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"Ripartiamo dalla persona": pienone per l'incontro sulla Prima Guerra Mondiale della "Leopardi"

Sala Ticozzi gremita per l’evento promosso dal Liceo Leopardi e dal Coro Grigna

Una serata di canti, poesie, dibattito e grandi emozioni quella di martedì sera, promossa dal Liceo Leopardi insieme al Coro Grigna in memoria del centenario della fine della I Guerra Mondiale, che ha visto una sala Ticozzi gremita di persone di diverse età, dai giovanissimi agli anziani. Soprattutto un momento di riflessione e memoria, senza la quale «è più facile che un popolo diventi preda di nuovo della dittatura e della violenza, perché non sa che cosa vogliano dire»: ha commentato Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, che ha dialogato con gli studenti del Liceo sottolineando inoltre che «la prima mossa di una dittatura è infatti sempre cancellare la memoria, bruciare i libri perché sono la testimonianza vivente che c’è un pensiero».

Il coro Grigna ha eseguito alcuni dei canti alpini più celebri, come “Senti cara Nineta”, “La tradotta”, “Monte Pasubio” e “Ai Preat”: un tuffo nei sentimenti e nei pensieri degli uomini che la guerra l’hanno fatta. «La radice dei Nazionalismi è l’astrazione», ha sottolineato Vittadini: «per non incorrere in questo pericolo occorre guardare la realtà ed entrarci dentro, non fermarsi ai luoghi comuni, cercare di riprendere le coscienze dei singoli e continuare il dialogo tra i Paesi dell’Europa che non deve fare un passo indietro nella sua unità».

«Il pericolo più grande è la chiusura: e questa si verifica quando c’è un crollo dell’umano», ha aggiunto. Alla domanda degli studenti che chiedevano come l’identità di un Paese possa essere una  risorsa e non un pretesto per una chiusura su di sè, il Professore ha ricordato che «la nostalgia della propria identità deve diventare passione, lavoro e voglia di costruire oggi. Per farlo occorre mettersi insieme: la forza dell’Italia è sempre stata questa, la capacità di creare corpi intermedi che sostengono il Paese senza delegare tutto allo Stato. Un io solo invece si identifica nello Stato. Qual è l’antidoto? Il cuore. Se ci guardiamo intorno - pensiamo al gesto eroico del gendarme francese negli ultimi attentati - i gesti di umanità grande sono di tutti i giorni. Dobbiamo diventare capaci di indicare questo cuore in azione e ripartire da lì».

«Per evitare che la storia di ripeta, occorre educare alla coscienza che ciascuno è responsabile del compito particolare che gli è affidato, occorre far crescere gente così, che ama la responsabilità che gli è data. C’è bisogno di un popolo così», ha concluso Vittadini.

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