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Verso il nuovo Dpcm del governo Draghi: ecco cosa cambierà

L'esecutivo lavora al nuovo decreto ministeriale che sostituirà il precedente. E considera l'idea di nuovi stop localizzati alle attività e alla circolazione per la variante

Il governo Draghi lavora al nuovo Dpcm che sostituirà quello in vigore il 5 marzo dopo il decreto legge n. 15 23 febbraio 2021 appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale che proroga il divieto di spostamento tra regioni fino al 27 marzo. Intanto però alcune fonti di governo chiedono a Palazzo Chigi di mandare in soffitta proprio il decreto ministeriale (o decreto della presidenza del consiglio dei ministri) come strumento legislativo dell'emergenza e di usare i decreti legge, che poi finiscono in parlamento per la discussione e la conversione. Intanto per la Terza ondata si rischiano 33mila morti secondo l'Institute for Health Metrics and Evaluation. E oggi vanno all'esame del Comitato i protocolli sulla riapertura di cinema e teatri.

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Il nuovo Dpcm del governo Draghi dovrebbe essere varato dopo i dati del Report #41, il monitoraggio dell'Istituto Superiore di Sanità sull'epidemia di coronavirus in Italia. Martedì il ministro della Salute Speranza e gli esperti del Comitato tecnico scientifico hanno frenato sulle riaperture di ristoranti e bar dopo le ore 18, segnalando il rischio contagi, specie alla luce delle nuove varianti.

Zona arancione nazionale è un'ipotesi

«Abbiamo rappresentato al presidente del Consiglio i dati e i numeri, noi siamo prudenti, ma non abbiamo descritto una situazione di catastrofe imminente», ha detto Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, al termine della riunione. «Non abbiamo parlato di riaperture, se ne parlerà in un'altra occasione», ha aggiunto, anche se è noto che gli esperti sono stati finora contrari al semaforo verde a impianti da sci, cinema e palestre. Venerdì ci sarà il nuovo monitoraggio, «poi vedremo», ha aggiunto, anche se lo scenario di una zona arancione nazionale, ventilata da qualcuno, sembra tuttavia restare al momento solo un'ipotesi. 

Repubblica annuncia oggi che il premier Draghi ha segnalato l'esigenza di «far correre gli uffici: il nuovo Dpcm (in scadenza il 5, ndr) andrà fatto entro sabato, massimo domenica perché bisogna avere rispetto dei cittadini e lasciare loro almeno una settimana di tempo per adeguarsi alle misure». Secondo il quotidiano Draghi avrebbe preferito usare lo strumento legislativo del decreto legge e non quello del Dpcm ma non c'è tempo per agire ormai visto che il provvedimento deve essere varato entro il weekend. E c'è il rischio di una nuova stretta. 

Per il momento resta la distinzione a fasce tra le regioni, niente arancione nazionale. Ma è evidente che se la situazione dovesse peggiorare, l'esecutivo potrebbe decretare in via provvisoria un blocco di almeno due settimane o inasprire le misure già in vigore.

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E questo perché vista la situazione dei contagi e i pericoli dello scoppio della Terza ondata (che si vede nei suoi effetti già a Brescia e che è stata prevista anche da Andrea Crisanti) l'idea è di rimandare il più possibile le aperture e varare invece alcuni stop. Oggi Speranza illustrerà alle Camere la situazione preoccupante e le misure di precauzione del prossimo provvedimento. Il Corriere della Sera spiega che Draghi sceglie di continuare sulla linea della massima cautela: «Nessuna riapertura, non ancora. Gli scienziati saliti a Palazzo Chigi hanno portato dati e tabelle per nulla incoraggianti e il presidente del Consiglio, che pure non è sordo alle pressioni politiche di chi invoca l'allentamento dei divieti, intende muoversi sulla base dei numeri e della curva del virus». Per questo adesso l'idea è rinviare le riaperture alla fine di marzo o agli inizi di aprile, ovvero per Pasqua o subito dopo. Si isoleranno anche i comuni limitrofi rispetto a quelli colpiti dalle sanzioni della zona rossa: chiusura di scuole e negozi a eccezione di alimentari, farmacie, edicole e tabaccai e divieto di uscire di casa se non per motivi di lavoro, salute o estrema necessità e urgenza con autocertificazione.

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