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L'emergenza covid ha prodotto un aumento del 50% di arresti cardiaci nel territorio

Fatale il ritardo alla richiesta di soccorso: lo confermano i dati presentati nella conferenza internazionale coordinata dalla Cardiologia dell'Ospedale A. Manzoni della Asst di Lecco

Nel corso dell'attuale pandemia, il Covid-19 ha finora provocato a livello mondiale 1.650.000 morti ma ha anche rallentato e fatto apparire meno importanti le cure per altre malattie con impatto globale predominante: non bisogna dimenticare che 18 milioni di persone muoiono ogni anno per malattie cardiovascolari e 10 milioni per cancro.

L'argomento è stato discusso nel corso di una conferenza internazionale organizzata dalla prestigiosa British Cardiovascular Society, tenutasi via web il 17 dicembre, coordinata al mattino dal dottor Stefano Savonitto, primario della Cardiologia dell'Ospedale Manzoni di Lecco e nel pomeriggio dal dottor Gregg Stone della Columbia University di New York. Alla conferenza hanno partecipato ricercatori e clinici di numerose università europee (Londra, Glasgow, Edimburgo, Leicester, Barcellona, Lille e Varsavia, tra le altre), americane (Columbia University e Mount Sinai Hospital di New York, Mayo Clinic di Rochester, Università di San Paolo del Brasile e Città del Messico), nonché da Russia, Iran, Egitto e altri paesi che hanno discusso gli aspetti clinici e organizzativi di questo problema troppo spesso passato sotto silenzio durante l’emergenza virale tuttora in corso.

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Secondo i partecipanti, che hanno presentato dati di numerose ricerche contemporanee cui ha pure contribuito la Cardiologia dell’Ospedale Manzoni, la drammatica polarizzazione dell'attenzione mediatica e politico-sanitaria sull'infezione ha, di fatto, indotto pazienti con i sintomi dell'infarto a ritardare la richiesta di soccorso, con il conseguente aumento del numero di arresti cardiaci sul territorio (+50% rilevato in Lombardia e in altre aree pandemiche). I dati di tutti gli studi, come quelli condotti in Regione Lombardia, hanno mostrato come «l'aumento della mortalità per infarto durante 'attuale pandemia sia da attribuire principalmente al ritardo nell'accesso ai servizi di assistenza (la chiamata al 112), mentre le fasi successive della cura dell'infarto hanno mantenuto l'efficienza collaudata nei tempi di effettuazione dell'angioplastica salvavita. L'accesso tardivo alle cure ha comportato una maggiore gravità della presentazione clinica, con raddoppio dei casi di shock cardiogeno e quindi di mortalità». 

Durante la pandemia, l'Ospedale Manzoni è stato uno dei Centri deputati da Regione Lombardia alla cura tempestiva dell'infarto anche per territori più estesi rispetto a quelli di stretta competenza dell'Asst. A tal proposito, la Cardiologia di Lecco ha sviluppato percorsi di cura dedicati e protetti e ha collaborato e rilevazioni di ricerca nazionali e internazionali i cui risultati sono stati presentati nella e-conference del 17 dicembre. 

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