaci PD e lo stesso Fragomeli nel merito della questione nata intorno alla firma apposta dall’ex sindaco di Cassago Brianza ad una proposta di legge in materia di fusione di piccoli Comuni.

Spiega Fragomeli: «Piuttosto che esortare rappresentanti delle Istituzioni locali di area PD a dimettersi o a non ricandidarsi - mi riferisco in particolare al recente “invito” rivolto ai sindaci PD dei piccoli Comuni - questi politici dovrebbero quantomeno decidersi a fare un minimo di autocritica - ammesso che sappiano cosa significhi - viste e considerate le gravissime accuse di corruzione che hanno coinvolto diversi membri del loro stesso partito».

«È forse utile ricordare, infatti» continua il parlamentare lecchese «i recenti episodi di cronaca giudiziaria che hanno avuto per protagonisti esponenti di primissimo piano della Lega Nord e del governo regionale guidato da Roberto Maroni: dapprima l’arresto di Mario Mantovani, vicepresidente e assessore lombardo alla sanità, poi Massimo Garavaglia, assessore al bilancio indagato ed ora l’arresto di Fabio Rizzi, braccio destro di Maroni e “padre” della riforma sanitaria. Si profila insomma, se il tutto verrà confermato da una sentenza definitiva, una sorta di “mazzettificio” della sanità lombarda, ben rappresentato dalla fin troppo facile parafrasi di un noto motto leghista: “Ladroni a casa nostra”».

«Ed è proprio alla Lombardia» incalza Fragomeli «che il governo Maroni sta “rovinando la reputazione”, sia a livello nazionale che sovra nazionale: da regione modello tra le prime d’Italia, siamo ora additati come un esempio negativo. Per fortuna, almeno all’estero, la Lombardia è ancora identificata con il successo ottenuto dall’Expo 2015 guidato da Giuseppe Sala, attuale candidato PD al governo della città di Milano».

«Questi politici» conclude Fragomeli «che arrivano persino ad equiparare la questione della fusione dei piccoli Comuni ad un Olocausto – senza rendersi evidentemente conto di quanto ciò sia volgare ed irrispettoso nei confronti di chi l’Olocausto lo ha vissuto veramente - dovrebbero cominciare a ripulire il marcio che hanno in casa propria e ad imparare a comportarsi con un minimo di competenza e di correttezza istituzionale, evitando di indossare, ad ogni minima occasione, il loro luccicante elmo cornuto».

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