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Call center, la Regione contraria alla chiusura delle sedi

La Quarta commissione ha convocato la Telecom per discutere del piano di riorganizzazione: il rischio è che si riproponga la situazione generata da Poste italiane

278 dipendenti coinvolti a livello nazionale, 119 in Lombardia. Sono i numeri del personale toccato dalla ristrutturazione del servizio di call center (Caring services) che ha già portato alla chiusura, da parte di Telecom Italia, delle sedi di Pomezia, Sassari e Cosenza. Oggi, 12 marzo, la Quarta commissione, presieduta da Angelo Ciocca (Lega Nord), si è confrontata in audizione con i lavoratori e i rappresentanti sindacali interessati alla chiusura della sede Operation Caring di Telecom Italia di Pavia, con relativo trasferimento di 25 dipendenti a Milano.

Ma la riorganizzazione aziendale – secondo i dati forniti dalla Cgil in commissione - prevede lo spostamento di sede anche di 13 lavoratori di Busto Arsizio, 41 di Como, uno di Cremona, quattro di Lecco, 34 di Monza, uno di Sondrio. Presente anche il sindaco di Pavia, Massimo Depaoli. I sindacati e i lavoratori hanno illustrato nel dettaglio la situazione, sostenendo che ci siano le condizioni per rivedere il piano, confrontandosi con istituzioni e dipendenti.

«Il nostro impegno – spiega il presidente, Angelo Ciocca – è quello di chiedere a Telecom Italia di venire in commissione giovedì prossimo per illustrare le ragioni della ristrutturazione e aprire un tavolo di confronto regionale da cui far uscire una soluzione che rispetti i lavoratori e il territorio lombardo. Prevediamo di portare in consiglio una risoluzione mirata per il 14 di aprile e, nel frattempo, lavorare ad una alternativa. C’è spazio sicuramente per prove di intelligenza, poi non escludiamo prove di forza da concordare con i sindaci. Un esempio? Bloccare le autorizzazioni ai tagli strada».

«Si sta riproponendo in Lombardia una situazione analoga a quella generata da Poste italiane – aggiunge il consigliere segretario, Onorio Rosati (Pd) – Un’operazione che non comporta risparmi sui costi e di cui non si capisce la ratio, se non creare disagio a lavoratori e lavoratrici e al territorio. Vogliamo avere dall’azienda una fotografia precisa dell’operazione provincia per provincia e chiediamo a Telecom di venire in commissione per creare i presupposti alla partecipazione a un tavolo regionale che possa anche far rivalutare questa scelta».

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