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Arrestato, assolto e poi licenziato: il calvario giudiziario di un poliziotto di Chiuro

Detenuto per vari reati tra cui violenza su un transessuale e prosciolto da ogni accusa, si vede negato il reintegro sul lavoro. I suoi legali chiedono ora risarcimento allo Stato

Prima costretto a scontare 891 giorni in carcere, poi assolto e infine licenziato. E' il calvario giudiziario a cui è stato sottoposto l'ispettore capo della polizia di Stato Mauro Tavelli di Chiuro. All'epoca in cui si sono verificati era in carica alla questura di Milano, occasionalmente in servizio al Centro identificazione ed espulsione (Cie).

Proprio qui un transessuale lo accusa di stupro. A seguire piovono le accuse sul militare, dalla concussione sessuale allo sfruttamento della prostituzione di trans e favoreggiamento di immigrazione clandestina, fino alla condanna il 10 dicembre 2010 con rito abbreviato a sette anni e due mesi, poi ridotti e cinque anni e quattro mesi in Appello.

Il 22 maggio 2012 la Cassazione annulla il verdetto, rimandando il giudizio alla Corte d'appello che l'11 gennaio 2013 assolve l'uomo da tutti i reati perchè i fatti non sussistono. Ma il calvario non finisce qui. Tavelli attende invano il reintegro al lavoro, ma viene licenziato dal Ministero, il quale adduce come motivazione della decisione i reati per cui, in sede penale, è risultato completamente innocente.

Per questa ragione, oggi 3 aprile, i legali di Tavelli presenteranno richiesta di risarcimento allo Stato per ingiusta detenzione chiedendo una somma che si avvicina al milione di euro. Tavelli, precisano i legali, a cinquant'anni, si trova infatti senza lavoro e senza stipendio, costretto a vivere a carico dei famigliari e gravato da accuse infamanti che, nonostante l'assoluzione in sede giudiziara, continuano evidentemente a pesare su di lui.

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