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N'drangheta e mafia forte il loro radicamento nel lecchese

"Anche in Lombardia e nel lecchese le inchieste degli ultimi anni su n’drangheta a mafia anno portato alla luce il loro forte radicamento sul territorio. Lecco e la Lombardia non sono immuni da queste piaghe".

A dirlo è stato Francesco Molinari portavoce del Movimento 5 stelle al Senato. Movimento che a richiamato a raccolta nella sala civica di via Seminario un buon numero di militanti. Tema dell'incontro è stata la Legge Lazzati. La legge introduce il divieto di attività di propaganda elettorale per i sorvegliati speciali, in particolare per le persone indiziate di appartenenza alla criminalità organizzata.

"Queste oggi - sempre Molinari - non possono votare ma possono raccogliere il voto degli altri attraverso la propaganda. Il ché è paradossale e consente l’inquinamento delle istituzioni elettive. Inoltre, l’acquisizione della prova della violazione
della legge diventerebbe più agevole e immediata". Nella provincia di Lecco 38 sono i beni confiscati alla mafia.  Venti anni  fa una rete impressionante di attività pulite per riciclare denaro sporco: pizzerie, ristoranti, finanziarie, società immobiliari (in tutto una cinquantina di aziende per un valore di decine di miliardi) venne stroncata.

Su queste società, sulle auto di grossa cilindrata, sui conti correnti dai numerosi zeri calate le mani della giustizia e della Guardia di finanza. Il clan Coco Trovato fu alle strette. Il capo, Franco Coco Trovato, era già in carcere a Foggia da alcuni mesi. Dopo le accuse di triplice omicidio il nuovo ordine di custodia cautelare, recapitatogli in cella dai carabinieri, parlava di altri delitti e di una serie impressionante di reati.

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