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All'ospedale Manzoni nasce l'hospice Resegone: si apre prima del 2022

La struttura potrà ospitare dieci pazienti con malattie terminali. Fondamentale il contributo di Acmt

All'ospedale "Manzoni" di Lecco sorgerà, a breve, l'hospice "Resegone": sarà realizzato al secondo piano e potrà ospitare fino a dieci pazienti con malattie terminali. I posti letto presenti ad oggi saranno spostati in una nuova ala del nosocomio sita al terzo piano. Ancora oggi, in Italia come in molti altri Paesi, molte persone trascorrono gli ultimi momenti della loro vita in un letto di ospedale. Queste persone sono spesso in una situazione di fragilità sia clinica che sociale e non sono nella condizione di essere avviate ad una assistenza palliativa al di fuori dell'ospedale. In questi casi, qualora il malato sia già ricoverato in un reparto ospedaliero e le condizioni di salute lo richiedono, è possibile attivare una consulenza palliativa. Laddove possibile, a fronte di un cambiamento delle condizioni, dei desideri o delle aspettative del malato, la consulenza potrà condurre all'avvio di un percorso domiciliare vero e proprio o al trasferimento in hospice.

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Alcuni hospice si trovano all'interno delle strutture ospedaliere, offrendo quindi la possibilità di un trasferimento anche per i malati già ricoverati in uno degli altri reparti di degenza. I cittadini possono perciò usufruire di queste cure, anche quando ricoverati. Non si può trascurare anche l'impatto della transazione demografica in corso, che ha portato ad una nuova espressione del bisogno di cure palliative, che nel prossimo futuro non sarà più collegata esclusivamente al paziente oncologico in fase avanzata, bensì sempre più alle fasi avanzate di tutte le malattie croniche.

I motivi dell'hospice Resegone

L'hospice, secondo la normativa nazionale e regionale è quella struttura in cui il complesso integrato degli interventi è finalizzato a garantire una risposta adeguata ai bisogni delle persone affette da una patologia ad andamento cronico ed evolutivo, per la quale non esistono terapie o, se esistono, sono inadeguate o inefficaci ai fini della stabilizzazione della malattia o di un prolungamento significativo correlato alla qualità di vita. L'hospice non è una struttura alternativa alle degenze ospedaliere o al domicilio, bensì è complementare ed integrata con essi.

La struttura verrà gestita da personale afferente al Dipartimento delle Fragilità (Difra) pertanto sarà in grado di erogare prestazioni ad alto valore professionale, grazie all'esperienza ed al know how acquisiti nell'esperienza ormai ventennale, riconosciuta nel panorama nazionale ed internazionale. Fondamentale il supporto dell'Associazione per la cura dei malati in trattamento palliativo (Acmt).

“È una giornata di festa, celebriamo 25 anni di affetto tra Asst e Acmt - ha spiegato Paolo Favini, Direttore Generale Asst Lecco -. Quest’associazione ha un rapporto fondamentale con Difra e il Reparto di cure palliative; a Lecco c’è una rete che ha dato ottimi risultati e ha interessato anche il Ministero, venuto fin qui per dare un’occhiata. Acmt ha fatto e continua a fare attraverso il progetto legato alla realizzazione dell’Hospice intraospedaliero qui a Lecco; il territorio cittadino è penalizzato dal numero di posti letto per Hospice (0,35 posti letto ogni 120mila abitanti, media di Ats è 0,6 e di Regione 0,81), l’unica realtà era quella del Nespolo di Airuno”. In questo territorio “le cure domiciliari sono molto radicate, abbiamo una mortalità ospedaliera che è la tra le più basse in Italia”.

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La mortalità oncologica in ospedale “è del 22% rispetto al 32% rispetto a quella media di Regione Lombardia, la non oncologica del 38% rispetto al 42% regionale: “Nonostante questo abbiamo ancora una situazione che necessità di supporto a livello di posti letto oncologici”. Hospice Resegone avrà “dieci posti letto”, che saranno aperti a breve: “Il nome rappresenta le montagne che abbiamo nel cuore. Sarà bello e funzionale grazie al lavoro dell’architetto Torregrossa”. Bandito “il concorso un numero di infermieri che varia da sessanta a cento. Entro fine anno dovrà avvenire l’inserimento”.

I costi saranno comunicati alla fine del percorso, ma l'attivazione di 10 nuovi posti letto hospice richiede l'attribuzione di un budget da parte di Regione Lombardia, riservate all'acquisizione e mantenimento delle figure professionali e Oss. Le risorse destinate all'allestimento strutturale di camere e spazi comuni saranno reperite grazie alla preziosa e storica collaborazione con Acmt, associazione lecchese a sostegno della cura dei malati in trattamento palliativo, attraverso una donazione specifica. La stessa associazione, si farà promotrice di una campagna di "fundraising" al fine di reperire ulteriori risorse (Iban IT97Y0310422901000000005100, Deutsche Bank, e IT1710306909606100000172398, Intesa, n° 10708238 c/c postale, CF 92028090139).

“Una nuova sfida”

Francesca Biorcio Mauri è presidente di Acmt: “Per noi questo numero è significativo. Noi ci siamo costituiti il 16 ottobre e abbiamo dato avvio a un progetto di grande importanza; da 25 anni ci occupiamo di assistenza domiciliare, che ha dato sollievo e supporto a tanti malati, già nel 1999 abbiamo strutturato una convenzione stabile con il servizio cure domiciliari dell’Asl grazie al supporto di volontari preparati a fianco delle famiglie con malati terminali”. La collaborazione “è continuata con risultati positivi con il Difra, consentendo un’interazione intensa con medici e infermieri”.

