Lombardia, Mantovani torna in Consiglio
Il politico era agli arresti domiciliari poichè coinvolto nell'operazione "Entourage"
Mario Mantovani, (ex) vicepresidente di Regione Lombardia ai domiciliari da ottobre 2015, torna in Consiglio regionale.
La decisione è stata presa - il 14 aprile 2016 - dal Tribunale di Milano, che ha annullato - a Mantovani - gli arresti domiciliari disposti nei suoi confronti ad ottobre 2015, poichè coinvolto nell'operazione "Entourage".
Il politico, esponente di Forza Italia, era stato sospeso - il 14 novembre 2015 - con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, decaduto - ora - insieme alla misura coercitiva.
«Oggi - ha detto Raffaele Cattaneo, presidente del consiglio regionale - questo Consiglio non è chiamato a deliberare, ma solo a prendere atto di un provvedimento che risponde a precise norme di legge».
Poi, ha aggiunto: «da parte nostra non può esserci nessun margine di discrezionalità, nè tantomeno siamo in presenza di un cavillo burocratico. Così stabiliscono le leggi. E le leggi valgono per tutti».
«La prima etica e la prima morale alle quali siamo richiamato oggi - ha proseguito Cattaneo - è il rispetto delle norme e di non usare i fatti di questa natura strumentalmente per fini politici o per proprio tornaconto, dandone un'interpretazione di parte. La nostra Costituzione stabilisce il principio di presunzione di innocenza, secondo il quale chi non ha condannata definitiva deve essere considerato innocente. Troppo spesso, invece, ultimamente, si è applicato il principio opposto della presunzione di colpevolezza, con grave danno alla dignità personale, alle condizioni oggettive di vita di tante persone e delle loro famiglie, salvo poi che in diversi casi le indagini siano state archiviate o si siano concluse con sentenze di assoluzione con formula piena. Credo dunque che affrettarsi a gettare la croce di colpevolezza a chiccessia prima che si sia completato il lavoro della magistratura inquirente e di quella giudicante - ha concluso Cattaneo - non faccia parte del rispetto della Costituzione nè delle modalità di procedere nel rispetto della dignità delle persone».