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Questa la donazione eseguita dall’associazione: 150mila euro stanziati l'8 settembre 2020 dal Consiglio, poi una parte dei 50mila euro arrivati da un “lascito inaspettato, la volontà è di arrivare a 200mila”. I nuovi volontari saranno formati con l’associazione Fabio Sassi: la data di partenza è quella del 21 ottobre (fino all'11 novembre), ogni giovedì alle 20.30 presso l'Aula Magna dell'ospedale "Manzoni".

Negli anni è aumentato il supporto “al servizio pubblico, con l’obiettivo del sostegno economico è stato dato avvio a una positiva raccolta fondi. Acmt è nata con il sostegno del Soroptimist International Club di Lecco, con l’impegno della socia Gabriella Zanini che qui ricordo con tanto piacere”. Un riferimento particolare “ai nostri volontari, che assistono a domicilio malati inguaribili, dei quali sono diventati amici preziosi, dando senso a momenti difficili di fine vita”.

Per il 25esimo compleanno si è passati allo straordinario, “occupandoci dell’arredo del nuovo Hospice che nascerà in seno all’ospedale di Lecco. Si vuole rispondere a nuovi bisogni e nuove necessità; a suo tempo siamo stati considerati pionieri e oggi vogliamo collaborare a un progetto così importante per Lecco. Noi abitiamo una zona di confine, quella del fine vita, e cerchiamo di farlo con rispetto: uno dei nostri motti è ‘la vita alla fine della vita’. Abbiamo avuto sempre la solidarietà più ampia e contiamo di averla anche per questo progetto”.

“Non sempre si può tornare a casa”

“L’hospice in ospedale serve perchè qui arrivano malati in condizioni di cronicità complessa avanzata e la struttura ha una mortalità incomprimibile che va affrontata - ha aggiunto Gianlorenzo Scaccabarozzi, Direttore Dipartimento Fragilità / Rete Locale Cure palliative Asst Lecco -. Nel tempo si è sviluppata una visione provinciale e durante questo percorso abbiamo capito di dover essere sempre più prossimi al bisogno: se in ospedale ci sono percorsi di fine vita che non possono essere presi in carico dal contesto famigliare, ecco che servono cure palliative a supporto; ci si prende cura fino alla fine, dando dignità alla morte e supporto sociale, psicologico e spirituale”.

Il lavoro sul domicilio “è tantissimo, il bisogno in questo territorio viene intercettato precocemente e subito gestito. Dal 2001 abbiamo iniziato a collaborare con il Ministero e siamo diventati anche un punto di sperimentazione”. Questo processo “va in contrasto sulla nostra storia, ma non è sempre possibile dare supporto ai 3mila pazienti che muoiono ogni anno in provincia di Lecco; riusciamo a intercettare circa mille percorsi di fine vita e con questo progetto intendiamo raggiungere una nuova fetta di popolazione, dando tutto ciò che serve a chi è in queste condizioni”.

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Necessaria una “pluralità di condizioni, prima dei quali il supporto dei Direttori Generali; il direttore Favini sta chiudendo con forte convinzione un percorso iniziato tanti anni fa a livello istituzionale per portarci all’accreditamento: le associazioni del territorio non hanno mai fatto mancare il supporto sul territorio”.

“Grande sfida”

“Il percorso che va dalle idee ai fatti è partito dalla grande sfida, dai tempi stringenti, dataci dal Dg nel mese di agosto - ha illustrato Anna Cazzaniga, direttore Dps Asst Lecco -. Il movimento è stato a 360° e ha coinvolto tantissime persone di diverse professionalità. Abbiamo intercettato le varie esigenze e abbiamo progettato un concetto di Hospice molto accogliente e rispondente alle esigenze del malato in un momento così delicato della vita”.

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L’attenzione alla parte tecnologica “è stata veramente forte, per tutti gli ambienti. È stato preso il meglio offerto dal mercato in questa tipologia di prodotti”.

Il progetto

Giulia Torregrossa, architetto, è la mente dietro all'hospice Resegone: “Ho trovato un gruppo di lavoro entusiasta mi ha dato la carica per mettere insieme le varie complessità presenti nei Reparti. Acmt ha saputo andare oltre, lavorando con gli enti pubblici per potersi evolvere e non rimanere fine a sé stessa: ha avuto la capacità di guardare oltre. Per una volta, da utente di un ente pubblico come l’ospedale, ho potuto mettere in pratica le esigenze che ho avvertito durante il tempo trascorso, esigenze condivise anche da chi ci lavora”.

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Questo il progetto, in sintesi: “L’esigenza del malato terminale è anche legata al contatto con la natura, come se fosse un nuovo contatto con il grembo materno. Anche i colori dell’Hospice sono legati a queste tematiche. Una parte è riservata esclusivamente ai degenti, mentre ve n’è una pubblica, illuminata da dei pannelli di plexiglass retroilluminato, all’interno della quale saranno svolte quotidianamente delle attività”. La Hall “è lo spazio pubblico dove tutti possono accedere per svolgere varie attività, c’è anche un’area completamente isolata all’interno del reparto”. Le camere “sono personalizzate attraverso le tappezzerie a soffitto. In tutte le camere ci saranno un divano letto, una televisione, un sollevatore e un dispositivo Alexa”.

Perchè questa scelta? “Chi sta morendo vuole farlo in un luogo accogliente e questo è il nostro obiettivo; serve sia a chi lavora, sia a chi accompagna il malato e al malato stesso”.

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